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Scritto da nel Numero 131 - 1 Luglio 2016, Scienza | 0 commenti

Piccolo è bello

Piccolo è bello

Più di cinque secoli fa Cristoforo Colombo raggiunse un altro continente grazie al vento che gonfiava le vele delle sue caravelle. Fra qualche decennio lo stesso principio ci potrebbe portare  verso le stelle. Intendiamoci, non ci sarà un equipaggio a scrutare l’ orizzonte, la frontiera verso l’ esplorazione degli spazi interstellari passerà attraverso microsonde di pochi centimetri.

Come le caravelle salpate da Palos, anche questi minuscoli apparecchietti saranno dotati di vela, solo un po’ più piccola, circa un metro quadrato, e molto sottile. Quello che cambierà radicalmente sarà la forza propulsiva che dovrà portare le sonde nello spazio profondo. Le vele non saranno spinte dal vento, ma da potenti fasci di raggi laser inviati dalla Terra, un sistema che permetterebbe di raggiungere una velocità di 60.000 chilometri al secondo, pari a un quinto di quella della luce..

Fantascienza? Per Yuri Milner, il miliardario russo promotore del progetto nel quale è pronto a investire cento milioni di dollari, assolutamente no.

Una fiducia condivisa da altri sostenitori famosi, come Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, e il grande astrofisico Stephen Hawking.

La meta del viaggio è il gruppo stellare Alpha Centauri, distante poco più di quattro anni luce da noi, circa 40.000 miliardi di chilometri. Un abisso per il momento incolmabile a misura umana, la leggendaria sonda Voyager 1, partita nel 1977 e primo oggetto costruito dall’ uomo a lasciare il sistema solare, ci arriverebbe fra trentamila anni. Non farebbe molto meglio neanche la  più giovane New Horizon, che per arrivare su Plutone, vale a dire un tiro di schioppo rispetto alle distanze interstellari, ci ha messo una decina d’ anni.

Per i sostenitori del progetto, denominato Breakthrough Starshot, questi tempi si potrebbero ridurre drasticamente, fino a portare la durata del viaggio a una ventina d’ anni.

Una sfida ambiziosa, che presenta parecchie incognite. La prima è trovare le risorse finanziarie per l’ impresa, si parla di qualche miliardo di dollari per allestire la prima spedizione. Un’ altra sfida è riuscire a condensare in uno spazio grande quanto il palmo di una mano gli apparati e la strumentazione delle nanosonde, dalle telecamere, ai propulsori, ai sistemi di navigazione e di trasmissione dati. Ma Milner, che è un magnate della Silicon Valley, non sembra avere dubbi in proposito.

Ci sono poi i rischi  di collisioni durante il viaggio, a quelle velocità per le miniastronavi l’ impatto anche con un granello di polvere sarebbe fatale. In questo caso i sostenitori puntano sul fatto che lo spazio è quasi interamente vuoto e le probabilità di scontri bassissime.

Infine ci sono i tempi di realizzazione, per Milner e compagnia l’ obiettivo sarebbe effettuare il primo lancio nel 2069, centenario dello sbarco sulla Luna. In tal caso saremo pronti a commentare l’ evento dalle pagine dell’ Arengo.

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