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Scritto da nel Internazionale, Numero 80 - 1 Giugno 2011 | 0 commenti

Scorre sangue sulla Via della Seta

"Meglio morire che essere umiliati": è il grido del popolo siriano che sfida la repressione del regime che nega la libertà. Sono mille le vittime della rivoluzione siriana e circa 11 mila le persone arrestate di cui non si sa che fine abbiano fatto. Sono giornate dove in Siria scorre il sangue e il dolore, uno spettacolo che l'Occidente sembra "ignorare", già impegnato in una campagna di Libia dalle opinabili scelte, prima politiche e dopo militari. Comunque la Ue ha sanzionato Il presidente siriano con il congelamento dei beni e il divieto di viaggiare nei paesi dell'Unione. Nel comunicato del Consiglio dell'Unione europea si legge: "il perpetrarsi della repressione in Siria, e l'inaccettabile violenza messa in atto dall'esercito e dalle forze di sicurezza contro i manifestanti pacifici, atti che hanno portato alla morte di centinaia di vittime". "L'Unione europea – si legge – sollecita le autorità siriane a rispondere alle domande legittime del proprio popolo, promuovendo il dialogo fra le parti e lavorando a riforme politiche significative". Lungo la strada che porta a Damasco sit di solidarietà ai parenti delle vittime del regime, cui ha preso parte ache Bassam, fondatore dell’osservatorio siriano per le donne, in passato protagonista della vita politica siriana e attualmente attivo nel sociale.  Sui cartelli campeggia la scritta: "Noi ti odiamo Bashar",  la rabbia di un popolo nei confronti di un leader che ha condannato le azioni militari ma che non ha esitato a uccidere il suo popolo. Yassin Hajj Saleh, scrittore,  in un articolo sul quotidiano al Hayat, dice: "la maggior parte della gente è ormai certa che Assad è incapace di fare delle riforme siano esse politiche, come l'apertura ad altri partiti politici, siano esse economiche esociali, come prendere in considerazione il salario degli operai e delle classi inferiori, non c'è via di uscita per il regime" (peacereporter.net). Barack Obama nei giorni scorsi ha annunciato sanzioni contro il presidente siriano, accusato di violazioni dei diritti umani. Il Medioriente ribolle della rabbia di un popolo stanco, giovane e con un livello medio – alto di istruzione, in cui la Rete è stata il collante della voglia di libertà e democrazia. Come finirà in Siria è difficile saperlo, il sogno è che Assad rimetta il futuro del Paese, ai "suoi figli".

 

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