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Scritto da nel Internazionale, Numero 66 - 1 Febbraio 2010 | 1 commento

I diritti umani in Iran: la situazione attuale

L'Iran (prima del 1935, Persia), il cui nome ufficiale è Repubblica Islamica dell'Iran, è un paese dell'Asia Occidentale. Il 18esimo paese al mondo per estensione, l'Iran ha una popolazione di oltre 70 milioni di abitanti. E' la patria di una delle più antiche civiltà e importanti civiltà. E proprio un re persiano, Ciro il Grande, ha scritto nel 539 a.C. una delle prime dichiarazioni dei diritti umani: il cilindro di Ciro, che è un cilindro di pietra con iscrizioni cuneiformi. Durante i passati secoli, e prima della rivoluzione del 1979, il Paese era stato governato da diverse dinastie monarchiche. Nel 1979 il popolo iraniano ribaltò il regime autoritario dell'ultimo re ma sfortunatamente il risultato di ciò è stata un'altra autarchia che ha ridotto le libertà politiche e, a causa della sua natura religiosa, i diritti umani e le libertà civili. In questo articolo, discutiamo brevemente alcuni aspetti delle violazioni dei diritti umani da parte del governo iraniano nei tre decenni passati e specialmente dopo le ultime elezioni presidenziali del 12 giugno 2009.


Prima di tutto, è meglio chiarire un po' come funziona la struttura del potere politico in Iran. Il sistema politico, basato sulla costituzione del 1979, comprende diversi organi legati tra loro in modo piuttosto intricato. La massima autorità è il Leader Supremo. L'Ayatollah Khomeini è stato il primo a ricoprire questa carica, dopo di lui vi è stata solo un'altra persona, l'Ayatollah Ali Khamenei, che è salito al potere dal giorno dopo la morte di Khomeini. Il Leader Supremo ha il controllo finale su tutte le questioni in Iran: politica, questioni giudiziarie, religione, media, forze militari, politica estera, e la presidenza. La carica viene stabilita dall'Assemblea degli Esperti, che si posiziona al di sotto di essa nella struttura del potere. La seconda istituzione nella politica iraniana è il Consiglio dei Guardiani. Questo organo di 12 giuristi decide quali leggi siano lecite sulla base del diritto islamico e quali candidati possano correre per la presidenza del parlamento. Sei membri del Consiglio dei Guardiani sono nominati direttamente dal Leader Supremo, e gli altri sei sono proposti dal capo del sistema giudiziario – che è nominato dal Leader Supremo – e quindi presentati al parlamento per l'approvazione. Secondo la costituzione dell'Iran, il Leader Supremo può nominare o dimettere i giuristi del Consiglio dei Guardiani secondo la sua volontà.

Al di sotto del Consiglio dei Guardiani vi è l'Assemblea degli Esperti. Si tratta di un panel di 86 studiosi islamici che dovrebbe sorveggliare l'operato del Leader Supremo. Sono eletti con mandato di otto anni dopo che il Consiglio dei Guardiani ha autorizzato la loro candidatura. L'Assemblea usualmente non fa altro che richiedere per le sue valutazioni i consigli dello stesso Leader Supremo.

Al gradino più sotto si trova il Consiglio delle Opportunità (Expediency Council). Esso è stato istituito in teoria per risolvere le controversie tra il Consiglio dei Guardiani ed il parlamento del Paese, ma opera di fatto come organo consultivo per il Leader Supremo. Il Consiglio delle Opportunità è nominato ogni cinque anni dal Leader Supremo. Il Consiglio inoltre aiuta l'Ayatollah ha controllare altre branche del governo, inclusa la presidenza.

Proprio il presidente è l'istituzione immediatamente inferiore nella gerarchia della Repubblica Islamica. Il presidente è eletto con suffragio universale da un campione di candidati selezionati dal Consiglio dei Guardiani, e non può governare per più di due mandati quadriennali. Il presidente non controlla le forze armate e altri elementi chiave del governo del Paese.

Infine vi è il parlamento. E' composto da 290 membri eletti con suffragio universale. Anche in questo caso però i potenziali candidati sono selezionati dal Consiglio dei Guardiani. La legislatura dura quattro anni. Il parlamento può scrivere normative, discuterle e votarle, ma niente diventa effettivamente Legge senza l'approvazione del Consiglio dei Guardiani.


