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Scritto da nel Numero 24 - 16 Settembre 2007, Politica | 0 commenti

La distrazione di massa

Le parole nascono, si evolvono, materia molle che si lascia plasmare dalle mani callose di noi artefici del linguaggio. Le parole si piegano sotto il peso schiacciante della modernità che incalza, cartine di tornasole della società contemporanea. A volte si perdono nei meandri della storia, per poi essere riesumate da vecchi uomini nostalgici del passato, e a volte arrendevoli di un processo naturale semplicemente muoiono, per lasciare il posto a parole nuove.

In questo terzo millennio, epoca delle grandi democrazie parlamentari, in cui vige la regola delle tre I, facendo risultare obsoleto chi prodiga l'insegnamento scolastico di grammatica e logica, nuove parole stanno nascendo. Espressioni moderne che raccontano di una società tutta proiettata verso il futuro, verso nuove, scintillanti forme di potere. Una di queste è: “DISTRAZIONE DI MASSA”.

Siamo abituati a credere che la libertà d'espressione, di stampa, d'informazione siano conquiste assodate nella società contemporanea, e le lotte ad esse congenite appartenenti ad epoche ormai passate. Certo talvolta si sente ancora parlare di “censura”, terribile spauracchio che riemerge da tempi lontani e turba i sogni tranquilli i noi uomini democratici. Ma chi ci crede davvero? Basta andare in edicola per dissolvere ogni dubbio e screditare quei pazzi che si riempiono la bocca di parole che non ci appartengono più. Censura?! Migliaia di fogli di carta stampata vedono la luce ogni giorno, capaci di soddisfare i desideri di ognuno di noi. Ogni credo, ogni fede, ogni bandiera ha nell'alto dei cieli il suo santo “quotidiano”. Senza parlare poi della tv e della libertà di scelta che ci offre: dal fedele Emilio, alla sovversiva Milena, dal buon vecchio Bruno, al tanto caro Enrico, pensare che hanno ridato la parola persino a quel vecchio tendenzioso di Enzo. Di che lamentarsi allora, e che senso hanno le parole “distrazione massa”? W la libertà, W la democrazia!

Ma a pensarci ben qualcosa di strano c'è. Giornali e tv grondano tutti delle stesse notizie: in primis, una sana dose di terrorismo internazionale, quello non manca mai sulla tavola di ogni uomo che si rispetti, attentati sventati all'ultimo secondo da un intelligence sempre più intelligence; si passa poi ai simpatici botta e risposta dei parlamentari di casa nostra, che tra vestiti alla moda e sorrisi che nulla hanno da invidiare ai divi holliwodiani, si contendono il governo del paese di pulcinella; non dimentichiamo poi gli appassionanti gialli dell'estate, le madri che uccidono i figli, i figli le madri, i mariti le mogli, giovani donne massacrate ancora in cerca del loro assassino, e giornalisti in erba che insaporiscono il tutto con domande da giornale scandalistico ai familiari delle vittime, un cult; e infine, per rilassare gli animi inquieti della brava gente, un po' di meritato gossip: veline, calciatori, pop star, attori, regnanti, uomini celebri di ogni sorta che si sposano, si tradiscono, si lasciano, o semplicemente lanciano una nuova moda. E poi? E poi basta. Cos'altro c'è degno di nota?

Eppure a volte qualcosa in più da raccontare ci sarebbe.

Si potrebbe spendere qualche parola in più sulla politica estera e sulla politica italiana, quella vera però, non quella di facciata, da copertina. Si potrebbe parlare più a lungo e con minor tendenziosità di ciò che succede negli altri paesi e di ciò che succede realmente nel nostro.

Lo scorso 8 settembre, ad esempio, migliaia di persone sono scese nelle maggiori piazze italiane per gridare il proprio dissenso verso una politica che sempre meno rappresenta il popolo degli elettori, quelle migliaia di persone però, sono state liquidate in servizi che tutto ciò che mostravano era lo sdegno di uomini “onorevoli” attaccati nella loro etica professionale. Scarsi i commenti sulla partecipazione di personaggi esimi della cultura italiana, sulla varietà e l'importanza dei temi dibattuti, sul fatto che per la prima volta con la complicità della rete migliaia di persone si sono riunite in piazza per far sentire la propria voce al di là di ogni bandiera, innumerevoli, al contrario, quelli su una presunta offesa “alla memoria” compiuta da un popolo di facinorosi.

Distrazione di massa significa distogliere l'attenzione della gente da un fatto accaduto, spogliarlo della propria importanza, o semplicemente rivestirlo di una realtà distorta, accantonarlo in un angolo, e aspettare che prima o poi sia dimenticato. Distrazione di massa è ciò che succede quotidianamente per mezzo dei grandi canali di informazione, ogni qualvolta accade qualcosa che si ritiene non sia di particolare “interesse pubblico”, o almeno non alla pari dell'ultima tendenza in fatto di locali, abiti e accessori alla moda.

Nonostante tutto le vie di fuga esistono ancora: esiste la rete, almeno quella parte di rete che ancora non ha chinato il capo sotto l'ala protettrice dei potenti, ed esistono le piccole voci come la nostra, che insieme ad altre e altre ancora si uniscono al coro di chi rivendica la propria esistenza di cittadino capace di intendere e di volere. Sembrerà strano ai venerati direttori di telegiornale, ma esiste ancora chi ha voglia di sentirsi parte attiva di questa grande democrazia italiana, di chi ha voglia di parlare oltre che di ascoltare, perché come cantava Gaber: “libertà è partecipazione” e noi vogliamo partecipare.

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