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Scritto da nel Numero 78 - 1 Aprile 2011, Politica | 0 commenti

Scommettiamo che il governo non cade – II atto

Correva l'autunno del 2007, quando la mia profezia che sosteneva contro ogni pronostico il futuro dell'allora Governo Prodi si apprestava ad essere smentita e sbeffeggiata dopo pochi mesi, per via dell'avventatezza di chi chiese un voto al Parlamento sapendo di non godere della sua fiducia. Probabilmente sarebbe stato sufficiente che l'allora premier avesse letto L'Arengo, per individuare in poche righe l'occasione e lo spunto per continuare a lavorare per il Paese.
Osservata l'ingloriosa fine della congettura, vorrei riproporne una versione aggiornata, alla luce degli infausti presagi che si affollano sul Governo italiano.

La caduta del Berlusconi IV è un sogno di molti, così come lo è la sua sopravvivenza.
In questi mesi l'esecutivo ha superato prove difficili, grazie ad uno scaltro cinismo con il quale il premier è riuscito a condurre tra le sue fila i parlamentari in cerca d'autore e a mantenere aperto il suo rapporto d'interlocuzione con l'opinione pubblica, mentre il suo bunker di fedelissimi veniva costantemente bombardato dalle inchieste della magistratura, dalle defezioni di alcuni alleati e dai distinguo di altri.

Ma ora, nonostante l'inesorabile persistenza del nostro eroe, i presagi sembrano volgere al peggio. La tesi del complotto scomoda ormai la divinità stessa, non solo quella cristiana, e sostenerla pervicacemente potrebbe definitivamente alienare il consenso moderato e religioso già scosso dagli scandali sessuali.
Per abbattere il progetto nucleare, si è addirittura scossa la terra dall'altra parte del mondo e le vibrazioni nelle energie cosmiche hanno fatto sì che il battage pubblicitario (unico output reale dell'irrealizzabile programma sulle centrali) si sia trasformato in un boomerang che ha isolato ulteriormente il Governo dall'opinione pubblica mondiale e in una ritirata strategica di fronte al referendum appena scacciato a Giugno.
Il colpo più duro arriva dalla Libia. L'amico Gheddafi, che in cambio di un baciamano e una sfilata ci usava la cortesia di seviziare e recludere migliaia di persone innocenti in fuga dalla guerra e dalla miseria in nostra vece, viene addirittura bombardato, da quei cafoni e pezzenti cancellieri dell'occidente, invidiosi dei nostri rapporti privilegiati con il nostro ex-posto-al-sole.

Ma come ha potuto, l'Invincibile Cavaliere, perdere le grazie del Fato?
Tutto questo non sarebbe successo se non si fosse infortunato Super Pippo Inzaghi. Invincibile e scaltro nel cambiare maglia, goleador di razza, l'infortunio del bomber ha spezzato l'elisir della longevità progettato dall'avanguardistico MilanLab. Esclusi dallo scenario europeo, che sia la Champions o la plancia di comando delle operazioni militari, adesso che l'Inter è alle calcagna e nel prossimo derby può superare, il Premier si prepara alla guerra di trincea per impedire alla sinistra di morderlo. Super Pippo tornerà e con esso anche il solito smalto di un tempo.

Da uomo di mercato e di sport qual è, sa che gli eventi nefasti non possono essere una scusa per abbandonarsi al disfattismo. Il campo di gioco è nazionale e il prossimo derby deve ancora giocarsi. Le elezioni di maggio sono locali e non impensieriscono più di tanto, un po' come le amichevoli estive. I medici dicono che bisogna arrivare in forma per i momenti clou e partire troppo presto può rivelarsi controproducente.
Mancano due mesi alla fine del campionato e due anni alla chiusura della legislatura.
Una cosa alla volta. D'altra parte anche l'amico Gheddafi insegna a non mollare mai.

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