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Scritto da nel Internazionale, Numero 79 - 1 Maggio 2011 | 0 commenti

Il Medioriente che cambia

La morte di Vittorio Arrigoni porta alla ribalta, come accade ormai ciclicamente in maniera tragica l'insatibilità del mondo arabo. L'ultima vittima, Arrigoni, di un conflitto ormai eterno su cui ormai la comunità internazionale sembra incapace di intervenire per contribuire alla stabilità socio economica e ad un completo processo di democratizzazione di cui possa beneficiare anche il popolo palestinese.

Il vento di rivoluzione che soffia sul Maghreb ha portato ad un mutamento dei rapporti e degli equilibri fra gli Stati. In Egitto il dopo-Mubarak cambia rotta sulla politica con Israele: il 25 febbraio Nabil Elaraby dichiara: “considerare Israele responsabile quando non rispetta gli obblighi”. La scorsa settimana incontro al Cairo tra Hamas e Fatah, definito dagli osservatori come “il patto di riconciliazione”, a seguito del quale è stata decisa l'apertura del valico di Rafah tra Egitto e Striscia di Gaza per “alleggerire le sofferenze della popolazione palestinese”.
Il conflitto arabo-israeliano negli anni resta il vero nodo irrisolto e peccato originale dell'istabilità del magreb. Il Washington Post ha rivelato che i diplomatici egiziani stanno riallacciando i rapporti con l'Iran e le aziende di Stato di rivedere i contratti con Israele, considerati troppo vantaggiosi, si rafforza in qualche modo sempre più un asse in cui Israele appare isolata. Il Governo di Tel Aviv ha rivolto un appello alla comunità internazionale affinché non riconosca il nuovo governo egiziano.
Gideon Levy giornalista israeliano scrive: “Vogliamo guerre violente e operazioni militari brutali ma senza che il mondo le veda. Vogliamo violazioni dei diritti umani ma senza il clamore delle critiche; vogliamo pregare il mondo di boicottare Hamas e allo stesso tempo siamo contro i boicottaggi. Vogliamo la democrazia ma senza i rumori di sottofondo delle minoranze. Vogliamo vivere in una quasi-teocrazia, uno dei Paesi più religiosi al mondo, ma immaginare di vivere in una democrazia secolare e liberale”.

In uno scenario in continua evoluzione per Israele si proflia un periodo complesso nel quale il ruolo dell'Occidente, alle prese con la Libia e la crisi dell'economia, è indecifrabile come il futuro del Maghreb.

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