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Scritto da nel Internazionale, Numero 68 - 1 Aprile 2010 | 0 commenti

Water War





Quante volte si è sentito dire “In futuro le guerre non si combatteranno più per il petrolio ma per l'acqua”? Uno scenario preoccupante, che allarma ancor di più se quel futuro di cui si parla è in realtà arrivato da un bel pezzo. La spartizione e lo sfruttamento intensivo dei grandi bacini fluviali e già al centro di attriti e crisi diplomatiche tra stati, che andranno a determinare un nuovo scacchiere internazionale.

Sono innumerevoli i contenziosi e conflitti internazionali che si stanno combattendo attorno a sorgenti, percorsi fluviali e dighe; un problema che nasce dal concetto di proprietà di un fiume, aggravato dal fatto che nel mondo esistono ben 263 laghi e fiumi di frontiera attorno ai quali vive il 40% della popolazione mondiale1: i casi più eclatanti riguardano il Nilo, l'Indo, il Tigri e l'Eufrate, il Mekong, il Rio delle Amazzoni, il Colorado. Vediamo rapidamente qualche esempio.

Il Nilo, il fiume più lungo al mondo, attraversando 10 paesi (Burundi, Uganda, Tanzania, Ruanda, Rep. Dem. del Congo, Kenya, Eritrea, Etiopia, Sudan, Egitto) non può che trovarsi naturalmente al centro di dispute. Le sorgenti nascono sugli altopiani del Burundi, attraversano il Lago Vittoria prendendo poi il nome di Nilo Bianco in Uganda. Nei pressi di Khartoum (Sudan) si unisce al Nilo Azzurro, che nasce nel Nord-est dell'Etiopia, per poi attraversare l'Egitto e sfociare nel Mar Mediterraneo. Pur coprendo una superficie di 3 milioni di km2, il 10% del continente africano, la gestione e sfruttamento del fiume è nei fatti in mano a Egitto e Sudan grazie al trattato bilaterale del 1959, mentre tutte le risoluzioni internazionali che riguardano questo bacino idrico, riaffermano i diritti storici dell'Egitto sulle acque del fiume2. Questa riconosciuta superiorità dell'Egitto taglia, di fatto, le gambe a qualsiasi iniziativa degli altri stati della regione, spesso vittime, nel corso degli anni, dei veti de Il Cairo su progetti di dighe e sfruttamento idrico. L'esempio più significativo riguarda l'Etiopia, da cui deriva più dell'80% della portata del fiume eppure impossibilitata a regolare i flussi dell'acqua con dighe, in favore della propria popolazione, per non danneggiare gli interessi egiziani. Ugualmente, nel 2004 la Tanzania innescò una gravissima crisi annunciando la costruzione di un acquedotto dal Lago Vittoria che andasse a servire regioni aride abitate da centinaia di migliaia di persone senza acqua.
La rilevanza strategica del Nilo per l'Egitto – fonte di agricoltura, archeologia e turismo, che vede nella propria valle 72 milioni di abitanti – ha reso il paese un feroce cane da guardia che non fa toccare a nessuno il proprio gustoso osso.

Il Great Anatolia Project3 minaccia invece gli equilibri tra Turchia, Siria e Iraq: le nuove dighe turche costruite in Anatolia bloccano i percorsi iniziali del Tigri e dell'Eufrate influenzando in modo significativo i flussi a valle in territorio siriano e iracheno. Il controllo dei due fiumi attribuisce un potere tale alla Turchia da renderla paese leader nella regione.

Da quando sono stati definiti i confini tra India e Pakistan nel 1949, ha avuto inizio la disputa tra i due paesi anche per il possesso degli affluenti dell'Indo, il maggiore dei fiumi del Sub-continente indiano. La presenza delle sorgenti soprattutto in India, pone quest'ultima in vantaggio strategico nei confronti del vicino, potendo influenzare i flussi d'acqua e quindi condizionare l'agricoltura pakistana4. Nonostante i rapporti tesi, India e Pakistan sono comunque riusciti ad avviare negli ultimi anni una collaborazione per una giusta gestione delle acque, cofinanziando progetti destinati alla salvaguardia delle comuni valli fluviali.

Il caso indo-pakistano è significativo poiché sì sono anteposte le necessità dei popoli che abitano quelle regioni agli interessi di confine e sfruttamento dei singoli stati.
“Whether we live upstream or downstream, we are all in the same boat” è stato il motto del World Water Day 2009 dedicato proprio alla Transboundary Water: solo attraverso la cooperazione tra stati si possono evitare conflitti destinati altrimenti ad aumentare a causa dell'attuale complessa evoluzione geopolitica5.


1 http://www.unwater.org/wwd09/downloads/wwd09brochureenLOW.pdf
2 http://www.infomedi.it/precedenti/novembredicembre2000/dossier.htm#_ftnref5
3 http://en.wikipedia.org/wiki/Southeastern_Anatolia_Project
4 http://operationdaywork.org/index2.php?option=com_docman&task=doc_view&gid=37&Itemid=38
5 http://www.unwater.org/wwd09/downloads/wwd09brochureenLOW.pdf

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