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Scritto da nel Economia e Mercati, Numero 92 - 1 Agosto 2012 | 0 commenti

Arte e città in un paese di città d'arte

In uno scenario di richiesta di forte progettualità dei sistemi locali e delle città, può diventare interessante chiedersi quale debba essere il ruolo dell'arte nei processi di rigenerazione urbana e quale carta può giocare il sistema dell'arte nella prospettiva di ricerca di alcune idee motrici per lo sviluppo locale.

Il rapporto tra arte e città è di crescente e notevole interesse. Se le città italiane sono in stato di sofferenza – le grandi a causa del mancato controllo della dinamica spaziale, mentre le medio-piccole per la dissolvenza di alcune dinamiche socio-economiche -, emerge una diffusa consapevolezza su un possibile utilizzo dell'arte “meno elitario” e “più partecipato”, a servizio di una progettualità ad ampio raggio, capace di mobilitare una pluralità di risorse presenti sul territorio e di integrare la categoria del “bellessere” nei complessi interventi di rifunzionalizzazione di aree stratetiche e contenitori simbolo.

In questo senso, nel “pensare la città” è opportuno che l'arte non sia solo un “corredo” urbano ma diventi essa stessa, da un lato, strumento per contribuire a leggere e interpretare i cambiamenti della realtà, e, dall'altro lato, per rigenerare l'ambiente urbano intercettando i sogni della comunità, portando le istanze dei cittadini al tavolo delle decisioni e allargando il tavolo della progettazione al privato sociale.

Una strada operativa, per avviare un percorso di questo genere, può essere quella di recuperare la “funzione città” attraverso alcuni dei temi identitari del nostro Paese, prima di tutto il turismo.

Nell'ultimo Rapporto 2012 sul mercato dei beni artistici, Nomisma ha stimato gli effetti sul turismo derivanti dalla programmazione dell'offerta culturale sul territorio. Mettendo in relazione le mostre d'arte temporanee realizzate nel corso degli ultimi anni e il flusso turistico in termini di arrivi e pernotti, diventa comprensibile come mai sia in atto, nelle province italiane, una “caccia” al contemponeo, unico settore artistico e culturale in grado di produrre anche un effetto turistico sul territorio. Se per le grandi città d'arte, come Firenze, è fondamentale continuare a richiamare l'arte antica di alta qualità e valorizzare i monumenti storico-artistici, poiché i flussi turistici d'arte antica sono ancora quantitativamente i più importanti, per tutte le altre città di provincia, che per esempio non hanno la forza economica di esporre un Caravaggio, è necessario incoraggiare e sostenere principalmente le mostre temporanee di arte moderna e contemporanea. Mediamente, dunque, nelle province italiane le mostre temporanee di arte antica non producono un effetto turistico, semplicemente perché ce ne sono tante e pochissime di forte richiamo per i visitatori, mentre invece per le esposizioni d'arte moderna e contemporanea il numero di visite sul territorio si traduce anche un arrivo stabile e pernotto da parte del visitatore, soprattutto in quelle province che hanno modificato da anni la propria base culturale verso il contemporaneo. Turismo culturale che appare influenzato negativamente dall'arte antica e che dovrebbe essere, invece, attivato da quei territori che scommettono sulla produzione di nuova arte e cultura contemporanea. Un risultato, peraltro, in linea con quanto accade nel mercato internazionale dell'arte, dove su dieci aste importanti solo due sono dedicate all'antico di alta qualità, mentre tutte le altre al moderno e contemporaneo.

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