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Scritto da nel La Cantina del Viaggiatore, Numero 78 - 1 Aprile 2011 | 0 commenti

Di vino secondo natura


Quella che verrà raccontata è una storia vera. Ogni riferimento a vini, luoghi e persone è reale.


In un paesino del nord Italia chiamato Gambellara, situato in Veneto, tra le province di Verona e Vicenza, comodamente adagiato sull'estremità meridionale dei rilievi Lessini, vive e prospera la Biancara.
La Biancara è la realizzazione del sogno di Angiolino Maule e della sua famiglia di creare un'azienda agricola naturale, ciò significa produrre dei vini senza l'uso della chimica, né in vigna, né in cantina, dei vini insomma che non facciano male.
Niente più mal di testa dopo “succulente bevute”, niente acidità di stomaco… totale estasi in simbiosi con la natura.
Ciò è possibile evitando o marginalizzando l'uso di solforosa nel vino, con fermentazioni naturali, rivitalizzando il terreno con compost vegetali, sciovesci, semina delle leguminose, di modo tale che il terreno riacquisisca elementi che aveva perduto.
L'obiettivo di Maule — come quello di tutti i naturalisti — è quello di creare un vino che parli del suo territorio natale, un vino che s'impreziosisca di una personale unicità.
Per capire meglio quali sono le caratteristiche dei vini de la Biancara, in mancanza di un calice e di bottiglie da stappare, qui di seguito qualche spunto che spinga al passo successivo: l'esperienza diretta.
La natura vulcanica del terreno di questi vitigni si esprime nella forte mineralità dei vini bianchi. Il vitigno predominante della zona è la garganega e tutti i bianchi — ad eccezione del Sassaia composto per l'80% da uve garganega e un 20% da uve trebbiano — sono ottenuti da questo vitigno in purezza, la differenza consiste quindi nella diversa zona dove la garganega cresce e dal differente lavoro in cantina.
Per i rossi è il vitigno che la fa da padrone: il Tocai rosso (Grenache), il Cabernet Sauvignon ed il Merlot provenienti da un terreno argilloso- calcareo dei colli Berici (20 km a sud di Gambellara).

L'integrità naturalista dell'azienda e l'espressione del terroir traspare anche dalla denominazione dei vini: partendo dai bianchi e intensificando sempre più il colore arrivando al rosso rubino intenso, ecco un breve promemoria di alcuni nomi in etichetta:

– Giallo paglierino con riflessi verdolini.
Masieri, ad indicare una strada di montagna.

– Giallo dorato intenso.
Sassaia, così chiamato perché proveniente da uve coltivate su terreno particolarmente sassoso.

– Giallo con sfumature ambrate.
Taibane, dal nome del monte Taibane dove avviene la raccolta tardiva (novembre- dicembre) della garganega in purezza.

– Giallo oro con riflessi ramati.
Pico, a significare la vetta da raggiungere, l'obiettivo.

– Oro antico con sfumature ambrate.
Recioto, dal veronese «recia», ovvero la parte del grappolo di garganega più alta, quindi quella meglio esposta al sole e più nutrita.

– Rosso rubino.
So San: riprende il nome del paesino dove si trova il vigneto. Come valore aggiunto il medesimo nome in veneto significa «sono sano».

– Rosso rubino intenso.
Canà: incazzato.


Per chi abbia voglia, ora, di passare dalle parole alle degustazioni, domenica 10 e lunedì 11 aprile (dalle ore 10 alle 18), nell'accogliente cornice di Villa Favorita, Ponticello di Fara (Vicenza), l'associazione VinNatur si mostra al pubblico. Oltre 130 produttori membri, provenienti da diversi paesi europei, presenteranno e faranno degustare gli oltre 600 vini naturali.
Tutte le curiosità su ogni singolo vino potranno essere soddisfatte confrontandosi direttamente con i vignaioli : gli addetti ai lavori potranno scambiarsi opinioni e suggerimenti da applicare in vigna ed in cantina, i più giovani dei quali, avranno la possibilità di apprendere, mentre i “buoni bevitori” soddisfaranno prevalentemente le loro conoscenze a riguardo fissando i concetti sulle loro papille gustative.
Prosit!

[1] A tal proposito si leggano, ad esempio, gli effetti dell'uso della solforosa in “RetroAttivo”, sezione la Cantina del Viaggiatore, numero 76.

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