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Scritto da nel Numero 24 - 16 Settembre 2007, Politica | 0 commenti

Il V-Day

Lunghe file per sottoscrivere la legge di iniziativa popolare che mira alla diminuzione del potere dei parlamentari italiani: è stato un successo la manifestazione, organizzata dal movimento di Beppe Grillo, per contrastare la corruzione diffusa nel parlamento.

E' stata una serata in cui finalmente si è parlato di contenuti, di politica, di questioni cui la gente ha a che fare ogni giorno. Si è parlato di precarietà, abusivismo edilizio, trasparenza delle istituzioni, regolamentazione dei mercati finanziari, informazione e, soprattutto, di democrazia, di come sia possibile essere effettivamente cittadini e non semplici spettatori delle decisioni altrui.

Si è arrivati alla conclusione che, attualmente, il parlamento e il governo sono composti da persone con cariche nominalmente elettive che in realtà agiscono secondo logiche indipendenti dai bisogni della gente.

La macchina amministrativa è un automa che prosegue da solo secondo un sentiero già tracciato da poteri non elettivi: il mercato e i mezzi di comunicazione.

In campo economico-finanziario, il governo, con l'avvallo del parlamento, si è tramutato nel braccio esecutivo delle decisioni prese dalla banca centrale europea, per cui gli unici obiettivi sono un basso tasso di inflazione per la salvaguardia delle rendite. Beppe Grillo fa notare come tutti quei discorsi sul debito pubblico e sul taglio delle spese facciano incazzare i cittadini, perché i problemi percepiti sono altri: la mancanza di occupazione, la difficoltà nel pagare l'affitto, i debiti che crescono nei confronti delle banche mentre i figli sono all'università. E sempre Beppe Grillo fa notare come questi cittadini in realtà non siano stupidi, perché capiscono l'importanza di abbassare il debito pubblico, ma capiscono ancora più chiaramente come tutte queste manovre vengano puntualmente sperperate in costruzioni di ponti maestosi e opere d'arte di dubbia bellezza. Brillante l'intervento dell'architetto polacco Massimo Majowiecki, polemico nei confronti di quelle amministrazioni che spendono denaro pubblico per costruire “ponti curvi che terminano laddove iniziano”, in consulenze superpagate e artisti famosi.

C'è poi il capitolo amaro dell'informazione, discusso specialmente dagli invitati Sabina Guzzanti, Massimo Fini e Alessandro Bergonzoni, dove i ruoli tra giornalismo e governo si sono quasi ribaltati: nelle politiche sociali, il governo, con l'avvallo del parlamento, si è tramutato nella cassa di risonanza dei mezzi di comunicazione, detenuti da un ristretto manipolo di persone con interessi spesso in conflitto con quelli della popolazione. Nei telegiornali dei puffi di Mediaset la cronaca predomina su tutti gli altri temi, e si evita di parlare di politica. Nei telegiornali rai dominati dai partiti, invece, predomina la “politica”, ma si tratta di una politica priva di contenuti, il famoso teatrino in cui si dice tutto e il contrario di tutto ma soprattutto non si dice niente. Dice Bergonzoni: ogni giorno siamo feriti dalla cattiva informazione, e per giunta per curarci ci mettono le bende agli occhi. Seppelliti dalle urla della cronaca nera e giudiziaria, i cittadini non vengono informati sui patti tra le lobby che dominano il paese: il gruppo di controllo della Telecom e dei mezzi di informazione.

Sono stati volgari questi manifestanti, e questo Beppe Grillo. Dicevano un sacco di parolacce e, tra una parolaccia e l'altra, arrivava un professore di economia che spiegava come l'attuale flessibilità in entrata (definizione molto ambigua) si chiami invece, in mancanza di crescita e occupazione, precarietà, tradotta in varie lingue in tutte le parti del mondo con ricatto, bassi salari, impossibilità di pensare al futuro e di fare dei figli. Ed ecco l'ultimo punto fondante di questo incontro gigante, ilare e volgare, nel senso però di genuinamente popolare: è l'ora del ricambio generazionale. Dice il manifestante Federico: “il principale motivo per cui sono venuto qui è per mandare a casa la generazione del '68, che governa, appunto, dal '68″. Già un paio di generazioni sono state tagliate fuori: i tanti volontari che hanno organizzato il V-day vogliono per l'appunto evitare che ciò si ripeta.

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