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Scritto da nel Numero 123 - 1 Ottobre 2015, Politica | 0 commenti

Nicola Gratteri a 360° sul fenomeno ‘ndrangheta

Nicola Gratteri a 360° sul fenomeno ‘ndrangheta

Ha spaziato a 360 gradi Nicola Gratteri, accolto con grande affetto dalla gente di Soverato che ha gremito Piazza Matteotti per l’evento “Inviati a sud”. Intervistato da Alessandro Gaeta e dallo stesso Francesco Brancatella (entrambi giornalisti Rai per “Tv-7”), il magistrato calabrese per oltre due ore e mezza ha sviscerato il fenomeno ‘ndrangheta, soffermandosi spesso sull’inadeguatezza degli strumenti per combatterlo: «La lotta alla criminalità organizzata non è una priorità per la politica nazionale. Eppure basterebbe poco per non rendere conveniente delinquere. Finora chi ha governato in Italia non ha mai voluto rendere efficiente il sistema giudiziario, forse perché i manovratori non volevano essere disturbati».

 

Il racconto della vicenda che ha visto l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano porre, di fatto, il veto sulla nomina di Gratteri a Ministro della Giustizia lascia sempre un po’ basiti. Accadde che poco prima di entrare a Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio appena designato Matteo Renzi pare abbia telefonato, un’ultima volta, Gratteri, per avere ulteriore conferma del fatto che  avrebbe accettato l’incarico. Il magistrato calabrese confermò, visto che avrebbe avuto carta bianca da Renzi per rivoltare come un calzino il Ministero. Gratteri ha ricordato come, venuto a sapere del prolungarsi del confronto fra Napolitano e Renzi sulla composizione del governo, aveva già capito che era lui l’oggetto del contendere, il tassello non gradito nel puzzle dell’esecutivo proposto dal premier. Il fatto che Gratteri narri questa vicenda col sorriso sulla bocca e sempre determinato affinché la guerra alla mafia si vinca («ora la stiamo al massimo pareggiando e con questi strumenti non la vinceremo mai» ha chiosato) riaccende un filo di speranza.

 

Sulla Calabria Gratteri ha le idee chiare: è Nord Africa, più poveri rispetto a 20 anni fa, accecata dall’idea di fregare e da una mentalità assistenzialista. Eppure anche nei paesi a più alta densità mafiosa la ‘ndrangheta rappresenta una minoranza. Ma organizzata. Che ha gioco facile in quanto «il difetto peggiore del calabrese è l’individualismo». Se da un lato le mafie per esistere hanno bisogno del consenso popolare (emblematico il citato caso della rete di bunker sotterranei di Platì), dall’altro l’appartenenza alla ‘ndrangheta è, in fondo, un inferno: «In 30 anni di lavoro ho visto diversi capimafia piangere in carcere» ha ricordato il magistrato, che ha poi posto l’attenzione sulla vita miserevole delle donne di mafia: «nei centri ad alta densità mafiosa c’è il maggior consumo di psicofarmaci». Informatizzazione della pubblica amministrazione, infrastrutture, meno parole e più azione sono i rimedi accennati dal Procuratore aggiunto presso il Tribunale di Reggio Calabria per far risalire la china alla nostra regione. Perché «si parla di questione meridionale per non affrontare il problema. Non c’è più bisogno di discutere, occorre fare».

 

Ma non è soltanto il nostro sistema normativo ad essere inadeguato. La lotta alla mafia è affare mondiale e il contrasto messo in campo dalla comunità internazionale non è all’altezza della realtà criminale. «La cocaina viene prodotta allo stato naturale solo in Colombia, Bolivia e Perù. Per scoraggiarne la produzione occorrerebbe semplicemente incentivare i contadini di questi tre Paesi a produrre cereali o grano o mais consentendo loro di ottenere guadagni maggiori rispetto a quelli che incassano piantando la coca». Ma l’Onu è concretamente incapace ad affrontare problemi del genere. Gratteri ha reperito tutte queste informazioni anche recandosi in Sudamerica, nella selva amazzonica alle origini del narcotraffico, insieme ad Antonio Nicaso, con cui ha scritto “Oro bianco”, un libro che ripercorre le rotte del business planetario della cocaina.

 

Non cambia la situazione nel Vecchio Continente dove è «fallimentare il contrasto al narcotraffico» visto che si riesce a sequestrare solamente il 10 per cento della cocaina che giunge in Europa. Allora andrebbero cambiate «le regole d’ingaggio». Se la Spagna è «il ventre molle dell’Europa» per quel che riguarda la lotta alla criminalità organizzata, in Germania la strage di Duisburg non ha insegnato nulla poiché classi dirigenti e politici tedeschi continuano a sostenere che li la mafia non esiste.

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