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Scritto da nel Economia e Mercati, Numero 68 - 1 Aprile 2010 | 0 commenti

Un gioco da ragazzi?

Ovvero: “Perche' e' ora di togliere il sistema finanziario dalle mani degli uomini e farcisi divertire le ragazze”

A War Cry From the North

You who live with an island in your heart
and the vastness of space
a sidewalk beneath your soles.

Hand me the Northern Lights!
I shall dance with the youngster
who is holding the stars.

We peel the skin from the darkness
and cut the head off misery.”

These financial vikings who made the country bankrupt were in a way like little boys playing with toys”

Einar Mar Guomundsson1


Sul palco del National Theatre di Londra, gli attori sono quasi tutti uomini. Per una piece che prevede venti personaggi, solo quattro sono donne. Lo spettacolo e' “The power of yes” di David Hare e mette in scena la piu' recente crisi finanziaria. La scarsa presenza di donne non dovrebbe quindi stupire.

La finanza e' infatti dominata dagli uomini. Non mancano le donne occupate nel settore, ma sono concentrate in ruoli amministrativi o di segreteria, mentre raramente arrivano ad assumere incarichi dirigenziali.

Al riguardo, uno studio di McKinsey & Company2 (una delle principali societa' di consulenza a livello mondiale), sulla base di dati Eurostat, riporta che in media solo l'11% dei membri dei consigli d'amministrazione delle principali imprese europee sono donne. Persino nella iper-finanziarizzata Gran Bretagna le donne costituiscono solo il 12% dei consiglieri delle 100 compagnie piu' capitalizzate in borsa.

L'assenza delle donne al vertice del settore finanziario e' talmente evidente che, al World Economic Forum di Davos del 2009, qualcuno si era chiesto se le cose sarebbero andate diversamente, se invece che i Lehman Brothers fossero state le Lehman Sisters.

L'espressione poi ha raccolto talmente tanto successo da apparire persino su Urban Dictionary (un dizionario on-line che raccoglie espressioni in slang inglese), mentre la provocazione e' apparsa su tutte le principali testate mondiali ed e' stata anche ripresa da Harman, la Ministra per le Pari Opportunita' nel governo di Gordon Brown, quando nel Febbraio del 2009 i top manager delle banche inglesi sono apparsi in una interrogazione parlamentare (in cui 18 delle 19 persone coinvolte erano uomini).

Anche se suona come il titolo di uno “spunto per la conversazione da salotto buono”, la domanda solleva questioni rilevanti. E' basata sull'assunzione che le donne siano piu' prudenti e quindi piu' avverse al rischio, e che questo si rifletta nelle loro scelte economiche e di investimento. Chiede se, nel caso ci fossero state piu' donne nei consigli d'amministrazione delle banche e piu' donne operanti in borsa, si sarebbero potuti evitare gli eccessi del sistema finanziario.

Secondo la letteratura femminista, la domanda non e' altro che una tautologia: le donne tenderebbero a intraprendere investimenti meno rischiosi perche' per secoli il perseguimento del massimo profitto e' stato considerato una prerogativa maschile.

E' la tesi sostenuta da Folbre nel libro “Greed, Lust and Gender”3, dove illustra come lo sdoganamento morale dell'avidita' con l'affermarsi del capitalismo sia stato un fenomeno circoscritto agli uomini e al suo esercizio al di fuori della sfera familiare. La massimizzazione del profitto ad interesse personale era considerata una pratica inappropriata per una donna fino a poco tempo fa. La maggiore lungimiranza delle donne nelle decisioni d'investimento non sarebbe quindi altro che l'esito di secoli di imposizione del modello patriarcale, che vede la donna nel ruolo di custode e garante della preservazione della famiglia.

Questa teoria non sembra pero' soddisfare tutti, e si e' cercata una spiegazione alternativa ricorrendo alla neuroeconomia. Quest'ultima, frutto dell'incontro tra l'economia sperimentale e la neuroscienza, studia ilruolo del cervello nell'interazione con gli altri e nei processi decisionali.

Ad esempio all'Universita' di Cambridge e in quella di Chicago, si e' studiato il rapporto tra l'attivita' ormonale e le decisioni finanziarie. Che le oscillazioni ormonali possano modificare l'umore e dunque il comportamento e' cosa risaputa, e la ricerca scientifica ha da tempo dimostrato come presenza di testosterone aumenti la competitivita' e l'aggressivita' e riduca la paura. Gli studi delle due universita' sembrano adesso provare che esiste una relazione positiva tra la quantita' di testosterone nell'organismo e la propensione ad intraprendere scelte finanziarie ad alto rischio.

Essendo il testosterone presente nell'organismo maschile in quantita' 15 volte superiori che nell'organismo femminile, sarebbe la chimica la principale spiegazione della diversita' di genere nell'attitudine verso il rischio.

