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Scritto da nel Economia e Politica, Numero 3 - 1 Ottobre 2006 | 0 commenti

Telecom Italia tra passato, presente e futuro

Telecom Italia e Marco Tronchetti Provera sono nella bufera. L'argomento è sulla bocca di tutti e le questioni centrali sono certamente la ristrutturazione della Telecom attraverso lo scorporo di Tim proposta dal Presidente dimissionario, l'elevato indebitamento della società e lo scandalo delle intercettazioni. Insomma c'è né per un film giallo. Ma partiamo dall'inizio, o quasi.

Il recente passato di Telecom inizia con la privatizzazione della società voluta dal primo Governo Prodi nel 1997 e continua con la scalata di Roberto Colaninno che scalza l'allora Presidente Franco Bernabè (insediatosi nel novembre 1998) dopo un'accesissima battaglia. È il 1999 ed il manager mantovano controlla la società con una quota al 52%. Il regno di Colaninno dura solo due anni: nel Luglio 2001 Pirelli ed Edizione Holding attraverso Olimpia assumono il controllo della società alla quale vengono posti al comando Enrico Bondi e Carlo Buora. Nel 2002 (Agosto) Bondi lascia la Telecom e gli succede Riccardo Ruggiero con la carica di amministratore delegato. Il 2002 vede anche l'uscita definitiva dello Stato con la vendita delle azioni residuali della società e vede l'entrata in Olimpia del bresciano Emilio Gnutti con una quota del 16%. Nel 2003 la storica Olivetti viene fusa in Telecom dando vita a Telecom Italia, si realizzano così i piani (già espressi precedentemente da Tronchetti Provera) di accorciamento della catena di controllo, accelerati ulteriormente nel gennaio del 2005 con l'incorporazione di Tim in Telecom con un OPA da 14,5 miliardi di euro. All'inizio di quest'anno, dopo gli scandali che l'hanno colpito, Gnutti esce da Olimpia: si rompono così i patti tra la finanziaria di Gnutti, Hopa, e i soci di Olimpia e tra Banca Intesa e Unicredito con Olimpia[1]. Pochi giorni fa Tronchetti Provera comunica al mercato lo scorporo di Tim e Guido Rossi a lui succeduto dopo le clamorose dimissioni in aperta polemica con il Presidente del Consiglio Prodi, fa dietro front comunicando al mercato la solidità della società. Nell'intenzione di Tronchetti c'era la riduzione del debito di Telecom (circa 41 miliardi di euro): Tim per la seconda volta rischiava di esser usata come copertura dei debiti della controllante (infatti già nell'OPA del 2005 Tim fu incorporata per portare profitti in Telecom e contenerne il debito).

Il presente di Telecom è un lunga catena di società: la SPA di Marco Tronchetti Provera (con i figli Giada, Ilaria e Giovanni) attraverso il 61% di Gpi controlla il 50,1% di Camfin che a sua volta partecipa Pirelli & C con il 25%. Telecom è controllata da Olimpia, società che ha nel suo capitale oltre a Pirelli, con il 57% delle azioni, anche la famiglia Benetton. Il presente è anche l'ormai celebre cifra dei 41,3 miliardi di debito, che secondo Rossi scenderà entro la fine di quest'anno a 38 miliardi.

Il futuro di Telecom è grigio, grigio per tre motivi. Il primo è che l'insediamento di Guido Rossi appare sempre più come una mossa per comunicare al mercato fiducia e sicurezza, caratteristiche che evidentemente Tronchetti non era più in grado di apportare alla gestione. Rossi ha uno spessore professionale e una credibilità che possono aiutare la società a superare una fase di crisi? La risposta è difficile ma è sicuro che la credibilità di un management che in meno di due anni ha fatto tutto ed il contrario di tutto (ed il riferimento è all'incorporazione di Tim e alla recente proposta di scorporo da Telecom per motivi meramente finanziari e non certamente strategico-industriali) si è ridotta notevolmente.

Il secondo motivo è l'inversione di tendenza in pochissimi giorni: dallo scorporo di Tim da Telecom con la volontà di creare una media company (senza contenuti propri, fatto di per se discutibile) alle dichiarazioni di Rossi che vedono eventuali cessioni solo finalizzate al perseguimento degli obiettivi di sviluppo. Il piano di scorporo appare più che altro un modo per risollevarsi da una situazione di crisi e di debito elevato, piuttosto che una strategia di largo respiro e di lungo periodo.

Il terzo motivo è l'immagine che la vicenda delle intercettazioni[2] può avere fuori dai confini nazionali. L'immagine del nostro paese – già assai controversa in ambito finanziario anche se risollevata con la felice risoluzione del caso Bankitalia – e di una grossa società come Telecom rischia di essere danneggiata irrimediabilmente. Le conseguenze di questo sono certamente reputazionali e potrebbero anche essere finanziarie. Nel secondo caso si sommerebbero a quelle che già si presentano oggi con un titolo che vale la metà di quello che valeva ai tempi dell'acquisto dell'industriale milanese.

Nel Febbraio del 2002 l'intento di Tronchetti era di fare di Telecom l'azienda leader tra le società di tlc in Europa, oggi pare proprio che i piani sul futuro debbano essere diversi o quantomeno più realistici.


[1] Le due banche erano nella società dal 2001.

[2] A queste vanno sommate le possibili conseguenze dell'esistenza di conti cifrati all'estero in terra elvetica, fatto ancora da provare, visto che nessun illecito è ancora stato riscontrato dai giudici.

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