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Scritto da nel Numero 87 - 1 Marzo 2012, Politica | 0 commenti

Scende la neve, ma che fa

Ci sono alcune volte in cui una situazione di non complessa gestione diventa d'improvviso di complessa gestione. È possibile che queste volte si possa imputare a qualcuno la responsabilità di tale mutamento di situazione; quando ciò capita, in genere vuol dire che c'è stato un problema di qualche tipo e che qualcuno ne ha sofferto quando la cosa era evitabile. È quello che si sintetizza in una frase geniale che recita: dal facile al difficile passando per l'inutile.
Ed è quello che è successo a Roma quando il cielo ha sputazzato qualche fiocco di neve sui sette sacri colli. A Roma ci abito e devo dire che la notte fra il 3 e il 4 febbraio, nel mio quartiere, c'erano più di 20 centimetri di neve. Il sindaco della Capitale ha mostrato tutta la sua inadeguatezza nel sedere al Campidoglio, tanto da essere ribattezzato Aledanno. È riuscito tuttavia nell'intento di non farsi dare più dello sporco fascista: ora gli danno tutti dell'incapace (persino i tassinari, che furono zoccolo duro del suo elettorato). E stando alla legislazione del nostro paese, non si può punire un incapace. Uno che fa spargere per strada tutto il sale che ha a disposizione due giorni prima dell'arrivo della neve, mentre piove. Uno che lamenta di aver ricevuto previsioni meteorologiche sbagliate, quando tutti e tre i milioni di suoi concittadini sapevano bene che sarebbe venuto a nevicare. In pratica era l'unico a non esserne a conoscenza; in compenso si può dire che non ha avuto cadute di stile, perché lo stile è sempre quello… e la colpa è degli altri, e basta.
Si è trattato insomma di un evento di grande portata per una città non attrezzata, ma certamente né inatteso né improvviso. Senza stare ad analizzare per filo e per segno le colpe del Comune, devo dire che anche l'intempestività della Protezione Civile potrebbe essere considerata sorprendente; ma mi chiedo: davvero la Protezione Civile si deve occupare del fatto che il Comune di Roma non è in grado di gestire una precipitazione che in circa sedici ore (non cinque minuti!) ha coperto la Cassia di una trentina di centimetri di neve ma i quartieri a sud della città di non più di dieci?
E volendo dare la colpa alla Protezione Civile, devo tornare a pormi alcune questioni sul governo del professor Mario Monti. Dov'era? Che faceva? Perché si è completamente disinteressato della situazione, non foss'altro per riprendere chi ha sbagliato? Aveva troppo da fare con la situazione economica, mi si risponde. Ma allora, i ministri Cancellieri, Clini e Passera (Interno, Tutela del Territorio, Infrastrutture e Trasporti) perché sono stati nominati? A che servono? E poi, in fin dei conti, la Protezione Civile è un dipartimento che dipende direttamente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri… cioè dal professor Monti.
Ma la sostanza è una: nessuno, a cominciare dal sindaco con la croce celtica al collo e dai suoi collaboratori, è stato in grado di gestire la cosiddetta emergenza. E mentre tutti gli amici dal Piemonte alle Marche mi telefonavano per schernire Roma che si fermava per una nevicata, alla radio e alla tv andava in onda un superbowl politico fra gente che aveva fatto male o che non aveva fatto abbastanza. Insomma: dal facile al difficile, chiudendo con l'inutile.

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