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Scritto da nel Media e Cultura, Numero 144 - 1 Ottobre 2017 | 1 commento

Lenta mente non mente

Lenta mente non mente

E’ proprio vero che la vita è un gioco ed il mondo cambia in base al punto di vista.

L’Arengo del Viaggiatore marcia fin dal primo passo in direzione ostinata e contraria, non piegandosi alle logiche dei blog e alle frenesie da social network. Se ci sembravano troppo corti gli spazi di Facebook per esprimersi e discutere, nel frattempo l’ancora più sincopato Twitter ha prodotto il nuovo Presidente americano. Oggi impariamo di essere molto trendy, perché siamo slow.

Il movimento slow nacque in contrapposizione al fast food e sta diventando sempre più un’esigenza di sopravvivenza. Per andare sano e lontano la saggezza di un tempo suggeriva di andare piano: adesso si chiama sostenibilità.

Una lunga marcia che comincia con un passo è sostenibile solo se si riesce a mantenere il proprio ritmo e per un’esperienza di tempo libero come L’Arengo non è né utile né dilettevole aggiornare i contenuti in tempo reale. Il punto della nostra mission è tenere aperto uno spazio per chi non svolge il lavoro del giornalista ma intende mantenere viva una possibilità espressiva di contenuti, più o meno intelligenti o innovativi ma certamente vivi ed originali: esprimere un’opinione e sostenerla entro qualche migliaio di caratteri. Per farlo occorre un tempo un po’ più lungo che per twittare in presa diretta e nel lungo periodo dei lustri e dei decenni la sfida che diventa possibile è quella di mantenere attiva una visione dei contenuti non schiacciata sul mainstream, un modo di vedere il mondo ma soprattutto di vivere un’esperienza social che non è quella dei social network principali, voyeuristi e rabbiosi.

La lentezza non è un fine di per sé, ma la condizione abilitante della profondità. Profondità che non necessariamente significa realizzare un approfondimento professionale, ma che identifica la modalità d’impegno rispetto all’esperienza svolta: è qui che si diventa comunità di valori e d’intenti e che si gettano le basi per aprirsi ad altre esperienze e, perché no, dopo tanti anni ci si ritrova parte di un movimento più grande di se stessi. La profondità nel tempo di pensiero consente di fermarsi a guardare spazi che altrimenti scorrono troppo veloci fuori dal nostro finestrino mentale. I tempi reali sono lunghi e si misurano con i decenni: la scuola che costruisce il lavoro, il lavoro che costruisce i tempi di vita, la vita che costruisce le famiglie e si procrea. Ripetuti nei decenni e nei secoli da miliardi di persone, questi riti plasmano il pianeta e la parola li racconta: i poemi epici costruiti in secoli di tradizione orali sono immortali, i social network di oggi si auto-distruggono dopo poche ore. Le parole ci aiutano a raccontare ciò che succede dentro e fuori di noi: continuiamo a raccontare il punto di vista del nostro mondo lento, seduti sulla riva dell’impetuoso fiume del web.

Approcciare il mare col cucchiaino certo non lo vuota ma dà a un altro bambino di che giocare.

1 Commento

  1. Congratulazioni per l’analisi lucida e grazie per lo strumento che fornite.

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