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Scritto da nel Numero 95 - 1 Dicembre 2012, Politica | 0 commenti

A Dio quel ch'è di Dio


Qualche miscredente potrebbe forse dubitare che non sia Dio il padrone del mondo. Sbaglia.
Il mondo è di Sua personale proprietà fin dalla notte dei tempi, quando l'uomo neanche esisteva e neanche c'erano la luce la terra le stelle. Che ci crediate o no, che apriate gli occhi o no, la Verità non cambia: la storia dell'umanità è fin dalle epiche delle epoche più remote coinvolta in vicende soprannaturali che ne hanno determinato appartenenze e scelte, guerre e schiavitù, amicizie e poteri. Che militiamo o no in un gruppo religioso, non possiamo non ammettere che la questione religiosa sia quella che divide gli uomini nel proprio meta-intimo più interiore, che distingue buoni tra cattivi, amici da salvare o nemici da scannare.
La mia storia personale è quella di una persona battezzata come ateo, visto che la modalità di raccolta dei dati personali connessi alla religione non contempla la riposta ALTRO per chi non è seguace di un Dio protocollato: per cui, adesso che sono diventato adulto, posso davvero ammettere che, a me quel Dio del Vecchio Testamento, risulta piuttosto antipatico. Lui proprio lui.

Mi secca come le colpe ricadano sugli uomini, peccatori e dannati, mentre a quel Dio solo spettano gli attributi positivi: onori e oneri, libertà e responsabilità, caro Nostro Signore, sono la corretta modalità di governo del merito, soprattutto per chi come Lei è Onnipotente. Voglio insomma invertire il ragionamento, perché credo che l'unica via d'uscita dalla crisi sia lo scorporo di una bad-company su cui scaricare i nostri errori. Un po' come quando a campionato iniziato per invertire la rotta si esonera il mister, visto che non è possibile cambiare tutti i giocatori, così credo che sacrificare Dio, che già si sacrificò a suo tempo per l'umanità, possa essere la via d'uscita più giusta.
L'obiezione principale che mi si muove per evitare i miei argomenti è che, non militando io in un gruppo religioso, non avrei titolo di occuparmi di divinità. Ma come: io che vi sto dicendo che, a crederci o no, l'esistenza di Dio è nei fatti dimostrata in quanto incide sulla vita mia e dei miei simili.
Qui sta il punto che voglio sottolineare. L'approccio umano alle cose è un ragionamento in uno schema comune di rappresentazione del reale, che il verbo CREDERE effettivamente ostacola clusterizzandoci a priori e segmentandoci in una grande Babele. Ed è in questo senso che riusciamo a spazzare il campo dall'annoso tema dell'uovo e della gallina, ovvero se Dio sia frutto dell'uomo (come io ritengo) o viceversa: limitiamoci ad allocare le responsabilità tra gli elementi che compongono la nostra metafisica e troveremo, guardandole da fuori e scaricandole su Dio, le nostre colpe e la via per superarle.
Mentre gli Dei pagani erano umanizzati, l'esistenza del Dio Unico ci ha portato a un sistema gravitazionale che allontana l'uomo da sé: l'umanizzazione delle religioni monoteiste in un Super-Dio che di umano ha ben poco ha creato in ogni credente l'idea che in nome di questo Dio si potesse ricondurre ad unità la diversità umana e l'uomo a Dio. Niente di più fuorviante e pericoloso.
Guardiamoli i limiti di questo Dio maggioritario: ci aggrega sotto bandiere che non rispecchiano contenuti effettivamente umani, ha indotto un sistema di correnti, sotto-correnti, sette, asti, profeti e contro-profeti, santi e madonne dai quali l'umanità non si è più districata. Forse sarebbe più sano un paganesimo proporzionale, in cui gli Dei litighino normalmente e dopo essersi contesi la donna amata si accordino.

Perché mentre noi stiamo al caldo del nostro Arengo a disquisire sulla nostra Sindrome di Stoccolma verso l'elemento della nostra rappresentazione della metafisica che ce l'ha di fatto sequestrata riconducendola a una casta (questa sì, altro che i rappresentanti eletti democraticamente), nelle terre dove secondo una diffusa versione questo fantomatico Dio si sarebbe incarnato per redimere i peccati del mondo, seguaci del medesimo (ebrei, musulmani e cristiani) ammazzano bambini, distruggono presente e futuro divisi da odi che l'onnipotenza del Signore ha stabilito per i secoli dei secoli.

Se è vero che in Italia per rappresentarsi politicamente occorre fare i comici, affidiamo le nostre conclusioni alla parodia del manager Crozza-Briatore.
Hai creato un sistema inefficiente di allocazione di risorse scarse, generato sofferenza e dolore, il tuo super-Io ha frazionato l'umanità che dovevi redimere mentre gli umani si fanno la guerra: caro Dio Unico, sei fuori.

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