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Scritto da nel Internazionale, Numero 83 - 1 Ottobre 2011 | 0 commenti

L'Adriazia è una nazione

Il sillogismo è chiaro: “Se può esistere la Padania, può esistere anche l’Adriazia. Se non può esistere l’Adriazia, non può esistere neanche la Padania”.
Nel 2010 il MONA, Movimento Organizzato Nazionalisti Adriatici, ha sancito la nascita dell’Adriazia. Una nazione che territorialmente copre tutta la costa orientale della penisola italiana: Trieste, Gorizia, Venezia, Rovigo, Ferrara, la Romagna, le Marche, l’Abruzzo, Campobasso e tutta la Puglia esclusa Taranto. La nazione si riunisce sotto una bandiera a fasce orizzontali rosse (simbolo dell’ardore adriatico) sui margini superiore e inferiore che limitano tre bande verticali blu oltremare (a simboleggiare l’Adriatico), giallo oro (richiamo a Bisanzio e all’economia mercantile), blu oltremare; al centro in nero un kantaros greco e simboli dell’esercito bizantino. Ancora accesa la disputa sulla lingua ufficiale: Veneziano, Dauno-garganico o Salentino?
Non mancano i padri dell’Adriazia: Pirro, Marco Pacuvio, Livio Andronico, Federico II, Sigismondo Pandolfo, Federico da Montefeltro, fino a eroi e simboli più attuali come Federico Fellini e Valentino Rossi.

Il sito internet Adriazia.com è molto seguito e animato da un forum sempre attivo, lo stesso vale per la pagina facebook con più di seicento amici. Le provocazioni sono puntuali e reattive in risposta alle iniziative padane. Ultimo esempio: dopo il successo del Giro (ciclistico) della Padania sponsorizzato persino da Francesco Moser, è ora pronto il Giro d’Adriazia ).

L’Adriazia è senza dubbio una provocazione tesa a sminuire e a esorcizzare la “seria” Padania. Il problema è che il suo mito fondativo è storicamente e culturalmente più attendibile, consistente e coerente rispetto a quello della Padania: le radici greco-bizantine (dalla Magna Grecia all’Impero Romano, da Bisanzio fino alla Repubblica di Venezia) contrapposte alla discutibile interpretazione simil-storica dell’eredità ancestrale di Celti e Longobardi, in cui si trascura in modo strumentale i mille anni di politica, cultura e storia romana che intercorrono tra il dominio dei due popoli.

Viste le ultime rinnovate mire secessionistiche di Bossi e delle sue tribù, c’è ora il concreto rischio che anche il MONA cominci a prendersi troppo sul serio.

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