Pages Menu
RssFacebook
Categories Menu

Scritto da nel Energia e Ambiente, Numero 16 - 1 Maggio 2007 | 0 commenti

Il paradosso dei bio-combustibili

Recentemente il World Resource Institute ha affermato che il 95% dei carburanti utilizzati a livello mondiale e' prodotto da combustibili fossili.

In questa nuova era di allarmismo ambientale si sottolinea come tale dipendenza rischi di provocare nel lungo periodo effetti problematici a causa de:
1. l'emissione di gas serra, fattore che contribuisce al riscaldamento globale del pianeta
2. la esauribilita' del petrolio, fattore che presuppone come questa fonte non possa costituire ad oltranza la spina dorsale dei trasporti.

Se a queste due problematiche aggiungiamo il fatto che il costo di spostarsi con un mezzo proprio varia periodicamente a seconda dell'evoluzione (non sempre piacevole) di scenari geo-politici mondiali che vedono come protagonisti personaggi non altrettanto piacevoli del calibro di Bush, Putin, Chavez o Ahmadinejad, allora la volonta' di diminuire la dipendenza dal petrolio sembra essere giustificata da ben tre motivi
1. la stabilizzazione di gas serra nell'atmosfera
2. una maggiore indipendenza da fonti che, in casa nostra, non possediamo (e quindi una maggiore sicurezza energetica domestica)
3. la stabilizzazione dei prezzi dei combustibili

Quale la strategia per svincolarci dal petrolio senza dover tuttavia ripiegare sulle carrozze trainate da cavalli?

In linea di massima la combustione di petrolio e derivati puo' diminuire:
1. consumando di meno (meno spostamenti e minor utilizzo dell'automobile)
2. cambiando il mezzo di trasporto (mezzi alternativi all' automobile che non funzionino a benzina come il treno o la bicicletta socialista[1]), oppure
3. utilizzando lo stesso mezzo di trasporto, ma cambiando il carburante necessario a metterlo in moto.

In uno scenario dove il consumo rimane il motore della crescita economica e dove le lobby automobilistiche non sono disposte ad ingranare la retromarcia, la terza opzione e' quella abbracciata dal mercato e dalle istituzioni pubbliche mondiali.

Il mercato dei bio-combustibili

Bio-combustibile e' un termine generico che indica una gamma di carburanti con proprieta' e rendimenti che variano a seconda della materia prima utilizzata[2].

Recentemente la produzione di bio-combustibili e' cresciuta ad un tasso annuo del 15%. Il seguente grafico mostra come la produzione di etanolo sia piu' che raddoppiata nei primi cinque anni del 2000.

Produzione mondiale di Etanolo 1975 – 2005[3]

Fonte: EarthTrends 2007, elaborazione dati Earth Policy Institute, 2006.


Mentre la produzione di etanolo proviene per il 90% da coltivazioni di canna da zucchero in Brasile e di mais negli Stati Uniti, al contrario la produzione di bio-diesel, sebbene ancora ad uno stato embrionale, vede come protagonisti principali i paesi dell'Unione Europea.

Primi cinque produttori di Bio-fuel nel 2005

fonte: EarthTrends, 2007 sui dati WorldWatch, 2006 e U.S. Department of Energy, 2006


A fronte dei recenti sviluppi del mercato dei bio-combustibili, la UE ha stabilito in data 9 Marzo del 2007 che entro il 2020 almeno il 10% del totale dei consumi per autotrazione dovra' provenire da biocarburanti.

Tanto di cappello alla Commissione per l'impegno ecologico dimostrato.

Tuttavia, sebbene una parola tanto ecologica quanto accattivante come bio sia oggi percepita come sinonimo di qualita' e sostenibilita' ambientale, rimane tuttora da valutare quali possano essere le conseguenze derivanti dalla nuova politica comunitaria.

Infatti, se l'apertura di centri di disintossicazione dal petrolio e' operazione sensata da un punto di vista economico ed ecologico, affinche' le condizioni del paziente migliorino bisogna comunque assicurarsi che le medicine somministrate siano quelle appropriate.

Rischi e opportunita' legate alla produzione di bio-combustibili


Come accennato, l'aumento di produzione di biocombustibili in casa nostra ha il desiderato effetto di ridurre la dipendenza dal petrolio importato, aumentando potenzialmente la stabilità e la sicurezza domestica, stimolando l'economia rurale e creando posti di lavoro.

Sul vantaggio derivante da una drastica riduzione delle emissioni e' invece necessario riflettere: se e' vero che la coltivazione di biomasse e' in grado di assorbire anidride carbonica durante il processo di fotosintesi clorofilliana, e' altrettanto vero che la coltivazione e fertilizzazione di biomasse richiede macchinari e pesticidi inquinanti, cosi' come la distillazione, fermentazione e trasporto del bio-carburante stesso[4].

Come risultato, l'energia richiesta per la sola generazione dal mais di un gallone di etanolo corrisponde al 60-75% dell'energia prodotta (NRDC, 2006), riducendo le emissioni di gas serra rispetto alla classica benzina non del 100%, ma del 15-40% (WorldWatch, 2006).

Diversamente dall'etanolo ottenuto dal mais, quello ottenuto dalla barbabietola da zucchero e il biodiesel hanno maggiori rendimenti, consentendo una riduzione di gas serra rispettivamente del 40-90% e 45-75%.