A rendere questa spiegazione particolarmente accattivante, c'e il fatto che il livello di testosterone e' influenzato dall'ambiente circostante e tende ad aumentare in ambienti competitivi e gerarchici. La City e Wall Street costituiscono nell'immaginario collettivo luoghi popolati principalmente da giovani uomini, dotati di eccessiva fiducia nella propria capacita' di giudizio, che socializzano in strip club e competono per il dominio del gruppo. Se accettiamo che esista un fondo di verita' nell'immaginario collettivo, sembrerebbe lecito aspettarsi alti livelli di testosterone nei principali responsabili della crisi economica. In tal caso, la principale causa del quasi-collasso del sistema finanziario sarebbe stata una generale riduzione nella capacita' di giudizio, dovuta ad un cortocircuito endocrinologo collettivo, a sua volta indotto dalle oscillazioni tra panico ed euforia e dalla competizione esasperata imposte dal sistema.

D'altra parte, dal momento che l'ambiente influenza il livello di testosterone per gli uomini cosi' come per le donne, non e' possibile affermare per certo che, se piu' donne avessero popolato le borse e i consigli d'amministrazione di Londra e New York, meno decisioni azzardate sarebbero state prese. Si sarebbe al contrario potuto osservare un incremento dell' aggressivita' e della rischiosita' nei comportamenti femminili. In effetti, le donne che arrivano ai vertici di banche e imprese non sembrano certo mancare di intraprendenza, competitivita' e gusto per il rischio. Anche a queste donne e' pero' in genere riconosciuta una maggiore capacita' di gestire rabbia ed aggressivita' e a riconoscere piu' in fretta i propri errori (qualita' che, come ogni donna sa, tendono a deficitare negli uomini).

Inoltre, piu' di uno studio ha dimostrato come la presenza delle donne ai vertici della dirigenza di un'impresa, ne incrementi la performance economica. Ad esempio una ricerca di McKinsey & Company mostra come gli indicatori di eccellenza organizzativa e finanziaria migliorino in modo significativo quando tre o piu' donne sono presenti negli organi dirigenziali delle imprese. Similmente uno studio della francese Ceram Business School, trova che tra le principali compagnie francesi quotate in borsa, quelle con piu' donne con incarichi dirigenziali hanno avuto una migliore performance durante la recente crisi economica.


Tornando dunque alla domanda iniziale, ovvero se una maggiore presenza delle donne ai vertici del settore finanziario avrebbe potuto evitarne la degenerazione, non sembra ancora possibile rispondere con certezza. Si possono pero' trarre alcune conclusioni preliminari.

Innanzitutto, anche se l'ambiente circostante gioca un ruolo fondamentale, uomini e donne tendono a comportarsi diversamente (e questa non e' in se' una gran scoperta) e cio' concerne anche la sfera delle decisioni economiche. Queste differenze, indipendentemente dalle loro origini (siano esse sociali o biologiche), sembrano avere effetti benefici, almeno in termini economici. Ad esempio la presenza femminile in ruoli decisionali sembra migliorare la performance di un'azienda.

L'altra non-cosi'-gran scoperta, e' che le decisioni economiche, almeno quelle prese nella vita reale e al di fuori dei manuali di economia, sembrano essere guidate piu' dalla chimica e dalle emozioni che dal calcolo razionale. Per evitare future crisi economiche, pare dunque raccomandabile fare attenzione ai modelli comportamentali imposti dalla governance delle imprese finanziarie.

Infine, e' importante notare come non sapremo mai come sarebbe se fossero le Lehman Sisters, se il mercato del lavoro e i modelli aziendali non saranno sottoposti a serie riforme per permettere alle donne una partecipazione piu' attiva ai vertici del settore finanziario. E cio' sara' possibile solo se meno compromessi saranno richiesti per conciliare il ruolo di madre con la carriera.



Bibliografia



Coates J.M and J. Herbert; Endogenous steroids and financial risk taking on a London trading floor. University of Cambridge; The National Academy of Sciences of the USA; 2008


Ferrary Michel, Why women managers shine in a downturn. Times, FT.com; March 2, 2009


Folbre Nancy; Greed, Lust and Gender. A history of economic ideas. Oxfrod University Press, 2009


Gladwell Malcolm; Cocksure. Banks, battles, and the psychology of overconfidence. The New Yorker, July 27, 2009


Kolhatar Sheelah; What if women ran Wall Street? Testosterone and risk. The New York Magazine. www.nymag.com; March 21, 2010


Lizza Ryan; The Contrarian. Sheila Bail and the White House financial debate. The New Yorker; July 6, 2009


McKinsey & Company; Women Matter. Gender diversity, a corporate performance driver. 2007


Metcalf Hilary and Heather Rolfe; Employment and earnings in the financial sector: a gender analysis. Equality and Human Right Commission Research Report Series, National Institute of Economic and Social Research, Spring 2009


Moore Heidi; The woman who made it to Wall Street. www.thebigmoney.com www.thebigmoney.com


Sapienza Paola et al; Gender differences in financial risk aversion and career choices are affected by testosterone University of Chicago; www.pnas.org; 2009


Zahidi Saadia and Herminia Ibarra;Corporate Gender Gap Report 2010, World Economic Forum, 2010

1Einar Mar Guomundsson e' uno scrittore islandese, popolare ed influente nel suo paese. Ha scritto il poema nel 1993 mentre si trovava nelle Isole Faroe, durante una devastante crisi bancaria. La citazione si riferisce al recente collasso finanziario dell'Islanda.

2McKinsey & Company, “Women Matter. Gender diversity, a corporate performance driver” 2007

3[“Avidita', Lussuria e Genere”, ndr]

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