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Scritto da nel Numero 94 - 1 Novembre 2012, Politica | 0 commenti

Aria di campagna elettorale

E' per me davvero fonte di gioia e soddisfazione avere l'opportunità di divertermi a discutere di politica dalle pagine di una rivista online che conta oggi circa 4000 clic unici al mese. Non che sia tanto, in tempi di clic vorticosi e milionari, ma è più che sufficiente per non dover mancare alle proprie opinioni.

Lo sbarco di Grillo a nuoto sull'Isola ed il successivo seguitissimo tour mostrano davvero la grandezza mediatica, in accezione positiva, di Beppe Grillo, catalizzatore anche di un irrefrenabile desiderio di libertà. Portatore di concetti liberi, fuori controllo, che stroppiano quando vi estraggono conseguenze immediate ed estreme, ma che rischiarano un panorama dell'opinione pubblica altrimenti sopito. I risultati usciti dalle urne vedono il Movimento Cinque Stelle uscire primo partito ma sconfitto dalla Grosse Koalition Pd e UDC capitanata dal sindaco anti-mafia, comunista e gay: il risultato che non consegna all'Assemblea una maggioranza uscita dalle urne riporta democraticamente ai partiti il dovere di fare il proprio lavoro e guadagnarsi lo stipendio. In questo senso la vigilanza del Movimento 5 Stelle misurerà l'abilità del suo stratega, assolutamente in linea anzi online con la gestione interna del Movimento in vista delle politiche.

Nel frattempo, la sfida di Renzi all'establishment del PD presenta alcuni aspetti di goffezza mediatica da far sorridere i più anziani, in via di rottamazione, ma sui punti critici dei limiti della classe dirigente di estrazione comunista è puntuale. E' l'evidente conseguenza della contaminazione centrista con l'area più liberal: di certo un patrimonio per la sinistra di domani, soprattutto nella misura in cui sarà in grado di coltivare negli anni il valore della proposta per un partito nel quale meritare i suoi spazi.

Un film che 20 anni fa emergeva a destra per sconfinare a sinistra tra le fila operaie, fa oggi il percorso contrario. L'effetto netto del berlusconismo è stata la celebrazione della fine delle estreme degli schieramenti, ritrovandosi un protagonismo della classe media centristoide con caratteri di un rivoluzionarismo popolare e liberale che rendere utile al Paese è la sfida per i partiti di domani.
Questi aspetti latini del nostro carattere, ancora una volta richiedono una rappresentanza europea. Chi partiva missino finisce popolare, chi partiva leghista risale le valli: la rappresentanza del moderatismo italiano non richiede altro che un partito a forti tratti democristiani. Quelli alla Kohl e vicini al pianeta Europa, in grado di partecipare e condividere le scelte politiche e strategiche del nostro piccolo pianeta, in grado di aprire spazi politici tra le pieghe degli euro-bilanci.

A sinistra si stringe il cerchio intorno al Socialismo Europeo. PSI, PD e Sel nient'altro sono se non chi vuole aderire al PSE. Io ritengo che, passate come saranno le prossime elezioni, la scelta dovrà essere chiara e il percorso lungimirante. E' tempo che i socialisti si riuniscano a livello europeo, serrino i ranghi di fronte al nuovo secolo, per continuare a sviluppare le politiche per un mondo più libero e più giusto. La seconda repubblica nacque da una storia di due anni: la finestra in cui non valeva l'amnistia per i finanziamenti illeciti. Non ha mai avuto un respiro più lungo. Governare il nuovo secolo richiede perlomeno di guardare un secolo indietro: 100 anni fa i socialisti erano ancora uniti e si stavano cominciando a dividere tra quelli che sarebbero diventanti fascisti e quelli che sarebbero entrati in clandestinità.
La storia dei socialisti ha vissuto anni più bui degli ultimi venti: il tempo è galantuomo. Si tratta di ricordare la storia per evitare di cadere negli stessi errori.
Servono partiti europei che raccolgano iniziativa politica su tutto il Continente.
E' evidente che quello che manca alla nostra Europa sia la mano di chi l'ha costruita. Socialisti e democristiani, negli anni del Dopoguerra, hanno immaginato un mondo nuovo oltre i vecchi Stati Nazione. Adesso sarebbe imperdonabile farsi scippare questo patrimonio di umanità e ricchezza, di socialità e sviluppo, dalle tecnocrazie bancarie.
In particolare ci sono, dopo un ventennio di sbornia liberista, le ragioni e le necessità per un decennio di socialismo europeo: oggi occorre costruire la sovranità democratica delle istituzioni europee e lo sviluppo sostenibile del pianeta, al quale il nostro Continente può contribuire al meglio e cogliere l occasione per agganciarsi a volani di sviluppo di uscita dalla crisi.
La forza di un partito sta nel trovare la battaglia politica più ampia su cui aggregare:
quanto ancora dovremo aspettare in Italia perché il rinnovamento passi da queste battaglie?


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