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Scritto da nel Numero 75 - 1 Dicembre 2010, Scienza | 0 commenti

Ritorno al passato

Inaugurato nel 2008, il più grande acceleratore di particelle del mondo, il Large Hadron Collider del Cern di Ginevra, ha suscitato grandi aspettative e qualche polemica.
Dopo i primi esperimenti, un guasto a un magnete ha imposto all' impianto una sosta forzata di diversi mesi, facendogli perdere molto del suo appeal mediatico.
Con strumenti come il Large Hadron Collider i fisici si propongono di studiare i componenti ultimi della materia, le cosiddette particelle elementari che non possono essere scomposte in parti più piccole.
Da Democrito fino agli inizi del secolo scorso, quello di mattone fondamentale della materia è stato un primato detenuto dall' atomo. Poi molti segreti di questa particella sono stati svelati, a cominciare dalla sua composizione, che si sta rivelando sempre più complessa.
L' immagine classica dell' atomo come un sistema solare in miniatura, con gli elettroni che, come tanti pianeti, ruotano intorno al nucleo – sole di protoni e neutroni, è ben lontana dalla realtà.
Gli acceleratori di particelle, come il LHC, costruiti per cercare di capire come si è formata la materia all' origine dell'Universo, permettono di vedere numerose particelle subatomiche, molte delle quali già previste a livello teorico.
In questa ricerca dell' infinitamente piccolo il Large Hadron Collider di Ginevra ha un ruolo fondamentale e, dopo le riparazioni,sembra funzionare più e meglio di prima, tanto che pochi giorni fa è stato realizzato un esperimento che rappresenta un significativo passo avanti nella comprensione dei primi istanti di vita dell' universo.
Percorrere a ritroso il cammino fino al Big Bang, la palla di fuoco primordiale da cui sarebbe nato il cosmo, significa prendere in considerazione energie sempre maggiori. Una ricerca che si ferma però a un attimo prima della scintilla fatidica, perché le energie coinvolte in quel momento non sono riproducibili sulla Terra, secondo alcuni studi sarebbe necessario un acceleratore di particelle grande quanto la nostra Galassia.
Il Large Hadron Collidere fa comunque la sua parte. Nel cuore di questo colossale anello di 27 chilometri di diametro sepolto al confine fra Francia e Svizzera, i ricercatori sono riusciti a riprodurre, facendo scontrare fasci di protoni ad alta energia, temperature di migliaia di miliardi di gradi, simili a quelle che si sono sviluppate pochi milionesimi di secondo dopo il Big Bang.
In queste condizioni particelle elementari, come quark e gluoni, normalmente racchiuse nel nucleo atomico, vengono liberate e formano un plasma colloso, come previsto dal modello teorico elaborata dai fisici italiani Giorgio Parisi e Nicola Cabibbo.
Il nostro paese è sempre stato all'avanguardia nello studio della fisica delle particelle. Nel 1954 fu tra i fondatori del CERN e nel 1959, presso i laboratori di Frascati, fu inaugurato uno dei più moderni acceleratori di particelle dell' epoca.
E ora, nonostante la falce governativa sui contributi alla ricerca, l' Italia, con l' Istituto Nazionale di fisica Nucleare, ha un ruolo di primo piano nell' avventura del Large Hadron Collider.

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