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Scritto da nel Numero 68 - 1 Aprile 2010, Portfolio | 0 commenti

Berlin Set




L'idea di Berlin Set è nata sui libri di studio. Poco prima della partenza per Berlino sono incappato in una serie di immagini di elaborati architettonici della città. Questi, provenienti da diverse fasi storiche degli ultimi 50 anni, erano direttamente riconducibili a fatti, esperienze, percezioni della realtà che si sono succedute nella grande metropoli tedesca. L'idea che andava formandosi era quella per cui Berlino, più di altre città europee, potesse essere spiegata nell'evoluzione della sua anima travagliata attraverso il prodotto concreto del pensiero umano, l'architettura. Non quindi volti, persone, smorfie, ma, murature, luci, dettagli. La storia mondiale è passata attraverso questa città lasciando in eredità un bagaglio solido, tangibile, visibile che, in una scelta personale, ho cercato di cronologizzare negli scatti.

1959: Unitè d'Habitacion di Le Cobusier nella periferia ovest di Berlino. Il manufatto di imponenti dimensioni appare come un transatlantico che si erge dalla vegetazione circostante e che si sviluppa come una vera e propria cittadina, con tanto di strade al suo interno. È una delle espressioni più affermate del Movimento Moderno in architettura.

1969: Fernsehturm in Alexanderplatz. È l'espressione insieme al demolito palazzo della Repubblica poco distante, del controllo e della repressione nella DDR. La torre della televisione impressiona l'occidente portando avanti l'idea di espansione del comunismo sovietico.

1981: Isolato in KochStrasse di Aldo Rossi. L'architetto italiano riprende i materiali locali come il mattone, il rame, il vetro e li reinterpreta in chiave moderna. L'idea di rivolgersi sul fronte stradale è supportata dalla ciclopica cerniera costituita dalla colonna in calcestruzzo, la grande sutura per il popolo diviso.

1984: Bonjour Tristesse a Kreuzberg di Álvaro Siza Vieira. È la personale interpretazione dell'anima sfibrata, logorata e triste di Berlino (est e ovest) in stato di abbandono nei grandi lotti mai ricostruiti dopo la guerra. Come afferma Wittgenstein “ciò che è infranto deve rimanere infranto”.

1990: Potsdamer Platz. Diventando il cantiere edile più grande d'Europa, Potsdamer Platz, incarna la voglia di riscatto della città. Anticamente cuore e crocevia di scambi, durante la guerra fredda diventa una vera no man's land. L'idea è stata quella di far esplodere la vitalità della piazza, di Berlino attraverso la celebrazione di se stessa e conferendole una pelle da capitale mondiale.

1961-1989: Muro. Il muro è l'elemento riconoscibile in se stesso senza ulteriori spiegazioni. È stato sorprendente notare il colore, elemento impensabile fino a venti anni fa come testimonia il film di Wim Wenders “Il Cielo Sopra Berlino”.

Rivolgendomi ad un pubblico vasto ho pensato di non soffermarmi eccessivamente su dettagli interessanti per chi opera nel campo dell'architettura ma irrilevanti per i più confezionando un elaborato finale che si muova sul filo di lana, che possa quindi essere letto senza sforzo pur soffermandosi su aspetti poco plateali e apparentemente nascosti.

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