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Scritto da nel Media e Cultura, Numero 85 - 1 Dicembre 2011 | 0 commenti

L'innocenza di Giulio

Durante gli ultimi dieci giorni di novembre a Casalecchio di Reno ha avuto luogo Politicamente Scorretto, la kermesse culturale organizzata dal giallista Carlo Lucarelli, in cui ogni anno vengono affrontati i temi difficili della legalità e della giustizia. Durante dieci giorni si è parlato di criminalità organizzata al nord.

Uno degli eventi clou del cartellone, che annoverava la partecipazione di personaggi impegnati nella lotta alla criminalità come don Luigi Ciotti, Giancarlo Caselli, Antonio Ingroia e Nando Dalla Chiesa, è stato lo spettacolo, presso il Teatro di Casalecchio, dell'attore Giulio Cavalli, intitolato L'innocenza di Giulio. Il protagonista della vicenda giudiziaria narrata non è l'attore milanese, ma il senatore a vita Giulio Andreotti.

Lo spettacolo, nato dalla collaborazione tra l'attore, Carlo Lucarelli e il procuratore capo della Procura di Torino Giancarlo Caselli, vuole smascherare un falso storico: il proscioglimento da ogni accusa di Andreotti nel processo che lo vedeva accusato di associazione mafiosa. Devo confessare che anch'io, prima di vedere lo spettacolo, pensavo che Andreotti fosse innocente (o almeno che la verità giudiziaria fosse quella). Così avevo sentito dire in televisione, così avevo letto sui giornali. Ma il diavolo si sa, si nasconde nei dettagli e la verità, anche quella giudiziaria, presenta molteplici aspetti. Si può essere innocenti, e allo stesso tempo colpevoli? Ebbene sì, Andreotti c'è riuscito.

L'accusa nel processo era quella di essere stato in rapporti stabili con personaggi come Gaetano Badalmenti, Stefano Bontade, i cugini Salvo e di aver elargito favori in cambio di appoggio elettorale. La sentenza del processo in primo grado, emessa il 23 ottobre 1999, assolveva l'imputato da ogni accusa 'perché il fatto non sussiste'.

Il 2 maggio 2003 la sentenza di appello, invece – e qui arriva la parte interessante – distingue tra i fatti avvenuti fino al 1980 e quelli successivi, stabilendo che Andreotti, sì, aveva commesso il reato di associazione per delinquere fino alla primavera del 1980, ma che per tale reato non poteva essere condannato a causa della prescrizione scattata solo pochi mesi prima, il 20 dicembre 2002. Andreotti veniva dunque assolto con formula piena solo per i fatti contestati dopo il 1980, per i quali l'accusa non aveva presentato elementi che dimostrassero, aldilà di ogni ragionevole dubbio, la colpevolezza dell'imputato.

Nella motivazione della sentenza di appello, confermata poi dalla Cassazione, troviamo scritto: «La sentenza impugnata, al di là delle sue affermazioni teoriche, ha ravvisato la partecipazione nel reato associativo non nei termini riduttivi di una mera disponibilità, ma in quelli più ampi e giuridicamente significativi di una concreta collaborazione.»

Giulio Cavalli, grazie ad una retorica calma, precisa, incisiva, ha accompagnato lo spettatore lungo tutti i risvolti di questa vicenda, che io ho qui riassunto per sommi capi. Uno spettacolo bello e coinvolgente che ha visto anche la partecipazione, all'inizio dello spettacolo, di Giancarlo Caselli, che ha letto un breve testo introducendo la vicenda. Alla fine, un dibattito tra l'attore, il procuratore e lo scrittore Carlo Lucarelli, in cui i tre co-autori hanno raccontato l'origine dello spettacolo, nato durante una cena a cui tutti avremmo voluto essere presenti.

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