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Scritto da nel Arte e Spettacolo, Numero 79 - 1 Maggio 2011 | 0 commenti

PelleRossa

L'idea di fondo è interessante: una struttura mobile d'acciao a mò di parete rivestita d'abiti cuciti l'uno accanto all'altro a ricoprire l'intera impalcatura, occupa la parte centrale del palcoscenico e costituisce, tuttavia, l'unica scenografia dello spettacolo.

Ma prima d'incominciare, sarebbe opportuno dare prima due coordinate, giusto per avere un'idea di cosa stiamo parlando.
Berlino, 7- 17 aprile, festival di danza contemporanea brasiliana, »O que nos move«, anteprima europea. Ideatore, regista e coreografo: Carlos Laerte.

Macro e micro in infusione. Concetto e realtà in scena.
Il soggetto è la pelle e la struttura centrale che occupa il centro del palcoscenico sta proprio a rappresentare quest'ultima. Ad animare la struttura ci pensa la realtà umana. Da un leggero vestito di cotone spuntano due gambe che si muovono con fare suadente. Subito dopo un corpo di donna sbuca fuori dal vestito per poi riinfilarsi, come un bruco sinuoso, in un altro.
I ballerini giocano a coprirsi e a scoprirsi a modellare la pelle a tirarla ad “arrampicarcisi su”, ora divertendosi in maniera del tutto spensierata, ora, invece, con movimenti convulsi indossano gli abiti come un' abitudine, un dovere al quale non riescono a sottrarsi. Ognuno sceglie il suo abito dalla grande “parete abbigliata” e lo indossa, e ci gioca, per poi ritoglierselo, magari scambiandolo con qualcun altro, ed indossarne un altro. A volte i ballerini giocano ad imitare i movimenti degli altri, un po' come la gente gioca a seguire la moda del momento: simulazione simultanea di un comune parametro di bellezza.
Oltre ad interagire con la grande “parete abbigliata”, i ballerini interagiscono fra loro stabilendo dei contatti: a volte subordinando il proprio corpo a quello di un altro, altre, imponendo la propria forza sul corpo di un altro.
A queste sovrapposizioni di “pelle” se ne aggiunge un ulteriore: lo schermo, sul quale vengono proiettate, in un primo momento, scene di “pelle di strada e di metro”, successivamente, i movimenti un po' in delay dei ballerini che danzano sul palcoscencico. La telecamera viene passata, di mano in mano, da un ballerino ad un altro che riprende in estemporanea i giochi degli altri.

L'interazione dei ballerini con il muro di vestiti è molto suggestiva ma dopo un po' ha l'unica pecca di diventare un po' monotona.

Sulle note di Satie, anche la struttura abbigliata perde, pian piano tutti i suoi vestiti e sul palcoscenico non rimangono che le ossa su un tappeto di “pelle morta”.

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