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Scritto da nel Economia e Politica, Numero 7 - 1 Dicembre 2006 | 0 commenti

Giornata Internazionale per il No alla violenza contro le donne

Lo scorso 25 novembre si è celebrata la “Giornata Internazionale per il No alla Violenza Contro le Donne”. Innumerevoli manifestazioni organizzate in tutta Europa per ricordare le donne vittime di stupri, abusi, molestie, hanno visto migliaia di persone scendere in piazza per gridare il proprio no alla violenza. La scelta del 25 novembre come data internazionale vuole essere un omaggio al ricordo delle sorelle Mirabel, protagoniste della lotta rivoluzionaria contro il dittatore domenicano Trujillo, che proprio a causa della loro militanza politica il 25 novembre 1960 furono torturate, violentate ed infine uccise, inscenando un incidente stradale, dai servizi militari domenicani. Patrio, Minerva, e Maria Teresa Mirabel non rappresentano che una delle tante storie che si possono narrare a testimonianza di un problema ancora incredibilmente attuale, non sono che una piccola goccia che si perde nel mare della violenza.

Secondo dati forniti da Amnesty International, in Guatemala fra il 2001 ed il 2004, circa un migliaio di corpi di donne, di età compresa fra i 13 e i 36 sono stati ritrovati, lungo le strade o nelle camere d'albergo, mutilati, decapitati e spesso sfregiati dalla scritta “morte alle cagne”, in ricordo delle forme di tortura utilizzate durante gli anni della guerra civile. Il 90% di questi omicidi rimane ad oggi irrisolto.

A Ciudad Juárez (Messico), fra il 1993 ed il 2000, circa 300 donne furono uccise dopo essere state sequestrate, torturate e violentate, la maggior parte di loro erano studentesse o lavoratrici delle “maquila”, industrie di assemblaggio delle zone franche. Nel 2001 il governo messicano, su pressioni internazionali, rende il caso oggetto d'indagine, ad oggi gli assassini non hanno ancora un nome.

Questi sono solo alcuni casi, ma la lista è lunga, interminabile, d'altronde non serve rifarsi ai dossier di Amnesty o dell'UNIFEM (Fondo delle Nazioni Unite per la Donna), che ci ricorda che una donna su tre nel mondo, durante la sua vita, è vittima di violenza, basta aprire un qualsiasi quotidiano per rendersi conto della portata di un problema che se pure ha per oggetto le donne, non riguarda esclusivamente l'universo femminile ma la società intera.

Vorremmo che la “Giornata Internazionale per il No alla Violenza Contro la Donna” non si risolvesse unicamente in una manifestazione a carattere sessista, perché ogni crimine commesso contro una donna in quanto individuo è un crimine commesso contro l'intera comunità. Ogni abuso, ogni violenza contro il singolo è prima di tutto un abuso ed una violenza contro la collettività, contro una società della quale si disconosce il codice etico. Nessuno di noi dunque, uomo, donna o bambino che sia si senta escluso, tutti potenziali vittime e ugualmente responsabili, non permettiamo che il 25 novembre si risolva in una sterile lotta fra sessi. Ancor prima di essere un problema di natura sessuale e politico-sociale, la violenza contro le donne è un problema di natura culturale; educhiamo e educhiamoci al rispetto, scendiamo in piazza, ma che accanto a noi ci siano nostro padre, il nostro compagno, nostro figlio, perché la libertà, così come la sofferenza non hanno sesso né colore.

A Madrid, il 27 novembre, alla presenza del premier Jose Luis Rodriguez Zapatero, il Consiglio d'Europa ha lanciato una campagna volta a sensibilizzare governi e opinioni pubbliche sul tema della violenza alle donne. “Prevenire e combattere la violenza contro le donne”, questo lo slogan di una campagna che punta a promuovere a tal fine l'applicazione di provvedimenti legislativi e piani di azione nazionale. Ci auguriamo che Madrid sia il punto di partenza perché arrivi il giorno in cui non ci sia più bisogno di un 25 novembre.

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