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Scritto da nel Internazionale, Numero 85 - 1 Dicembre 2011 | 0 commenti

Abbasso Zapatero!

L'era Zapatero si è conclusa con una disfatta per i socialisti spagnoli: lo scorso 20 novembre, il Psoe ha raggiunto il 29% contro il 44% dei Popolari di un trionfante Rajoy.

La Spagna è cambiata molto negli ultimi anni. Dalle stelle alle stalle si potrebbe banalmente dire.

Zapatero vinse inaspettatamente le sue prime elezioni nel 2004, all'indomani degli attentati terroristici dell'11 marzo. Nel periodo di opposizione al Governo Aznar, aveva trasformato il Psoe in un partito responsabile e affidabile; durante la campagna elettorale e poi nei primi anni di governo, ammaliò la Spagna con le proprie capacità oratorie e con i propri sogni, con l'ambizione di un nuovo socialismo che guardasse all'efficienza scandinava.
Il Socialismo ciudadano (dei cittadini) di Zapatero cambiò profondamente la Spagna, e si inimicò mortalmente la Chiesa: laicità ed etica in primis con la riforme su divorzio breve, facilitazioni per la fecondazione assistita, matrimoni tra coppie omosessuali con possibilità di adozione (allargato anche a coppie di fatto). E poi aiuti a famiglie e giovani con assegni e contributi per la casa; sul lavoro maggiore flessibilità, aumento dei salari minimi e incentivi all'assunzione dei giovani.
Zapatero mise le basi per una Spagna-Disneyland: diritti civili, lavoro facile e disoccupazione sostenibile grazie a generosissimi sussidi, divertimento e movida. Zapatero divenne un'icona, un esempio in Europa, capace di suscitare grandi invidie anche nella sinistra italiana (si pensi ad esempio a “Viva Zapatero!” di Sabina Guzzanti).

Il gioco si ruppe con l'inizio della crisi e il suo aggravarsi, mettendo in mostra tutti i limiti del modello e soprattutto della persona Zapatero, sempre stato accusato d'aver uno scarso senso della realtà, troppi valori e poca realpolitik, più politico che statista. Tante idee ma poca lungimiranza, Zapatero non ha saputo trasmettere la sua visione di Spagna nel futuro, non ha saputo rispondere all'emergenza della crisi economica, non ha saputo anticipare gli imminenti problemi né a rimediare in corsa.
Le ragioni del fallimento sono chiare e tristemente semplici: Zapatero non ha attuato ciò che aveva promesso ovvero norme tese a rilanciare la produttività e stimolare l'economia. La riforma delle due aree più in crisi, riforma del lavoro e ristrutturazione del mercato finanziario, è rimasta in sospeso. Alla disoccupazione galoppante si sono aggiunti profondi tagli nello stato sociale negli ultimi due anni.
Ma ciò che non è piaciuto agli Spagnoli è stato l'atteggiamento del presidente e del suo partito: il Psoe non ha ascoltato gli Indignados, bollati come populisti antipolitici carichi di richieste demagogiche. Zapatero è stato quindi percepito come una delle cause della crisi, quest'ultima affrontata in modo arrogante, miope e personalistica, epurando anche gli oppositori all'interno della compagine socialista.

I Governi Zapatero lasciano un'eredità pesante all'economia spagnola: la disoccupazione superiore al 22%, record in Europa, colpisce soprattutto i giovani (46% per gli under 25 ), una gravissima crisi economica e finanziaria che ha deteriorato la società, vecchi e giovani indignati in piazza a protestare.
La Spagna gira pagina, il nuovo Governo Rajoy dovrà rilanciare il paese in un contesto drammatico per tutta l'Europa.

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