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Scritto da nel Numero 143 - 1 Agosto 2017, Tempo e spazio liberi | 0 commenti

Sì, viaggiare

Sì, viaggiare

 

Estate andiamo è tempo di viaggiare e la dimensione del viaggio che accompagna queste pagine sin dai loro albori mostrandosi nelle sue variegate forme ritrova nel viaggiatore l’aggancio con la complessa profondità del reale. Qui da noi la dimensione personale con cui ci si approccia al viaggio in genere ruota intorno alle vacanze ed è specchio degli approcci alla vita. Riflette sia la configurazione del lavoro, più o meno sedentario, più o meno fisicamente faticoso, sia la propensione personale al gusto della vita libera dal lavoro.

Allora vogliamo distinguere la scelta delle ferie secondo la scala dell’essenzialità e dell’abbondanza.

Abbondanza è una scelta guidata dal desiderio di stare comodi, di preoccuparsi di dove mangiare al ristorante, della stessa spiaggia e stesso mare. Porta le persone a frequentare luoghi affollati, dove essere parte di esperienze collettive: dà alla nostra vita una dimensione circolare, con la sua attitudine alla sicurezza, alla ripetitività, alla stabilità delle amicizie, degli incontri, delle modalità di fruizione.

Essenzialità è il viaggio zaino in spalla, dove ci si ritrova in capo al mondo a mangiare una ciotola di riso o un panino, può esserlo il viaggio con mezzo proprio, il viaggio che non spende per ciò che ha tutto il resto dell’anno: è un viaggio lineare, che si infila tra valli e fusi orari, tra popolazioni e paesaggi, tra giorni e notti trascorsi verso ciò che ci è ancora ignoto e che solo domani si svelerà all’individuo che lo avrà compiuto.

La prima è una forma di rilassamento del corpo, la seconda dello spirito.

In entrambi i casi ci si svaga rispetto alla quotidianità del resto dell’anno: l’abbondanza cerca appagamento in lussi insostenibili ogni giorno, l’essenza ricerca soddisfazione nella semplicità che ogni giorno sfugge dalle mani. L’abbondanza salda sulla terra costruisce verticalmente su se stessa, l’essenzialità si orienta con il cielo per muoversi orizzontalmente sulla terra. L’abbondanza basta a se stessa, l’essenzialità si spoglia di sé per tuffarsi nel mare là fuori e nuotare. L’abbondanza riempie i silenzi di lunghe conversazioni, l’essenzialità riempie la bocca di silenzi e comunicazioni non verbali con lingue straniere. Ci si divide tra chi preferisce stare un giorno in più nello stesso luogo e chi non può rinunciare a giocare con un posto nuovo in una giornata nuova.

Quando si progetta una vacanza, ci si ritrova a scegliere tra i due estremi e la grande fortuna di chi viaggia per vacanza è che ci si può posizionare liberamente, scegliendo giorno per giorno che cosa più ci aggrada. Il progresso e il benessere ci hanno regalato una tale dimensione del viaggio che per millenni fino alla rivoluzione delle ferie del secondo Novecento, non era mai stata così. Quando partiamo ben sapendo che tra qualche giorno torneremo nel benessere della nostra modernità, spendiamo un pensiero per chi vive ancora nell’Ottocento e scappa sulle zattere spesso senza un posto dove poter tornare. Su una serie storica, sono loro la normalità

Buone vacanze

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