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Scritto da nel Numero 73 - 1 Ottobre 2010, Politica | 0 commenti

Allah bless America

Una spinosa questione che il Presidente Obama sta affrontando è la crescente opposizione conservatrice alla sua politica interna ed estera. Per noi italiani che negli ultimi anni abbiamo assistito alla semina dello sterco sul terreno dove era in previsione una moschea o alle assemblee rionali di opposizione alla costruzione degli edifici di culto dell'Islam, è parso inconcepibile sentire che nei pressi di Ground Zero sorgerà una Moschea.
Vediamo perché è sbagliato sorprendersi e approfittiamo per osservare una cruciale differenza tra l'America e l'Italia.
Prima di tutto, è bene sapere che le nostre città sono disseminate di moschee: tali sono molti garage, cantine e stanze dove i fedeli del Corano si ritrovano ad adorare la loro versione del Dio dei cristiani e degli ebrei, con i quali condividono la fede nell'Antico Testamento.
E' inoltre opportuno ricordare a chi giustamente si vanta di quanto le moderne costituzioni liberali rendano 'migliori' i Paesi rispetto all'assolutismo religioso, che tra i diritti inalienabili della persona umana si annoverano l'espressione della propria religiosità e la possibilità di disporre della proprietà privata senza violare la legge. Insomma la tutela della persona non dipende dall'opinione della maggioranza; i padri pellegrini che solcarono l'oceano non erano molto diversi da profughi in fuga dalle persecuzioni del Vecchio Continente.
Questo significa che se di fianco a Ground Zero esiste (come esiste) una proprietà privata adibita a moschea, anche se il 63% degli americani non ha piacere che essa ci sia, il 64% dei medesimi (cioè le stesse persone) riterrebbe sbagliato impedirla.
Questo spirito di laicità manca nel nostro Paese. In Italia si preferisce scendere in piazza per esercitare pressione sugli amministratori, chiedendo revoche di autorizzazioni urbanistiche e regolamenti di polizia municipale. Starebbe alla politica rendersi conto che una compiuta partecipazione all'espressione pubblica della religione islamica ridurrebbe gli spazi della paura aprendo quelli della partecipazione civile e della conoscenza reciproca.
Nella politica italiana nessuno manca di dirsi liberale, quando nessuno davvero lo è: da secoli è il procedimento amministrativo, necessariamente parziale ed ipocrita e spesso illegittimo, il più efficiente congegno di gestione dell'opinione pubblica. Nessun partito politico, nello squallido panorama della seconda Repubblica (seconda non solo per cronologia ma anche per qualità), ha la forza di sfidare i gusti della maggioranza in virtù di un'ideale: i partiti dopo aver gerarchizzato 'le masse' per decenni sono stati schiacciati dalle pressioni dei media ed hanno rinunciato a provare rivolgersi a un popolo libero e adulto. L'unica voce ostinata e contraria è quella del magistero ecclesiastico, che non rinuncia ad affermare a chiare lettere i diritti della persona.
L'Impero occidentale sempre più vecchio ha paura dell'oriente giovane e in crescita.
La Capitale ha accettato la sfida, ha eletto un presidente giovane e nero, tiene salda in pugno la bandiera della libertà religiosa e dei diritti civili, dispone le sue ragioni fondanti di fronte alla sfida di una società multietnica: come nell'antica Roma, accoglie laicamente le divinità altrui, rimandando le lagnanze alla postilla secondo la quale Dio benedice l'America. Comunque e chiunque lo chiami.
La provincia italiana, ubicata nelle propaggini orientali del territorio imperiale, vive invece passivamente i processi mondiali e si rivolge ai migranti con la cieca ottusità dei timbri delle questure e delle programmazioni urbanistiche, come che l'inchiostro abbia da solo la forza di rappresentare i valori eterni della libertà umana e del rispetto della persona e di testimoniare la superiorità dell'occidente moderno e cristiano.
Avremmo ragione di avere paura se tutto ciò che avessimo da trasmettere ai nostri figli fosse la paura stessa, se avessimo abdicato alle ragioni della futura umanità, avremmo torto se non ci rendessimo conto di essere gli eredi di chi ha spezzato gli assolutismi secolari, se non capissimo che quelli che l'America non ammaina e sventola su Ground Zero sono i valori che hanno costruito le nostre città e liberato il nostro Continente e che noi derubrichiamo a capitoli di bilancio, presi come siamo dalle nostre assemblee di condominio.

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