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Scritto da nel Numero 73 - 1 Ottobre 2010, Scienza | 0 commenti

Briciole dallo spazio

Ai primi di settembre la Terra è stata sfiorata da due piccoli asteroidi. I due oggetti sono stati individuati durante un controllo di routine del cielo, condotto dal Catalina Sky Survey, in Arizona.
La scoperta è avvenuta domenica 5 settembre, a pochi giorni dal loro massimo avvicinamento, che si è verificato fra mercoledì 8 e giovedì 9.
Non c'è stato nessun pericolo di impatto e conseguente Apocalisse, tema tanto caro al cinema e alla letteratura catastrofisti, perché i corpi celesti erano di dimensioni molto limitate e si sarebbero comunque sbriciolati prima di giungere al suolo.
Il primo, denominato 2010 RF12 ha un diametro di una decina di metri e si è avvicinato fino a 79.000 km dal nostro pianeta, mentre l'altro, chiamato 2010 RX30, 15 metri di diametro, è transitato a 248.000 km.
Due sassolini cosmici esclusi dalla categoria dei PHA (Potentially Hazardous Asteroids, “asteroidi potenzialmente pericolosi”) dove sono presi in considerazione gli oggetti con un diametro superiore ai 100 metri.
In effetti quella degli asteroidi, o planetesimi, è una famiglia piuttosto numerosa, dove non mancano esemplari di dimensioni significative, che potrebbero fare molto male in caso di impatto con il nostro pianeta.
Celebre, anche se non accertato, quello che sessanta milioni di anni fa avrebbe centrato in pieno la Terra, causando l'estinzione dei dinosauri e di buona parte delle altre specie viventi.
Asteroidi in circolazione ce ne sono parecchi, decine di migliaia, e con le nuove tecniche di ricerca il loro numero è in continua crescita. Negli ultimi sei mesi il telescopio WISE della NASA ne ha scoperti 25.000, un centinaio dei quali in orbita vicina alla Terra.
Di fronte a cifre di questo genere, anche il calcolo delle probabilità di brutti incontri diventa importante.
Ecco perché l' osservazione e lo studio dei planetesimi sono fondamentali per individuare e cercare di deviare quelli veramente pericolosi, in rotta di collisione con la Terra.
Il primo ottobre ad esempio, un asteroide di un paio di chilometri di diametro passerà a 12 milioni di chilometri dal nostro pianeta, una distanza che su scala astronomica è un'inezia.
La massima concentrazione di asteroidi si trova nella vasta area del nostro sistema solare compresa fra le orbite di Marte e Giove.
Il primo asteroide, Cerere, fu scoperto da Piazzi nel 1801, e per tutto il XIX° secolo si riteneva che questi corpi celesti fossero quanto restava dell'esplosione di un primitivo pianeta.
Oggi sembra accertato che gli asteroidi altro non siano che frammenti di materiale della nebulosa primordiale, da cui si è formato il sistema solare, che non si è agglomerato in un pianeta.
Il responsabile di questa dispersione potrebbe essere Giove. Il gigantesco pianeta avrebbe frenato la crescita di Marte e perturbato le orbite dei planetesimi al punto da impedire loro di aggregarsi.
Nonostante le ridotte dimensioni, gli asteroidi, vista la loro antichissima origine, sono degli straordinari laboratori per studiare il primi istanti di vita del sistema solare.
Ma ora l'interesse dei ricercatori per i planetesimi è rivolto anche alla possibilità di utilizzare alcuni di questi oggetti spaziali come punti di sosta intermedi per i futuri viaggi interplanetari, a partire dalla prima missione verso Marte.

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