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Scritto da nel Numero 7 - 1 Dicembre 2006, Politica | 0 commenti

Mediare la realtà: il marketing della politica

Nella società moderna la globalizzazione della politica si è manifestata attraverso la contaminazione del linguaggio, dei contenuti e delle forme. Gli Stati Uniti da questo punto di vista sono,a mio avviso, lo specchio di questo fenomeno. I candidati conducono le proprie campagne elettorali attraverso i mass-media. Le informazioni veicolate dai media costituiscono, per molte persone, l'unico contatto con la politica. Gli impegni, le promesse e la retorica presenti nei servizi trasmessi dai telegiornali, nelle rubriche dei giornali e negli editoriali forniscono gran parte delle informazioni in base alle quali i cittadini devono formare le proprie decisioni di voto.

Benché le prove a sostegno della tesi secondo cui, in occasione delle campagne elettorali, i mass media modificano profondamente gli atteggiamenti del pubblico siano tutt'altro che conclusive, esistono prove ben più forti del fatto che le conoscenze degli elettori derivano dalla enorme quantità di informazioni che, nel corso di ogni campagna, vengono loro fornite. Berelson, studioso di comunicazione, afferma con grande concisione “per ogni argomento, molti sentono ma pochi ascoltano”. Treneman e MacQuail nel corso di uno studio condotto sulle elezioni inglesi del 1959 concludono che gli elettori apprendono effettivamente dai media. Inoltre “assorbono le notizie” in maniera direttamente proporzionale all'enfasi posta dai mass media sui temi della campagna elettorale. Oggi negli Stati uniti i metodi del business si sono affermati al punto che i partiti hanno virtualmente cessato di esistere, le campagne elettorali sono sempre più personalizzate e le esigenze della pubblicità politica hanno conferito al denaro un ruolo chiave.

Una volta sfumata la distinzione tra elettore e consumatore e tra democrazia e mercato, una buona strategia elettorale deve cercare di disaggregare la coalizione avversaria, reputata friabile. Vanno perciò privilegiate le tematiche suscettibili di distogliere da essa un numero sufficientemente grande di aderenti. Meno l'elettore è politicizzato, e più le tematiche che determinano un divario (wedge issues) possono divenire accessorie. La tecnica del focus group ha come obiettivo quello di analizzare da vicino le reazioni e motivazioni di un campione di testimonianza, formato in generale da persone retribuite per la loro prestazione, inviate a reagire in diretta alle frasi e alle immagini di un candidato, attraverso un tramite collegato a un computer. I risultati compaiono sullo schermo in tempo reale, e consentono così agli esperti di valutare gli argomenti che funzionano e quelli da evitare. Secondo gli esperti americani, questo elettrocardiogramma consentì a Bush padre di vincere la corsa alla Casa Bianca.

Le elezioni di metà mandato del 2 dicembre, confermano l'apparizione di un nuovo potere nella politica americana, quello dei consulenti di comunicazione. Sidney Blumenthal, consigliere degli Stati Uniti e teorico della “Terza via” postulata da Clinton e Bush afferma che gli strateghi della comunicazione, al fine di accrescere la proporzione degli indecisi e quindi più soggetti all'influenza del marketing politico, cercano di accelerare la smobilitazione dei partiti e lo sbandamento degli elettori, esagerando la portata di piccole divergenze simboliche, facilmente manipolabili presso una massa spoliticizzata. Nella campagna elettorale del 2002, in Michigan, uno dei dieci stati chiave, i repubblicani trovarono la linea d'attacco per battere il candidato democratico, l'allora governatore Michael Dukakis. Dukakis, contrario alla pena di morte, concesse una licenza premio ad un detenuto nero che ne approfittò per violentare una donna bianca. Questo caso fu sfruttato fino alla nausea dai spin doctor repubblicani, ritmando la campagna fino alla vittoria finale.

Il principio è lo stesso: tutti devono martellare sullo stesso argomento senza mai stancarsi.

Un personaggio che merita particolare attenzione è Dick Morris uno dei più influenti consiglieri dell'attuale presidente degli Stati Uniti. Tra il 1994 e il 1996, Morris, repubblicano, mentre organizzava la campagna per la rielezione di Clinton, manteneva i contatti con il di lui avversario Robert Dole.

“Forse per il partito democratico era venuto il momento di sacrificare la purezza ideologica per valorizzare il proprio potenziale elettorale”, queste le parole di Morris. Infatti Clinton durante quella campagna elettorale fece proprie le più popolari idee repubblicane “legge e ordine”, controllo della spesa pubblica al fine di attirare a sé parte dell'elettorato deluso di destra.

La politica americana è incamminata ormai verso una deriva centrista e sempre più le modalità delle campagne elettorali americane vengono riprese dai paesi occidentali, basti pensare alle conventions di Forza Italia o al nascente Partito Democratico o alla Grande Coalizione tedesca, ma è veramente il caso di ridurre lo spazio della nostra vita politica a dibattiti tra due coalizioni quasi identiche tra loro?

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