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Scritto da nel Numero 91 - 1 Luglio 2012, Scienza | 0 commenti

Alle radici dell'Universo

Se confermata, la cautela è d' obbligo, la notizia trapelata dal Cern di Ginevra potrebbe far dimenticare la delusione per il flop sulla velocità dei neutrini.
Nei 27 chilometri di tunnel del Large Hadron Collider, il colossale acceleratore di particelle della città elvetica, sarebbero stati individuati indizi dell' esistenza del bosone di Higgs, la leggendaria particella di Dio, oggetto del desiderio dei fisici di mezzo mondo.
Curiosamente il soprannome che l' ha resa famosa non gli è stato imposto dallo scopritore, il fisico scozzese Peter Higgs, ma dall' editore del libro divulgativo “The God Particle: If the Universe Is the Answer, What Is the Question ? ” che non gradì il termine particella maledetta ideato dall' autore, Leon Lederman, premio nobel per la fisica nel 1988, per rimarcare quanto fosse difficile individuarla.
La solennità del nome ha contribuito a mitizzare l' importanza di questa particella. Se effettivamente esiste, il bosone di Higgs, per quanto importante, non è che uno dei numerosi tasselli del complesso mosaico teorico che cerca di alzare il velo sull' origine dell' universo.
La particella fa parte di una nutrita schiera di entità subatomiche la cui scoperta è stato uno dei maggiori successi scientifici del secolo scorso
Capostipite di questo straordinario cammino fu il nuovo modello di atomo proposto da Niels Bohr nei primi decenni del '900.
Il fisico danese ipotizzò una struttura atomica simile a un sistema solare in miniatura con gli elettroni pianeti, che ruotavano intorno al nucleo sole.
Nell' atomo di Bohr c' è però una differenza sostanziale, gli elettroni possono saltare da un' orbita all' altra, come se la Terra andasse ad occupare quella di Marte, e compiendo questo spostamento la particella emette una quantità di energia pari a una precisa lunghezza d' onda della luce.
A partire da questo modello gli studi successivi rivelarono come l' atomo nascondesse altre sorprese, in particolare nel suo nucleo. Diversamente dall' elettrone, che è un' unità fondamentale della materia non scomponibile in parti più piccole, i protoni e neutroni che convivono nel cuore atomico sono composti da particelle ancora più piccole, i quark, resi famosi da Piero Angela, ma non è ancora finita.
Sotto certi aspetti il progredire della fisica delle particelle assomiglia a un gioco di scatole cinesi.
Durante gli esperimenti negli impianti come il Large Hadron Collider del CERN, le particelle vengono fatte collidere fra loro ad altissima velocità. Da questi impatti si generano nuove particelle che non sono frammenti delle precedenti, ma vengono create dall' energia della collisione.
Attraverso lo studio dell' infinitamente piccolo i ricercatori sperano di riuscire a capire l' infinitamente grande. Individuare le particelle elementari e come interagiscono fra loro è la strada per cercare di saperne di più sulle origini dell' universo e sulla natura della materia oscura che ne costituisce gran parte.
Un cammino affascinante ma reso complicato dalla quantità di energia necessaria per le prove sperimentali. Oggi la teoria più accreditata ritiene che l' universo sia nato da una sfera densa e caldissima, il famoso Big Bang, ma per verificare il comportamento della materia in quelle condizioni estreme serve una quantità di energia che va ben oltre le possibilità degli attuali acceleratori di particelle.

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