Se queste fossero le uniche conseguenze, l'ago della bilancia penderebbe a favore della nuova strategia comunitaria, ma gli effetti collaterali non finiscono qua.

L'esplosione del mercato dei bio-carburanti e la maggiore convenienza che i paesi sviluppati hanno ad importare le materie prime rispetto ad una loro coltivazione domestica stanno provocando deforestazioni fino a 10 anni fa impensabili. L'ONU ha recentemente pubblicato un documento secondo il quale il 98% della foresta pluviale indonesiana rischia la scomparsa entro il 2020, principalmente a causa della produzione di biodiesel da olio di palma per il mercato europeo[5].

I dati riportati sono stime, oggetto di dibattito, ma sufficienti a mettere in discussione la presunta e dogmatica sostenibilita' di ogni prodotto il cui nome sia preceduto dal suffisso bio.

Inoltre, la possibilita' di trasformare biomasse in carburante fa si' che mais barbabietole o soia diventino allo stesso tempo alimento per uomini e macchine.

Una competizione di cui si conosce gia' il vincitore, dal momento che chi possiede un'automobile ha per definizione un maggiore potere di acquisto di chi muore di fame.

L'aumento della domanda di queste materie prime ha provocato il raddoppio del prezzo del mais, causando numerose proteste per le tortillas in Messico. Il prezzo della farina ha raggiunto il suo massimo degli ultimo dieci anni e le scorte di entrambi i cereali hanno raggiunto i livelli minimi degli ultimi 25 anni[6]. La ragione principale di queste crisi alimentari e' stata secondo la FAO la maggiore richiesta di etanolo prodotto sia dal mais che dalla farina. Materie prime sempre piu' convenienti la cui coltivazione sta invadendo il territorio con conseguente irriversibile perdita di biodiversita' e che culminera' in pochi anni nell'esplosione di coltivazione di organismi geneticamente modificati.

Le popolazioni indigene del Mato Grosso affermano “soybeans are killing us”; monocolture queste responsabili della degradazione della foresta pluviale in Argentina, della foresta Amazzonica in Brasile (sempre piu' rischio dopo il biofuel agreement siglato tra i presidenti Lula e Bush), e della Malta Atlantica in Brasile e Paraguay.

L'utilizzo di biocarburanti ha un senso se prodotti da scarti agricoli o da piantagioni non alimentari su terreni marginali; al contrario lo stile di vita occidentale basato sulla cultura dell'automobile sta sottraendo terra per l'alimentazione delle popolazioni del Sud, provocando una deforestazione con la paradossale conseguenza di un aumento, invece di un contenimento, dei gas serra.

“Land must be used to feed people, not cars”. Con questo motto la Biofuelwatch organization ha chiesto con una lettera aperta all'Unione Europea di rinunciare all'obiettivo di uso di biocarburanti in Europa.

Lettera che, per saperne di piu', vi invitiamo a leggere (anche in italiano) al sitto www.biofuelwatch.org


[1] La frase “El socialismo puede llegar sólo en bicicleta.'' pronunciata da José Antonio Viera-Gallo, a suo tempo sotto-segretario della giustizia durante la presidenza di Salvador Allende, e' l'incipit del saggio “cult” di Ivan Illich “elogio alla bicicletta”. Pubblicato nel 1974 con il titolo originale Energy and efficiency, puo' essere interamente scaricato in lingua originale al sito

[2] Da http://it.wikipedia.org/wiki/Biomassa: Dalla fermentazione dei vegetali ricchi di zuccheri, come canna da zucchero, barbabietole e mais, spesso prodotti in quantità superiori al fabbisogno, si può ricavare l'etanolo o alcool etilico che può essere utilizzato come combustibile per i motori a scoppio, in sostituzione della benzina. Dalle oleaginose (quali girasole, colza, soia) si può ottenere per spremitura il cosiddetto biodiesel. Tramite opportuno procedimento è inoltre possibile trasformare le biomassse di qualsiasi natura in BTL (Biomass to liquid), un biodiesel ottenuto appunto da materiale organico di scarto o prodotto appositamente con colture dedicate.

[3] 1 gallone Americano equivale a 3,785411784 litri

[4] “Pesticidi e fertilizzanti sono ottenuti con ampio utilizzo di fonti fossili. Il trasporto all'impianto che lo trasforma in etanolo costa e consuma energia. Non solo, ma siccome l'etanolo è più corrosivo della benzina, non può essere trasportato in oleodotto e ci vogliono appositi serbatoi montati su treni e autotreni. È chiaro che tutto ciò mette in moto un enorme e profittevole business che spazia dal settore automobilistico a quello ferroviario, dalle raffinerie all'agricoltura”. Marzio Galeotti, l'obbligo di fonti rinnovabili 21 – 03 -2007, www.lavoce.info

[5] UNEP e UNESCO, Febbraio 2007. The Last Stand of the Orangutan. State of Emergency: Illegal Logging, Fire and Palm Oil in Indonesia's National Parks.

[6] Nils Blythe, 23rd March 2007. Biofuel demand makes food expensive. BBC Online.
. Eoin Callan and Kevin Morrison, 5th March 2007. Food prices to rise as biofuel demand keeps grains costly. Financial Times.8. Keith Collins, chief economist, US Department of Agriculture. Quoted by Eoin Callan and Kevin Morrison, 5th March 2007, ibid.
Food and Agriculture Organisation, December 2006. Food Outlook 2.

http://www.fao.org/

Scrivi un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>