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Scritto da nel Bologna, Numero 71 - 1 Luglio 2010 | 0 commenti

Biografilm: biografia di un volontario









È la figura professionale più richiesta: dalle aziende alle associazioni, tutti sarebbero felicissimi di annoverarne almeno uno nel loro staff.

Di chi sto parlando? Ma del volontario, lo schiavetto contemporaneo.

Beh, a pensarci bene qualcuno deve aver studiato tutto nel minimo dettaglio, a partire del nome che trae in inganno, avendo una valenza così pateticamente positiva: l’immagine, in fondo, è quella del buon samaritano, il crocerossino pronto a venirci in soccorso in ogni circostanza, specie la più banale.

E allora eccolo il volontario che entra in azione. I numerosi anni di studi potranno sicuramente incoraggiarlo durante il suo lavoro di facchinaggio- passaparoliere- uomo/donna-torcia.

Ovviamente, in quanto volontario, ha anche la volontà di non domandare da mangiare e né tanto meno da bere… dopotutto l’acqua è un bene caro, si sa.

Ma la volontà non dovrebbe essere un obbligo, quindi il volontario potrebbe scegliere altre strade… mmm… ci sono sempre delle alternative, NO?

Il “volontario- comune” spesso pare non intravederne alcuna ed è disposto a tutto pur di far parte dello staff. Ma a che prezzo? La sua dignità non verrà di certo rimborsata.

Tuttavia al “volontario- comune” pare non interessare molto la questione etica.

Esser parte di uno “staff lavorativo”, meglio se contornato da una finta eleganza e da un sapore un pò kitsch… è questo quel che conta.

Questo volontario potrebbe essere il protagonista di un film, ma in realtà questa condizione è molto più semplicemente il suo reale backstage.


Ed eccomi qui a scrivere la biografia stilizzata di una colonna portante di un festival di biografie. Senza il contributo di tutti quei volontari (fin troppo disponibili!) magari i registi avrebbero soggiornato in posti meno sfarzosi, non ci sarebbe stato quel bellissimo spettacolo di fontane danzanti con tanto di inno alla modestia con le conclusive note di “we are the champions” e magari non avrebbero avuto neanche il tempo per organizzare quello spassosissimo scherzo nell’evento Kaufman.


Se invece di distribuire bomboloni a mezzanotte avessero distribuito bottigliette d’acqua sotto il sole cocente a chi lavorava gratis per la buona riuscita del festival, magari questo sarebbe stato più dignitoso.


Il volontariato dovrebbe esistere sotto forma di scambio, di un equo baratto di competenze ed esperienze di vita che confrontandosi si rivitalizzano vicendevolmente.


I lavori più pesanti o monotoni vanno scambiati ad un prezzo più equo.

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