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Scritto da nel Letteratura e Filosofia, Numero 72 - 1 Agosto 2010 | 0 commenti

Nati due volte

Nati due volte è un po' come una “finestra aperta” sui problemi di una famiglia che vive la tragedia della malattia del figlio Paolo, colpito da tetraparesi spastica. I genitori, per tutta la durata del romanzo, dedicheranno tutto il loro tempo cercando di curare l'handicap del ragazzo e renderlo più accettabile a lui e agli altri, con risultati più o meno soddisfacenti.
La storia è ambientata nell'Italia del nord degli anni 90 e la vita familiare si divide fra gli studi dei vari specialisti e la casa, con poche eccezioni, come la vacanza a Creta o le gite al parco.

Le vicende, in successione temporale, sono dei frammenti della vita del ragazzo e dei suoi genitori, dalla nascita fino all'adolescenza.

Romanzo drammatico ma anche ironico, vede come principali protagonisti un figlio disabile ed un padre che guida il figlio dalla nascita all'adolescenza attraverso le enormi difficoltà della vita, apprendendo un'arte del tutto nuova per sopravvivere nella quotidianità: vivere spontaneamente se stessi per come si è e non per essere normale.

Il narratore del racconto è appunto il padre del ragazzo, il dottor Frigerio, un uomo molto intelligente, riflessivo e abbastanza cinico. Suo figlio Paolo è un ragazzo che soffre di gravi problemi di equilibrio e di linguaggio. È comunque un ragazzo intelligente, sensibile e vivace, ma che spesso si sente umiliato perché trattato come un “diverso”.

Il rapporto del padre con il figlio disabile è tutto avvolto da qualche silenziosa richiesta, anche minima, di attenzione. Il libro è come un quadro che ritrae l'amore del padre per il figlio svantaggiato, di cui cerca di ricuperare tutte le potenzialità. E di fronte a ostacoli insormontabili per Paolo, non vuole arrendersi. Come spesso capita scatta la speranza di trovare negli altri un sostegno morale per chi, assistendo un familiare in difficoltà, ne rimane coinvolto emotivamente.

Tra gli altri personaggi ricordiamo la madre Franca, “classica” madre di famiglia apprensiva ed esasperata dalla sorte di suo figlio, il nonno materno, un uomo superficiale che ha dedicato tutta la sua vita alla cura del corpo e la nonna paterna, una attrice mancata che tende a “teatralizzare” tutto ciò che la circonda, comunque una persona molto intelligente.
Il linguaggio usato è medio e prevalgono le scene con il discorso diretto, intramezzate dalle riflessioni dell'autore.

Il libro, privo di luoghi comuni o compatimenti, presenta il problema dell'handicap molto realisticamente e con un po'di azzeccato cinismo.
Il messaggio che questo libro ci vuole dare è che un disabile in verità nasce due volte: la prima volta nasce in un mondo che gli appare indecifrabile e terribilmente difficile da vivere, la seconda volta grazie all'amore spontaneo degli altri che lo accettano per come è.

Le riflessioni dell'autore su come ci poniamo di fronte all'handicap e di come lo viviamo sono accattivanti per il loro freddo ma brutale realismo, così come le considerazioni sugli specialisti, ai quali l'autore spende parole di biasimo o elogio a seconda della loro dedizione al lavoro, della loro trasparenza e talvolta della loro arroganza.

Sono encomiabili le scene familiari, nelle quali l'autore rappresenta tutto l'imbarazzo e la difficoltà a interagire con lui, curarlo e farlo sentire uguale agli altri.
Intuiamo infine il drammatico e difficile percorso psicologico di un genitore che deve elaborare un “lutto” doloroso di un figlio idealizzato e desiderato per poter accettare un figlio disabile.

Non è sicuramente il classico libro estivo, ma è un libro che ti permette di pensare e di riflettere su un mondo particolare senza scendere nel patetismo o nell'idealismo: è l'umanità ciò che colpisce in questo libro.

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