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Scritto da nel Numero 115 - 1 Dicembre 2014, Scienza | 0 commenti

L’ Unione fa la forza

L’ Unione fa la forza

C’ è un’Europa, quella politico economica, litigiosa, malata e depressa, ma c’ è anche un’Europa, quella scientifica, unita e capace di grandi imprese come la missione Rosetta.

Il rendez-vous della sonda con la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko e l’atterraggio, anche se sarebbe meglio dire accometaggio, del lander Philae sul corpo celeste, sono la dimostrazione che l’ente spaziale europeo, dove l’Italia copre un ruolo di rilievo, non ha nulla da invidiare alla NASA.

Con questi viaggiatori dello spazio l’ESA sembra avere un rapporto privilegiato. Nel 1986, durante il passaggio della cometa di Halley i ricercatori europei riuscirono mandare la sonda Giotto a scattare immagini ravvicinate del nucleo cometario.

Il nome dato alla missione fu un omaggio all’ allievo di Cimabue che nella cappella degli Scrovegni a Padova ha dipinto una cometa molto simile alle immagini di Halley riprese sei secoli dopo.

Il satellite arrivò a soli 600 km dal nucleo scattando le prime fotografie del cuore di una cometa. Anche Russia e Giappone mandarono sonde che intercettarono con successo Halley, ma nessuna riuscì ad avvicinarsi quanto Giotto.

Al contrario di Halley, che è la più antica cometa conosciuta, il suo primo ritorno registrato risale al 240 a.C. e da allora è stata regolarmente osservata ad ogni suo passaggio, ogni 76 anni, Churyumov-Gerasimenko è stata scoperta nel 1969 da due astronomi russi dai quali ha preso il nome. .

Come tutte le sue sorelle, più o meno famose, anche 67P proviene dalla nube di Oort, una colossale nursery di questi oggetti celesti che si trova all’ estrema periferia del sistema solare

Tolta la chioma che si forma al passaggio in prossimità del Sole, l’aspetto di questi corpi celesti non è particolarmente attraente. Se Halley aveva la forma di una gigantesca patata nerastra, Churyumov-Gerasimenko non appare molto diversa.

In questo momento la cometa è ancora lontana dal Sole, quando si avvicinerà il ghiaccio sulla superficie inizierà a evaporare dando origine alla chioma, ora si trova in una condizione piuttosto tranquilla che dovrebbe permettere al lander di lavorare senza troppi problemi.

L’ attività di Philae sul nucleo cometario è iniziato da poco, e mentre scriviamo sarà probabilmente già stato ibernato per risparmiare energia ma i primi dati trasmessi a terra hanno già dato risposte molto importanti.

Gli strumenti a bordo del lander avrebbero rilevato tracce di molecole organiche, in particolare il trapano, made in Italy, è riuscito a bucare il durissimo suolo ghiacciato della cometa nel quale sono imprigionati, oltre all’ acqua, mono e biossido di carbonio, metano, ammoniaca, sodio e magnesio. E’ andata peggio al MUPUS, lo strumento con cui Philae ha tentato di martellare la superficie della cometa, frantumatosi dopo alcuni tentativi.

Questi primi dati stanno facendo venire l’acquolina in bocca ai responsabili dell’ESA, la ricerca di molecole organiche è infatti uno dei principali obbiettivi della missione.

Una volta risvegliato, Philae avrà ancora molto lavoro da fare e ci vorrà del tempo per sapere se, come ipotizzano i sostenitori della panspermia, le comete possano essere quegli inseminatori cosmici che portano a spasso per l’universo i mattoni della vita.

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