Caos Libia, senza accordo politico sarà un nuovo Iraq
La Libia è sempre più nel caos, dinnanzi ad un bivio in cui imboccare la direzione sbagliata potrebbe significare percorrere una strada senza ritorno, con uno futuro fatto di instabilità e conseguenze socio – economiche non solo per Paese africano ma per l’Europa stessa, Italia in primis.
L’Isis ha ormai il controllo di Sirte, la città natale di Gheddafi, ed ha una posizione strategica e fondamentale, in quanto rappresenta uno dei più importanti porti libici, da dove partono le masse di profughi provenienti da Siria, Iraq, Africa centrale, Etiopia, Nigeria e Libia stessa. La exit strategy per cercare la pace dell’inviato Onu Bernardino Leon è ufficiosamente un fallimento, la via della diplomazia non sembra funzionare in un Paese ormai in guerra, frazionato dalle più diverse realtà che occupano i territori, diverse delle quali appaiono anche poco conosciuto. Il Parlamento di Tobruk ha chiesto alla comunità internazionale di intervenire in maniera concreta per sostenere la Libia nella guerra contro il terrorismo.
L’agenzia di stampa egiziana, Mena, ha diffuso un comunicato del governo libico in cui si “condanna quello che fanno queste milizie armate, che sono illegittime e costituiscono un pericolo per la comunità internazione, che deve intervenire per sostenere l’esercito nella guerra contro i terroristi”. Nel comunicato si chiede di “revocare l’embargo sulle armi dell’esercito libico che combatte il terrorismo da oltre un anno”. Se la comunità internazionale non troverà una soluzione entro poche settimane la Libia collasserà e diventerà un nuovo Iraq con conseguenze inimmaginabili considerato che mentre in Iraq la leadership era nelle mani degli Stati Uniti in questo caso è l’Europa che deve per prima trovare una soluzione. Se l’Isis prima aveva una presenza ridotta all’interno del Paese ora la bandiera nera sta spuntando a macchia di leopardo su tutto il Paese; purtroppo gli annunci dell’inviato Onu circa la formazione di un Governo di unità nazionale non si sono mai concretizzati ed ora pare ci sia una quarta bozza di risoluzione, così come confermato da Leon durante l’ultima conferenza che si è tenuta a Bruxelles sulla Libia.
Come ormai appare chiaro, senza una stabilizzazione del Paese non potrà mai esserci una soluzione alla piaga dei trafficanti che fanno partire i barconi carichi di uomini, donne e bambini che rappresentano l’immagine simbolo di una tragedia che appare inarrestabile.
L’Europa non ha più tempo da perdere, come ha detto lo stesso Leon durante la conferenza di Bruxelles, “il potere economico delle mafie – ha detto il rappresentante Onu – è sempre più importante nel paese, stanno cercando di contaminare le istituzioni e tutto ciò rappresenta una seria minaccia per il futuro dei libici”. Cosa accadrà nelle prossime settimane è difficile da prevedere, l’Italia cerca l’appoggio di tutta comunità europea sulla questione profughi, su cui l’Europa ha risposto “Ni”, l’Europa cerca l’appoggio della comunità internazionale ma gli Stati Uniti in primis sulla Libia si sono smarcati, nel contempo il governo libico più che la strada istituzionale cerca la guerra “avvertendo” che la linea adottata fino ad oggi non porterà nessun risultato se non l’arrivo dell’Isis sulle coste italiane attraverso i barconi.