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Scritto da nel Arte e Spettacolo | 0 commenti

“Une vie” di Stéphane Brizé

“Une vie” di Stéphane Brizé

“I film francesi hanno sempre quella vena poetica in più”. Che sia un luogo comune o meno, è vero. Sia per l’incedere soave della lingua, sia per il vastissimo retroterra culturale, sia per un piglio un po’ snob che risparmia loro notevoli cadute di stile, l’impressione è che alcuni film possano essere solo francesi, diversamente risulterebbero dei flop.

È questo il caso di Une vie di Stéphane Brizé, un film delicato e garbato, privo di grandi colpi di scena o di mirabolanti architetture narrative, un film fatto di puro cinema, segnato da una cifra stilistica ben riconoscibile e da un attento sguardo estetico.

Il film è tratto dal primo romanzo di Guy de Maupassant – di cui mutua anche il titolo – e la vita in questione è quella di Jeanne, giovane donna di famiglia nobile, candida e pura di spirito, che presto si troverà protagonista di un’inarrestabile discesa verso il dolore e la solitudine.

Già dalle prime inquadrature la macchina da presa indaga, scruta ogni rifinitura, si sofferma sui più impercettibili dettagli, indugia sui capelli, sull’incarnato dei volti, sull’ordito dei tessuti, come se in ogni minuzia si celasse una sfumatura necessaria al colore del racconto.

A far da contrappunto a questa sinfonia di suggestioni visive, poche parole garbate e sopite raccontano la quotidianità leziosa dei salotti e le emozioni dirompenti restano intime e mute, la paura e l’amore son qui raccontati con i silenzi. Tra il rumore delle posate sui piatti e il fischiare del vento si spendono le piccole e grandi tragedie che consumano la gioiosa innocenza di Jeanne. Un matrimonio combinato, il tradimento perpetrato dal marito cinico e meschino e la sua morte in un delitto d’onore, la scomparsa dei genitori, l’allontanamento in collegio del figlio e il suo dissipamento di ogni ricchezza.

Il castello che è stato luogo delle gioie e dei sogni della giovane si trasforma ad ogni accadimento in una gabbia cupa e asfittica, il formato 4:3 evidenzia questa chiusura restringendo la prospettiva, come se il mondo esterno e le possibilità di salvezza della protagonista si riducessero fino ad opprimerla nella sua irrimediabile solitudine.

Ad amplificare la percezione del declino, le tinte vanno sempre più scurendosi, la luce che illuminava il viso giovane e sognante di Jeanne va tramontando fino ad essere un barlume sul volto vecchio e stanco della protagonista.

«Tutto ha una fine e uno scopo» dice Jeanne in una sorta di preghiera o monologo nelle prime battute del film; sembra profetico e trova la sua corrispondente verità quando nell’ultima scena, ormai sola e rovinata, tiene in braccio la nipotina appena nata e si accorge che «la vita non è né così bella né così brutta come si crede» intravedendo così uno squarcio di speranza.

Il rapporto tra il film e l’opera letteraria si pone in maniera complessa perché, nonostante sia rispettata formalmente l’aderenza al testo, quella di Brizé è una prospettiva molto soggettiva: visionaria e frammentata. La narrazione non subisce interferenze nella trama né sconvolgimenti spazio-temporali, ma ciò che ne deriva ha una connotazione quasi surreale; posta come realtà la stesura del romanzo, quella che ne consegue è una trasposizione onirica ed è proprio in questo leggero equilibrio che si riconosce la cifra stilistica del regista.

 

Trama

1819, Normandia: la giovane e nobile Jeanne, appena uscita dal collegio, si apre piena di speranze alla vita e sposa un uomo crudele che la tradirà ripetutamente, subirà il lutto degli amati genitori e alla morte del marito crescerà il loro figlio che si rivelerà tanto viziato e inetto da ridurla in miseria.

 

Crediti

Titolo: Une vie / Regia: Stéphane Brizé / Interpreti: Judith Chemla, Jean-Pierre Darrousin, Swann Arlaud, Yolande Moreau/ Sceneggiatura: Stéphane Brizé, Florence Vignon (dal romanzo Une vie di Guy de Maupassant) / Fotografia: Antoine Héberlé / Montaggio: Anne Klotz / Produzione: TS Production / Paese: Francia / Anno: 2016 / Durata: 119 minuti.

Film in concorso alla settantatreesima Mostra del Cinema di Venezia.

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