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Scritto da nel Internazionale, Numero 82 - 1 Agosto 2011 | 0 commenti

Diario da Gaza – Quarto giorno – 15/5/2011

15/05/2011
4 giorno:

Due tragedie si commemorano oggi.
L'uccisione di vittorio. È passato un mese.
Sono pochi i gesti che accompagnano il risveglio e caricano di valenza espressiva il nostro trionfo verso quel porto. Lo stesso porto nel quale Vittorio per la prima volta nel 2008 è arrivato. Insieme carichi di entusiasmo, di bene e di desiderio di ricontrarti salpiamo sulla tua Oliva. Così un pò per gioco un pò per gesto che resti immutabile nel grigiore di quell'acqua sporca ma così immensamente cara. Un solo coro, una sola voce, un solo unico perpetuo risveglio. È bello ricordarti di una memoria fitta e gelida. È bello saperti amato.

La Nakba palestinese, la disgrazia palestinese, al suo sessantatresimo anniversario.
L'assedio su Gaza prevede un continuo controllo sulle entrate uscite dai valici, dai suoi confini.
Attorno alla striscia di Gaza cresce un muro, un muro che non rispecchia soltanto l'indifferenza e la scarsa attenzione all'impegno della causa palestinese, per la causa palestinese.
Migliaia di palestinesi oggi hanno schierato e lanciato i loro corpi contro l'oppressione e la sponda che li separa e li tiene isolati in quella fetta di terra.
La risposta israeliana è stata solo la repressione.
Siamo al valico di Erez, nord della striscia.
La marcia di cori e bandiere è gioiosa, quasi come se attorono non ci fosse morte e disperazione. Le ambulanze urlano a sirene spiegate, ma le loro urla sono coperte da un fervore ed una gioia che non hanno bandiere politiche.
Resto accanto ad una signora anziana, completamente avvolta nel suo abito di protesta, di colore. Stiamo vicine e lei sorride, sorride a noi tutti. Non parla inglese, solo le giovani generazioni lo parlano, cosi A. che mi è difianco traduce per me quello che voglio dirle. Ma poi ci rendiamo conto che i gesti esprimono di un chiarezza intensa quello che le traduzioni e le parole non sanno fare. Ci si stringe di un calore assoluto.
Un coraggio inaudito al di là di quel valico percorre uomini, donne, bambini che votano i loro corpi alla causa di quel popolo, martoriato, devastato.
La causa palestinese dentro di sè ha la determinazione della lotta, della vita. Io cresco dentro tutto questo, mi da coraggio e provo a cambiarmi, provo a sostituirmici, mi ambiento.

Da una grande duna di sabbia difficile nella sua scalata al cielo, ci raduniamo per osservare lungo quella infinita distesa i crimini di un'umanità intera. Le ambulanze continuano nel loro sfrecciare. Dall'alto sento gli spari, scanditi, forti e quello che vedo è un lungo confine, al dilà non è chiaro ma so che è il confine israeliano; di qua un mare di corpi nascosti tra i sali e scendi delle dune infuocate, bambini, ne vedo tantissimi come puntini spersi in un deserto di sabbia. In ospedale quel pomeriggio confermeranno quegli stessi occhi infantili devastati dalla morte.

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