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Scritto da nel Internazionale, Numero 81 - 1 Luglio 2011 | 0 commenti

La sfida di Erdogan

Erdogan vince ma non stravince. E' il giudizio unanime delle elezioni presidenzali turche in cui il leader del Partito per la Giustizia, l'Akp, si conferma per la terza volta il primo partito del Paese. Un elettore su due ha scelto Erdogan tuttavia 37 milioni di turchi non si sono recati alle urne. L'astensionismo non è un problema solo italiano, il ruolo del web nella politca moderna è sempre maggiore, la primavera araba è il simbolo di una rivolta che nasce nella rete; una sempre maggiore "massa critica" non si riconosce negli attuali modelli politici. Alla vigilia della campagna elettorale il sogno di Erdogan era quello di ottenere 330 seggi, condizione necessaria per dare vita ad una riforma della Costituzione; purtroppo il sogno è rimasto tale, l'Akp ottiene "solo" 326 seggi in un Parlamento unicamerale dove i partiti per essere rappresentati devono superare una soglia di sbarramento del 10%. Nelle elezioni turche un ottimo risultato è stato raggiunto dal Mhp, i nazionalisti di estrema destra che saranno in Parlamento con 54 "onorevoli"; fenomeno politico che è già presente in altre democrazie europee e dovrebbe far riflettere Erdogan perchè con loro dovrà dialogare per raggiungere l'obiettivo che la Turchia insegue da anni: entrare nell'Unione Europea. La strada che porta a Bruxelles passa attraverso camabiamenti importanti: politiche sociali e di integrazione con le minoranze, la situazine curda è irrisolta. Anche in Turchia il tema dei profughi è molto sentito: si tratta dei migranti siriani che scappano da Damasco, Erdogan però ha cercato di dimostrare la forza della Turchia gestendo la situazione in maniera autonoma. La Turchia si trova nella via di mezzo tra Oriente ed Occidente, un Paese in cui le pulsioni del mondo arabo si avvertono e quindi bisogna scegliere da che parte stare, dalla parte di Assad o dalla parte dei siriani. Allo stesso tempo però Erdogan coltiva il sogno di Istanbul in Eruopa e passare alla storia come il leader di un partito islamico moderato guida di un processo di democrazia giunto a compimeto. Non sarà facile il compito di Erdogan soprattutto perchè le politche in termini di diritti non sono giunte a compimento, la Turchia non è la Cina, dunque Erdogan ha solo una strada da percorrere e un ruolo importante lo giocheranno l'ala destra del Governo. Il Pil è dalla parte del Premier che dopo la vittoria ha detto: "Quasi un turco su due ha votato per noi”, ora tocca governare.

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