Ovviamente la conseguenza di una tale struttura di potere non è altro che un governo dittatoriale. Quindi, sebbene vi siano diverse elezioni nel Paese, il risultato di tali elezioni non esprime la vera volontà popolare e piuttosto fornisce una legittimità al Leader Supremo ed agli organi sotto il suo controllo (in particolare il Consiglio dei Guardiani) per lasciarli perseguire i loro obiettivi. Per fare un esempio, nelle elezioni parlamentari del 2004 e del 2008 quasi tutti i candidati del Partito Riformatore, che ha idee diverse rispetto a quelle del Leader Supremo, non sono stati fatti candidare dal Consiglio dei Guardiani senza che questo fornisse alcuna spiegazione a riguardo. La competizione si è risolta tra i soli sostenitori del Leader Supremo. La situazione è la stessa anche per le altre elezioni parlamentari, presidenziali, o per quelle dell'Assemblea degli Esperti. Si può dire comunque che l'elezione presidenziale del 12 giugno 2009 sia stata la più importante nella storia dell'Iran. Per queste elezioni, dei 476 uomini e donne che avevano richiesto di candidarsi, il Consiglio dei Guardiani ne ha accettati solo 4. Prima delle elezioni, tutto il sistema governativo, come i media, le forze militari, e persino i membri del Consiglio dei Guardiani, che dovrebbero sorvegliare i risultati elettorali, hanno sostenuto apertamente Mahmoud Amadinejad, il candidato favorito da Khamenei. Ciononostante, più del 85% dei votanti hanno partecipato alle elezioni, e la maggior parte di essi ha votato per il candidato riformista, Mir-Hossein Mousavi, poichè erano insoddisfatti del governo di Amadinejad. Mentre il popolo si aspettava che fosse Mousavi a vincere, l'Agenzia Stampa del governo annunciava che Amadinejad aveva vinto con il 63% dei voti… prima ancora che le procedure di voto fossero finite!

E' stata la prima volta che le elezioni sono state così platealmente manovrate dai militari (Sepah) e dal governo. Per questo il popolo è sceso per strada per protestare contro l'imbroglio e hanno fatto manifestazioni silenziose in cui molti tenevano un cartello con su scritto “Dov'è il mio voto?”. Ma le forze di sicurezza hanno attaccato le manifestazioni pacifiche, picchiando brutalmente i manifestanti. Negli 8 mesi successivi circa 100 persone sono state uccise direttamente con un colpo di pistola o per le percosse subite in strada da parte delle forze militari e paramilitari (Basij). Migliaia di persone sono state arrestate e tenute in carcere in condizioni inumane. In una di queste prigioni, 170 persone sono state tenute in una stanza di 70 metri quadri per quattro giorni. Alcuni dei detenuti sono morti per le torture subite ed i loro corpi sono stati restituiti ai familiari solo dopo molto tempo. In aggiunta, alcune persone accusarte di aver partecipato alle proteste sono state condannate a morte con verdetto ufficiale del sistema giudiziario iraniano.


Dopo il colpo di stato del 12 giugno, le autorità hanno tentato di limitare le libertà individuali e civili del popolo iraniano attraverso il filtraggio ed il ridotto funzionamento di Internet, spengendo la rete telefonica mobile, controllando l'accesso ai canali satellitari, chiudendo tutti i giornali che criticavano il governo, arrestando giornalisti, bloccando i social network ed i siti web dei riformisti, espellendo i giornalisti stranieri, licenziando professori universitari, espellendo studenti attivisti, ecc.

Nonostante tutte le pressioni durante questi otto mesi, il movimento di protesta popolare non si è fermato ma anzi si è espanso. Il movimento, che era nato inizialmente per protestare contro i brogli elettorali, è diventato ora un movimento per la democrazia ed i diritti umani. Il cuore di esso consiste in giovani donne e uomini che nonostante gli enormi problemi nell'accesso al flusso di informazioni, sono coscienti dei loro diritti e non vogliono più lasciare che questo governo dittatoriale li calpesti.

Traduzione di Francesco Manaresi

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