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Scritto da nel Internazionale, Numero 104 - 1 Novembre 2013 | 0 commenti

Migranti morti nel Mediterraneo: radiografia di una strage

Migranti morti nel Mediterraneo: radiografia di una strage

La tragedia che si è consumata lo scorso anno 3 ottobre nelle acque del Mediterraneo, con oltre 300 morti, ha riacceso in maniera drammatica la questione dei migranti che lasciano paesi in guerra per cercare “fortuna” in Europa.

Migliaia di persone provenienti da paesi in guerra, nei quali rischiavano la propria vita e quella dei loro familiari o da campi profughi dove sarebbero rimasti per anni prima che qualcuno decida del loro futuro.

Secondo i dati delle Nazioni Unite, il numero migranti giunti in Italia dal mare fino al 30 settembre è di 30.100.

Per la maggior parte dei casi si tratta di cittadini provenienti da Siria, Somalia ed Eritrea.

Secondo il giornalista Gabriele Del Grande, responsabile del blog Fortress Europe, dal 1994 ad oggi nel Canale di Sicilia sono morte 6.835 persone, 150 al mese, 5 al giorno.

L’anno tragico è stato il 2011, con le vittime che ammonterebbero a 1.822, pari al 77% di quelle che si sono registrate in tutto il Mediterraneo.

Dal primo gennaio al 28 agosto 2013 sono 20.546 gli immigrati sbarcati sulle coste italiane, secondo gli ultimi dati forniti del Viminale. In particolare, gli immigrati sbarcati sulle coste italiane di cittadini di nazionalità siriana – nazionalità dichiarata dai migranti stessi – sono 2.872, sempre dal primo gennaio al 28 agosto 2013.

Altri 400 migranti sono stati salvati nella notte del 15 ottobre scorso dalle motovedette che operano incessantemente nel Canale di Sicilia e che sono intervenute in quattro distinti interventi. Il primo barcone ad essere soccorso è stato un gommone con 80 persone a bordo che si trovava in acque libiche. Nella zona tra Malta e Lampedusa, si è verificato il naufragio in cui sono morte quasi 40 persone, un barcone con circa 250 eritrei a bordo è stato soccorso dalle navi della Marina militare e da quelle della Guardia costiera. Infine, a 35 miglia a sud-ovest di Marsala, la Guardia di Finanza ha soccorso un barchino con a bordo sei tunisini.

Il probelma, che al momento appare tutto italiano, appare come il caso del cane che morde la coda.

Il Frontex, l’agenzia per la difesa delle frontiere europee avrebbe un bilancio del tutto “insufficiente” e quindi al momento non è possibile immaginare un coinvolgimento diretto degli altri partner europei ad affiancare le motovedette italiane.

Il presidente dell’esecutivo Ue, Jose Manuel Barroso, ha confermato nel corso dell’ultimo consiglio che la Commissione europea “presenterà a dicembre il rapporto della task force” istituita nelle passate settimane per individuare le azioni concrete da avviare a livello europeo per affrontare l’emergenza. Il tema tuttavia sarà discusso nuovamente al summit che si terrà tra due mesi. Il nodo è quello delle risorse.

Nel frattempo in Italia il tema diventa ovviamente propaganda tra chi sostiene che gli immigrati tolgano lavoro agli italiani e chi invece propone la cittadinanza italiana per tutti i migranti.

E’ necessario ora più che mai trovare l’exit strategy, affinchè la morte al largo di Lampedusa non sia più “un’atroce normalità”. Citando Gianni Rodari: “….un vestito, un pane, un frutto e questo è tutto. Ma il cuore no, non l’ho portato: nella valigia non c’è entrato. Troppa pena aveva a partire, oltre il mare non vuole venire”.

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