Pages Menu
RssFacebook
Categories Menu

Scritto da nel Economia e Mercati, Numero 81 - 1 Luglio 2011 | 0 commenti

Le famiglie dopo la crisi

La condizione finanziaria delle famiglie italiane, da sempre caratterizzata da un'elevata propensione al risparmio e da una bassa quota di debiti sul reddito disponibile, se confrontata con la media delle famiglie europee, ha rappresentato fino ad oggi un baluardo naturale sia contro gli effetti negativi del ciclo economico, sia contro il “rischio Paese” associato al pesante fardello del debito pubblico. Tuttavia, l'eredità della recessione del biennio nero 2008-2009, che in molti casi ha costretto molte famiglie ad attingere forzosamente allo stock di risparmio accumulato nel corso del tempo, nonché una difficile fase congiunturale di incertezza sulle prospettive economiche e sulla capacità dei redditi di sostenere la dinamica inflattiva registrata a livello europeo, costituiscono le premesse alla base di un nuovo profilo della situazione finanziaria delle famiglie che si va consolidando di anno in anno.

Nel 2010, il tasso di risparmio delle famiglie italiane è sceso ulteriormente sotto i livelli dei due principali partner europei (12%, contro il 15,5% in Francia e il 17% in Germania) proseguendo una tendenza di lungo periodo che ha contrassegnato gli ultimi due decenni e che ha finito col modificare sostanzialmente l'immagine tradizionale del consumatore italiano, come un individuo propenso a mettere da parte risparmi in misura maggiore rispetto a quanto riscontrabile nelle altre economie avanzate occidentali.

Si tratta di una modifica che è andata, peraltro, accompagnandosi ad una graduale evoluzione del comportamento delle famiglie consumatrici italiane anche sul fronte dell'indebitamento. Lo stock di debito finanziario in rapporto al reddito disponibile rimane in Italia inferiore a quello medio della Zona Euro (66% contro un livello del 99% nella media dell'area e dell'80-90% in Francia e Germania). Esso è, tuttavia, cresciuto nella seconda metà degli anni duemila in misura molto rapida, superiore a quanto verificatosi nel resto dell'area della moneta unica. Per la componente dell'indebitamento diversa dai mutui (credito al consumo e altri prestiti, pari a circa un terzo del reddito disponibile), le famiglie italiane appaiono ormai allineate a quelle tedesche e sostanzialmente più esposte di quelle francesi.

In linea con le analisi di Banca d'Italia e Istat, l'indagine Nomisma 2011 sulle famiglie italiane (pari a 24,6 milioni di nuclei), riferita agli ultimi dodici mesi, mette in luce i tratti salienti di tale evoluzione.

Se nell'ultimo anno, il 9,7% delle famiglie intervistate ha dichiarato di avere attivato un mutuo ipotecario sulla prima casa, è nelle intenzioni di acquisto di abitazioni nei prossimi dodici mesi che si riscontra un forte rafforzamento della domanda di mutui residenziali da parte delle famiglie. Ben due famiglie su tre (75,4%) intenzionate a comprare un'abitazione nel prossimi dodici mesi hanno dichiarato di voler procedere all'acquisto attivando un mutuo, mentre lo scorso anno lo stesso dato riguardava soltanto una famiglia su due. Un aumento vertiginoso della domanda di credito, seppure potenziale e corrispondente a 1,5 milioni di famiglie, in un contesto dove continua a prevalere un atteggiamento restrittivo nella concessione dei mutui e una riduzione del valore finanziato.

Il 54% circa degli intervistati nell'indagine dichiara che negli ultimi dodici mesi non è riuscito a risparmiare (nella rilevazione di un anno fa era il 57%), al contempo il 41% afferma di essere riuscito a mettere da parte risorse economiche, con un lieve incremento rispetto alla quota rilevata nell'inchiesta precedente (39%). Tuttavia, in questo segmento persistentemente minoritario di risparmiatori, solo una frazione marginale (3,5%) ha accantonato denaro in quantità maggiore dell'anno precedente. Il resto lo ha fatto meno (18,5%), o nella stessa misura (19% circa) rispetto ad un periodo che costituiva, comunque, il punto più basso della crisi economica. I motivi degli ostacoli a risparmiare nell'ultimo anno sono identificati, non tanto in difficoltà lavorative in senso stretto (perdita del posto di lavoro, cassa integrazione, ecc.), quanto in una generale inadeguatezza del reddito a sostenere la dinamica delle spese familiari.

Alla luce degli andamenti riscontrabili in questo scorcio dell'anno e delle previsioni per i prossimi mesi, un'inversione delle recenti tendenze appare poco probabile e, dunque, nonostante alcuni spiragli di ripresa (non del tutto convincenti e ancora senza occupazione), questa fase di difficoltà delle famiglie non è da considerarsi in via di superamento col proseguire nel 2011. Anzi, l'aumento dell'indebitamento complessivo delle famiglie (nonostante i debiti finanziari in rapporto al reddito disponibile) e della dipendenza da mutuo (soprattutto nell'acquisto di abitazioni), associato a un contestuale erosione del risparmio accumulato e graduale indebolimento della propensione al risparmio, pongono quelle nuove domande sociali verso cui, al momento, non sembrano emergere politiche e responsabilità collettive.

Scrivi un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>