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Scritto da nel Internazionale, Numero 68 - 1 Aprile 2010 | 0 commenti

Diritti delle donne nei paesi dei Maghreb

Maghreb: la radice della parola in arabo indica l’azione del tramontare del sole, circoscrivendo appunto l’area più a occidente del mondo arabo; Tunisia, Algeria, Marocco (il nome di quest’ultimo, in Arabo, deriva infatti dalla radice prima in questione) e Sahara Occidentale. Dal 1989, con la nascita dell’Unione del Maghreb Arabo, ne entrano a far parte anche Libia e Mauritania.
Si parla quindi di un area che abbraccia paesi, per molte cose, significativamente diversi tra loro (cosa che vera per tutto il mondo arabo, dall’Iraq al Marocco), anche se superficialmente dall’esterno è vista come una zona pressoché simile.

Il Maghreb è al tempo stesso berbero, arabo-musulmano, mediterraneo e africano.
Anche quando si parla quindi della situazione della donna, soprattutto della immagine e della sua incidenza nel mondo del lavoro, le situazioni variano molto.
La donna è una figura importante soprattutto all’interno della famiglia (un elemento che accomuna tutte le società mediterranee). Questa forte centralità ha sempre prodotto forti ripercussioni anche al di fuori di quell’ambito, grazie ad esempio adespressioni artistiche e culturali come la musica e la poesia (soprattutto quella popolare).
Sia la Tunisia, che Algeria e Marocco sanciscono nella Costituzione i diritti sociali culturali e politici delle donne.
Poi gli eventi che hanno politicamente contraddistinto ciascun paese hanno influenzato i singoli Codici di Famiglia.
In Tunisia negli anni ‘30 nascono le associazioni femministe, grazie anche al lavoro del sindacalista Tahar Haddad, uomo illuminato della politica Tunisina, che si batté molto per i diritti delle donne, per l’abolizione della poligamia, del matrimonio forzato e per l’emancipazione femminile in contrapposizione all’idea di “possesso” che si aveva delle donne dell’epoca.
In seguito, con l’indipendenza del 1956, l’UNFT (Unione Nazionale della Donne Tunisine), sotto la guida del governo del presidente Habib Bourguiba, fece un lavoro di sensibilizzazione tra le donne nell’ambito rurale, mentre nel paese procedeva il progetto di modernizzazione  voluto dal Presidente. Nacquero anche dei movimenti autonomi come il CEFC (Club di Studio della Situazione della Donna)
Con l’impulso dato dal UGTT  (Union Générale des Travailleurs Tunisiens) nacquero importanti associazioni come il CECF (Club di Studio della Condizione della Donna), Movimenti autonomi oppure l'Associazione delle Donne Tunisine per la Ricerca e lo Sviluppo (AFTURD) o l'Associazione Tunisina delle Donne Democratiche (ATDF). Tutti sintomi di un paese, che vuole vivere una rinascita socio culturale propria, non per forza legata all’Europa, anzi capirne i difetti per non ripeterli nel proprio ambito. Tanto da suscitare malsani interessi nell’ambito occidentale, con l’attuazione di una serie di “precauzioni” allo scopo di frenare l’ascesa di questi paesi. E compagni sono stati l’Algeria, sventrata dalla guerra civile, dopo la liberazione e un apparente rifioritura, oppure l’esempio socialista egiziano
In Algeria il ruolo centrale che ebbe la donna durante la lunga guerra per l’Indipendenza, dopo la liberazione nel 1962, andò lentamente a ridursi. Diplomatiche, ministri, rettori, dirigenti di partiti o sindacati si contavano su un palmo della mano.  La creazione del Codice di Famiglia, che  sancisce la disparità tra uomo e donna, facendo di quest’ultime cittadine di serie B e discriminandole fortemente nell'ambito delle relazioni familiari, con pesanti conseguenze anche economiche, naturalmente fece insorgere le associazioni, come l'UNFA (Unione nazionale della Donna Algerina), sfociando nel 1975 negli scontri nelle università di Algeri e Costantina.
Il movimento femminista rinasce dalla base, con le sindacaliste dell'UGTA e con le studentesse, legate ai Partiti politici clandestini.
La nascita della rivista ISIS, dell’associazione ISRAR  e dell’Associazione per l’Uguaglianza Sociale tra Uomo e Donna riescono a tessere una maglia di contatti con le associazioni fuori dai confini del paese, soprattutto in Francia, dove le donne Algerine sono numerose. Questa unione tra donne intellettuali, militanti e studentesse diventa fondamentale soprattutto dopo l’ascesa del Fis e la guerra civile che devasterà l’ Algeria per molti anni. Nel 1995 le donne torneranno al voto, passo essenziale per un rientro alla normalità.
 In Marocco le associazioni femminili nate da molti gruppi di studentesse ed intellettuali come, l'Associazione Marocchina dei Diritti delle Donne (1992) e la Lega democratica dei Diritti delle Donne (1993), si aggiungono a quelle nate dai partiti politici e rivendicano la tradizione nella Moudawana (Codice di Famiglia) che sceglie di non rompere con il contenuto del diritto musulmano classico. Questo Codice, promulgato nel 1957 e emendato nel 1993, si presenta come una codificazione del fikh, l’unico diritto applicabile al Diritto di Famiglia.
Nel Maghreb, Il Collectif 95 Maghreb Egalité è una rete che inscrive la sua azione nella dinamica del Movimento delle donne dei tre paesi, che sonda, in base ad una serie di accordi conclusi nella conferenza di Pechino nel 1995 e di Dakar nel 1994, la situazione femminile nell’area del Maghreb. L’alfabetizzazione, la scolarizzazione, una forte sensibilizzazione delle donne contro qualsiasi pregiudizio, l’accesso ad una carriera universitaria e di ricerca. Problematiche sempre più dibattute.

E’ fondamentale per la crescita socio economica del mondo femminile di quest’ area l’impegno dei paesi nordafricani  e di quelli europei, soprattutto di quelli euro mediterranei consci di quanto sia importante la possibilità di scambi culturali sempre più frequenti.
L’emigrazione ha sempre giocato un ruolo importante per l’assetto sociale dell’area.
Sono stati molti gli avvenimenti che hanno caratterizzato questo lungo percorso.
La forte migrazione, negli anni ’60 di persone desiderose di riabbracciare i famigliari in Europa (soprattutto in Francia) portò i governi ad adottare una politica di incentivi per il rientro che ha interessato pochi emigrati maghrebini, reclutati essenzialmente tra disoccupati di lunga durata delusi dalla loro esperienza in Europa, e tra alcuni immigrati anziani, desiderosi di trascorrere la vecchiaia nella propria terra natale.
Per questo la forte emigrazione soprattutto di donne e bambini, in terre europee si è dimostrato e si dimostra come un elemento importante per gli stessi paesi di origine, un serbatoio da cui attingere forza e solidarietà per le persone e le associazioni che combattono per i diritti delle donne e per la democratizzazione delle società. In quanto democrazia e diritti sociali andranno sempre di pari passo.

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