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Scritto da nel Numero 7 - 1 Dicembre 2006, Politica | 0 commenti

La politica italiana

Quando vota la maggiore potenza del mondo altro che il battito d'ali di una farfalla, le conseguenze straripano fuori dal continente nordamericano come se tracimassero le cascate del Niagara. Lo vediamo nell'Italia del bipolarismo come siamo sensibili agli schizzi: Clinton e la prima legislatura Made in Ulivo, B&B Berlusconi e Bush che vanno a braccetto finchè non si ritrovano sull'orlo della Bancarotta della serie B il primo e sconfitto il mese scorso il secondo.

La relazione causa-effetto non è univocamente definita e dipende dai differenti calendari nazionali. Tuttavia l'aria che tira – in un contesto globale – è la stessa. Di questo si tratta quando ci si interroga sulle ragioni della sconfitta dei Repubblicani ricercandole nella guerra in Iraq, invece che nei rapporti personali del candidato in Virginia o dei rapporti sessuali del candidato da un'altra parte. I quali pure avranno avuto il loro effetto.

Un esempio valga per tutti. La prima vittoria di Schwarzenegger in California era stata la sconfitta dei Democrats nel proprio feudo, oggi il sequel è una sconfitta dell'ala più integralista dei conservatori. Quelli, per intenderci, che ispiravano Marcello Pera mentre scriveva i libri con il cardinale Ratzinger.

In Italia siamo soggetti a forti sbalzi di vento e di umore.

Oggi pare che la Finanziaria di Prodi abbia scontentato tutti ed i motivi appaiono ben evidenti: ci vogliono far pagare le tasse. E non solo ai lavoratori dipendenti. Altro che il battito d'ali di una farfalla, questi sono comunisti. D'altronde in campagna elettorale la tv ce lo aveva detto chiaramente, ma noi con quella voglia di fare sempre le cose prima degli altri (anche se non di Zapatero) avevamo comunque voltato pagina. Ma sì – ci saremmo detti – che ce ne importa di quei 10 euro al mese in busta paga, dal momento che poi Prodi ha comunque promesso che i meno ricchi non li tocca. Sarà che quel volto padano, rotondo e democristiano, nonostante i dieci anni in più ancora una volta ci piaceva.

Infatti ci rassicura, tanto che nel bel mezzo degli scandali del pallone abbiamo anche vinto i mondiali. E subito dopo quando il vento aveva rinforzato, il premier si era sornione acquattato sottocoperta, abbassando le vele per aspettare che fosse il fiume a porgergli davanti il cadavere del nemico.

Dicevamo di polemiche e sbalzi d'umore. Ma quali gli elementi principali di polemica? L'indulto? L'hanno votato tutti, così come il decreto sulle intercettazioni: a Berlusconi è pure passata la voglia di fare politica. Forse preferirebbe ritornare allo spettacolo ed al suo Milan, che senza Galliani e Moggi e Sheva spettacolo ne fa poco, con quel Maldini che un ragazzino non lo è più. La Finanziaria? Ora affronta lo scoglio del Senato, ma il fatto che sul decreto fiscale la maggioranza (inclusi i senatori a vita) abbia abbondantemente tenuto lascia il buon umore sui volti dei dirigenti del centrosinistra.

Con il numero 7 dell'1 Dicembre apriamo dunque il calendario dell'Avvento dell'Arengo, su questa Italia che sembra sempre più una Bianca Balena. Quel signore alto alto che scrive dossier sulla Telecom ed intrallazza con i proprietari dello scudocrociato: un vecchio amico. Che come la Vecchia Signora, che scalpita in cima alla serie B, si prepara a tornare ai ranghi che le spettano.

Sotto l'albero di Natale la sorpresa più sorprendente. Ve lo ricordate quel calciatore che difendeva il suo direttore generale, contro il vento di tempesta degli scandali? Ebbene sì, i francesi gli hanno consegnato il Pallone d'Oro. Ci manca solo che dopo essersi spolpati un po' il nostro settore energetico ereditino un po' dei debiti di Alitalia. Le ferrovie? Evviva, perché no?, insieme al problema di Napoli (che sarà un problema Napoli? Qualche poliziotto ed un rigore in più e via con la festa per lo scugnizzo Pallone d'Oro) risolviamo anche quello di Trenitalia. Presidente Napolitano, L'Arengo ha fiducia. Siamo campioni del mondo, parbleu. Lo sappiamo fin dal numero 0.

Mannaggia chi pensa male e ci prende. Chi si immagina accordi sottobanco dove tutto è in vendita, ogni cosa al suo prezzo. Da bambini ci si scambiava le figurine, da adulti ci si scambiano icone in carne e ossa. Per guadagnarsi un sorriso e un affare.

La sfida è dura e lo sarà sempre più quando fuori dalla coperta il timoniere Prodi dovrà saper tenere le redini del sempre bizzoso ed inquieto Paese. Sulla barca del Partito Democratico, sulle cui vele soffia in poppa il forte vento che viene dall'Oceano.

Ci sarà da tenere saldi i nervi e le braccia, qui in mezzo al Mediterraneo. Sulle cui sponde si spara e tra i cui flutti annegano popoli migranti.

8 anni fa occorse un cambio di skipper, questa volta ci pare di no.

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