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Scritto da nel Numero 110 - 1 Giugno 2014, Scienza | 0 commenti

Il destino di un genio

Il destino di un genio

Dall’ abaco dei primi mercanti agli odierni tablet, di strada ne è stata fatta parecchia. Un percorso lungo secoli che ha avuto un’ accelerazione vertiginosa negli ultimi decenni. Se Steve Jobs è diventato un’ icona di questo cammino, prima di lui altri hanno dato un contributo fondamentale allo sviluppo dell’ informatica.

Una pietra miliare è il britannico Alan Turing, cui si deve la straordinaria intuizione che tutte le asserzioni matematiche siano calcolabili scomponendole in una sequenza di passi meccanici.

A questo concetto, che è la base delle operazioni logiche impiegate da qualsiasi computer, Turing diede sostanza nel 1936 con la macchina che porta il suo nome. Il geniale matematico aveva una straordinaria predisposizione per la meccanica e costruì di persona diverse macchine da calcolo.

Turing probabilmente non immaginava che, pochi anni dopo, avrebbe avuto un ruolo da protagonista nell’ attività di spionaggio degli alleati ai danni della Germania nazista.

Fin dall’ inizio del secondo conflitto mondiale a Bletchley Park, una località a nord di Londra, era stata allestita la sede del gruppo di crittoanalisti incaricati di decrittare le comunicazioni tedesche.

Turing venne ovviamente precettato e le sue intuizioni furono determinanti per violare le chiavi dell’ Enigma, la macchina per inviare messaggi in codice che a Berlino ritenevano inespugnabile.

Un’ impresa resa possibile grazie alle bombe, macchine elettromeccaniche discendenti da quella di Turing, indispensabili per creare e ordinare i lunghi elenchi sequenziali di messaggi cifrati da decrittare.

Nonostante le dimensioni e l’ aspetto inquietante, a questi apparecchi venivano spesso affibbiati nomi fantasiosi come Baby, Jumbo, Mammut, Cobra.

Alcuni componenti di queste macchine da calcolo contenevano tecnologie, come i circuiti di memorizzazione, che avrebbero aperto la strada ai primi computer.

Al termine del conflitto Turing concentrò i suoi studi sullo sviluppo dell’ intelligenza artificiale, ignaro dell’amaro destino che lo attendeva dopo pochi anni.

Nel 1952 si presentò a una stazione di polizia per denunciare un furto subito e durante la deposizione dichiarò la propria omosessualità. Nell’ Inghilterra post bellica era confessare un grave crimine. Secondo uno statuto del 1885, ancora in vigore a quei tempi, gli atti omosessuali consenzienti erano una volgare indecenza, punita con il carcere. Il grande lavoro svolto da Turing a Blechtley Park nel corso della seconda guerra mondiale fu cancellato con un colpo di spugna e il matematico uscì dalla vicenda socialmente distrutto. Per evitare il carcere si dichiarò colpevole e dovette accettare di essere sottoposto a un trattamento a base di ormoni per curarsi. Ma non era finita, come omosessuale Turing venne considerato dai servizi segreti britannici un pericolo per la sicurezza, un marchio che mise una pietra tombale sul suo futuro professionale. Nel 1954 si tolse la vita mordendo una mela intrisa di cianuro.

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