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Scritto da nel Numero 97 - 1 Marzo 2013, Scienza | 0 commenti

Qualcuno lo aveva detto

Qualcuno lo aveva detto

 

Era il 17 febbraio del 1600 quando Giordano Bruno, per ordine dell’ Inquisizione fu arso vivo a Roma, in Campo dei Fiori.
Da tempo nel mirino del tribunale ecclesiastico il filosofo nolano preferì affrontare il rogo piuttosto che abiurare le proprie idee.
La chiesa aveva giudicato eretica la sua teoria sulla pluralità dei mondi, per la quale Bruno può a buon diritto essere considerato il padre della cosmologia infinitistica.
Come Copernico, anche il filosofo nolano rifiutava il geocentrismo di matrice aristotelica, negando il culto della sfera e del movimento circolare per descrivere il moto dei corpi celesti.
Secondo Bruno il sole non è che un mondo come tanti altri, in mezzo a una moltitudine di stelle disperse nell’ infinito.
Una concezione del cosmo rivoluzionaria e molto pericolosa per i vertici ecclesiastici del tempo. Fra l’ altro il filosofo si trovò ad avere contro anche un suo contemporaneo illustre, pare che Galileo non nutrisse simpatia per lui, al punto da utilizzare i suoi scritti senza mai citarne l’ autore.
A quattro secoli di distanza le idee di Bruno hanno trovato numerose conferme con la progressiva scoperta di centinaia di pianeti che orbitano intorno a stelle sparse in ogni angolo della galassia.
Da 51 Pegasi-B, individuato nei primi anni ’90 del secolo scorso, l’ individuazione di sistemi extrasolari è proseguita con un ritmo impensabile, grazie soprattutto all’ entrata in esercizio dei telescopi spaziali, come lo storico Hubble e il più recente Kepler.
A quest’ ultimo in particolare si deve l’ impennata negli avvistamenti di pianeti extrasolari.
Il più recente è quello di Kepler 37-B, un corpo celeste, più piccolo di Mercurio, che ruota con altri due compagni intorno alla sua stella in 13 giorni.
Il pianeta è roccioso come la Terra, ma le analogie finiscono qui. Kepler 37-B orbita molto vicino al suo sole e ha una superficie caldissima che lo rende inadatto alla vita.
Molti scienziati sono comunque convinti che individuare un corpo celeste con caratteristiche simili a quelle del nostro pianeta sia ormai solo una questione di tempo.
Il primo passo per valutare se su un pianeta sia possibile lo sviluppo di vita biologica è determinare la regione circostante la sua stella, detta ecosfera.
L’ ecosfera è compresa fra una zona interna, dove la temperatura è così alta da fare evaporare gli oceani, nel nostro sistema solare arriva fino a Venere, e una esterna dove il freddo è così intenso da far congelare l’ acqua, per noi da Marte in poi.
Recenti osservazioni nel sistema di Tau Ceti, una stella a dodici anni luce da noi, hanno individuato cinque pianeti che le orbitano intorno. Uno di questi, con massa da due a sei volte quella terrestre, sta suscitando una certa euforia fra i ricercatori perché sembra trovarsi nella posizione giusta all’ interno dell’ ecosfera.
Forse Giordano Bruno non era poi così eretico….

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