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Scritto da nel Numero 82 - 1 Agosto 2011, Scienza | 0 commenti

Sotto questo cielo

Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare di zodiaco e costellazioni.
Fin dagli albori della civiltà l' uomo ha tentato di rappresentare lo straordinario spettacolo che gli si parava davanti agli occhi ogni volta che alzava lo sguardo verso il cielo.
Non a caso uno dei primi passi dell' astronomia, forse la più antica delle scienze, è stato la suddivisione della volta celeste in costellazioni.
L' origine di questa cultura del cielo si perde molto indietro nel tempo e pur essendosi sviluppata in civiltà diverse, presenta spesso caratteri comuni.
Le costellazioni come oggi le conosciamo sono descritte nell' Almagesto di Tolomeo, redatto intorno al 137 d.C., nel quale sono indicati 48 raggruppamenti stellari e un migliaio di stelle.
La grandiosa opera dell' astronomo alessandrino rimase il testo fondamentale dell' astronomia occidentale fino ai tempi di Galileo.
Tolomeo non fece però tutto da solo: la fonte principale del suo lavoro è il Catalogo di Ipparco di Nicea, compilato tre secoli prima.
Lo stesso Ipparco si era documentato su un' opera precedente: il poema Fenomeni e pronostici di Arato di Soli, una dettagliata descrizione del cielo ad uso di marinai e agricoltori, scritta intorno al 280 a.C.
Anche quest' opera non era però tutta farina del sacco di Arato. Il poeta di origine cilicia si era infatti ispirato a un catalogo astronomico di Eudosso, realizzato verso il 370 a.C.
Alcune costellazioni sembrano avere origini ancora più antiche. Esiodo ed Omero, rispettivamente nel VII e IX secolo a.C., ne citano cinque: Pleiadi, Iadi, Orsa Maggiore, Boote e Orione.
Andando ancora più indietro nel tempo si scopre che la suddivisione dello zodiaco in 12 segni si trova presso gli egizi, i babilonesi, i persiani e gli indiani, una diffusione che sembra suggerirne un' origine comune.
E' in quest' area, più precisamente fra Egitto e Mesopotamia, che sembrano smarrirsi le tracce delle rappresentazioni celesti. Alcuni studiosi non si sono tuttavia dati per vinti e hanno cercato di riallacciare il filo spezzato.
L' astronomo Michael Ovenden, studiando la posizione e l' orientamento delle più antiche costellazioni boreali conosciute, era giunto alla conclusione che questi raggruppamenti stellari furono ideati circa 4500 anni fa da un popolo che viveva a una latitudine di circa 36° a nord dell' equatore.
I candidati più probabili erano quattro: Fenici, Egizi, Babilonesi e Minoici.
Un ulteriore studio di Archie E. Roy, dell'università di Glasgow, sulle civiltà antiche comprese nell' area geografica e nel periodo di tempo individuati da Ovenden, sembra attribuire la paternità delle costellazioni al popolo Minoico.
Le tracce delle conoscenze astronomiche di questa antica civiltà sono andate perdute, ma è suggestivo pensare che la descrizione del cielo come lo conosciamo potrebbe esserci stata tramandata dal popolo che con la sua repentina scomparsa avrebbe originato il mito di Atlantide.

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