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Scritto da nel Letteratura e Filosofia, Numero 78 - 1 Aprile 2011 | 0 commenti

I “Sogni” di Kurosawa: storie dal lato irrazionale della coscienza

Nei sogni di tutti i bambini esiste una volpe. Da addomesticare, come quella del “Piccolo Principe”, da spiare mentre si sposa, come quella del film “Sogni” di Akira Kurosawa.
Spesso però la volpe si trova in un sogno proibito e spiarla può causare grossi pericoli. Capita che ci si veda recapitare a casa una lunga spada con cui bisogna uccidersi per aver scoperto un segreto. Una grande porta nera divide la realtà dai sogni infantili e sancisce l'obbligo dell'azione che nei sogni può essere aggirato con l'incantesimo della fantasia.
Nell'episodio numero uno del film di Kurosawa accade che un bambino violi una tradizione misteriosa e che sia la magia dell'arcobaleno a riconciliare il sogno del bambino alla realtà delle volpi.
“Sogni” è un film delicato e potente, pieno di speranza e di atroce terrore, che riesce a unire i sogni dei bambini agli incubi più dolorosi degli adulti.
Suddiviso in otto poetici episodi, il film di Kurosawa propone un viaggio attraverso la tradizione del Giappone antico, attraverso i drammi di un Giappone quanto mai vicino alle ultime tragiche vicende. Questi otto sogni, rintracciabili e riconoscibili nei sogni di tutti noi, hanno il filo conduttore della paura della guerra, della minaccia di una scienza sempre più veloce, dell'auspicato ritorno al mondo dei boschi e dei fiumi che scorrono lenti.
Nell'episodio numero due gli spiriti degli alberi sono stati trucidati insieme al pescheto abbattuto dalle regole della civiltà dei consumi. L'ingenuità dell'infanzia si spinge fino a cercare una riconciliazione, non comprendendo l'impossibilità di unire la natura con la tecnica. Gli spiriti degli alberi accusano un giovanissimo ambasciatore dell'uomo di voler rivedere il pescheto fiorito soltanto perchè è l'istinto di mangiare le pesche a guidarlo. “Le pesche le compro al supermercato, ma dove lo trovi un pescheto in fiore?”: il pescheto rifiorisce, in un sogno impossibile da realizzare, dopo il brutale assassinio degli alberi. Al bambino viene concesso di rivederlo ancora una volta, vestito di rosa, vestito di un infinito di fiori, vestito della speranza e della sincerità.
L'ultima colorata immagine dell'episodio numero due svanisce, ed è il momento di un viaggio nella mente che tiene con il fiato sospeso, che fa quasi temere l'eventualità di addormentarsi, che rifugge con forza dalla possibilità di sognare ancora.
Un gruppo di uomini viene accerchiato da una tormenta di neve, la tenda ed il campo sono lontani, le urla non servono a nulla se non a sentire la fine più vicina. Sopraggiunge infatti una donna, uno spirito della tradizione giapponese, morta durante una tempesta di neve e pronta a vendicare la sua fine imponendone una uguale agli uomini che incontra. La forza della volontà permetterà al capocorda, l'unico uomo rimasto cosciente, di allontanarla e rivedere il rosso della tenda sul bianco della neve.
Nel quarto episodio è ancora un sogno di morte a parlare. Un reduce di guerra cerca la via di casa e viene assalito da un cane. Poco dopo da un tunnel appare un uomo del suo battaglione, L'uomo è in lacrime, tutti sono morti e lui avrebbe voluto morire con loro. La difficile condizione di sopravvissuto lo schiaccia e impone come unica soluzione quella di ordinare un dietrofront ai suoi uomini che spariscono di nuovo nel buio.
Dalle tenebre della guerra, ai colori dell'arte, il quinto sogno racconta la storia di un Van Gogh ormai pazzo e con l'orecchio già tagliato. Un giovane artista ammira in un museo i quadri del pittore. La realtà svanisce e il giovane si trova a cercare Van gogh in un intenso percorso attraverso i suoi quadri. Delle donne intente a lavare i panni lo indirizzano nella giusta direzione. Van Gogh è lì, in un campo di grano intento a dipingere. Si tiene l'orecchio fasciato e riprende a camminare con le sue tele. Risale la collina, e svanisce al di là di quella.
Il giovane cammina attraverso i dipinti, sognando i colori, rivivendo le storie del grande pittore, ripercorrendo tutta la sua vita fino a giungere in “Campo di grano con corvi”, l'ultimo dipinto dell'artista. In lontananza un colpo di pistola: i corvi volano, il cielo si scurisce, Van gogh si è ucciso al di là del quadro e il giovane artista è sveglio, ormai, davanti allo stesso quadro, nello stesso museo.
La luminosità dell'arte, la purezza dell'animo creativo svaniscono nel buio tinto di rosso dell'esplosione del monte Fuji. La gente scappa, cerca di salvarsi come può, ma la minaccia della radioattività li spinge sul ciglio di una scogliera, i fumi rossi li avvolgono e sopravvivere diventa impossibile.
La minaccia radioattiva terrorizza anche il protagonista del penultimo sogno. A materializzarsi nelle terre desolate e pietrose in cui vaga il protagonista è un demone. L'inquietudine dell'incontro lascia trasparire la possibilità che l'umano non sia così vicino all'invincibilità, alla potenza che il progresso sostiene di possedere. Il discorso fra il demone e l'uomo è carico di timore. “Sei umano? Anche io ero un uomo..”, e sembra che ogni uomo sia destinato a diventare quel demone, quella figura terribile e devastata da una cattiva gestione della razionalità.
L'ultimo sogno è ambientato nel villaggio del mulini, un villaggio con una storia antica, eppure senza nome. “Noi lo chiamiano così”, risponde l'uomo anziano, di 103 anni, che racconta la vita del villaggio al sognatore che giunge sulle rive del ruscello che attraversa il borgo. Il monito dell'anziano abitante è che non sempre le cose facili sono le più giuste. Gli uomini e le donne del villaggio dei mulini vivono senza elettricità, hanno le candele, rispettano le tradizioni e compiono le antiche processioni. La notte, al villaggio del mulini è ancora buia, come deve essere, il fiume è ancora pulito, le relazioni sono ancora sane.
I protagonisti dei “Sogni” di Kurosawa sono alter ego del regista, ma in realtà raccontano i sogni di tutti quanti noi, quei momenti in cui, di notte o ad occhi aperti, la coscienza vacilla e lascia spazio a un mondo sconosciuto eppure riempito di cose già vissute.
Non sempre si è capaci di sognare: il film di Kurosawa aiut
a a farlo, aiuta a credere che è giusto sperare che la notte non sia tanto luminosa da impedire di vedere le stelle, e con questo aiuta a credere che anche a luci spente e senza elettricità sia possibile scoprire la meravigliosità delle cose.

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