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Scritto da nel Numero 26 - 16 Ottobre 2007, Scienza | 0 commenti

Quei sassi primordiali

Già nel '600 gli astronomi si erano resi conto che tra le orbite di Marte e Giove esisteva un grande spazio vuoto. Di fronte a quell' abisso cosmico prese forza fra la comunità scientifica l' idea che da quelle parti dovesse trovarsi un pianeta non ancora identificato.

Cominciò così una grande battuta di caccia spaziale, che si sarebbe conclusa nel 1801, quando a Palermo l' astronomo italiano Giuseppe Piazzi scoprì nella zona un piccolo corpo celeste che lo scienziato battezzò Cerere, in onore della dea siciliana delle messi. All' inizio Piazzi pensò di avere individuato una nuova cometa, ma successivi calcoli sull' orbita esclusero questa possibilità. Considerate le sue dimensioni, ha un diametro di circa 950 chilometri, apparve chiaro che Cerere non poteva essere il pianeta mancante all' appello. Il pianetino ebbe comunque il privilegio di essere il numero uno di una nuova grande famiglia di oggetti celesti: gli asteroidi. In effetti se la caccia al pianeta non aveva dato gli esiti sperati, quella all' asteroide riservò moltissime soddisfazioni, sia agli astronomi di professione che ai dilettanti. Alla fine dell' ottocento erano già stati scoperte diverse centinaia di pianetini, mentre nel corso del XX° secolo si è arrivati a oltre 10.000 oggetti catalogati. Per molto tempo gli asteroidi sono stati considerati i resti dell' ipotetico pianeta mancante andato in frantumi, ma nel corso del secolo scorso si è andata affermando l' ipotesi che i pianetini siano frammenti della nebulosa primordiale che non sono riusciti ad aggregarsi per formare un oggetto di dimensioni planetarie. Qualunque sia la loro origine si tratta comunque di corpi celesti molto antichi, particolarmente interessanti da studiare per comprendere le origini del nostro Sistema solare.

Come per le comete, anche per i pianetini sono state avanzate ipotesi sul loro possibile ruolo nella comparsa della vita sulla Terra. Secondo queste teorie, gli asteroidi avrebbero portato sul nostro pianeta composti organici elementari dai quali si sarebbe, poi, sviluppata l'intera catena biologica. Queste sostanze avrebbero tranquillamente viaggiato nello spazio all'interno degli asteroidi, protetti dalle radiazioni solari e si sarebbero conservate intatte fino all' arrivo sulla Terra.

Nel loro cammino gli asteroidi si trovano ad incrociare periodicamente le orbite dei pianeti interni del Sistema solare, Mercurio Venere, Terra e Marte, con i quali nel passato sono

entrati ripetutamente in collisione

Guardando alle problematiche che ci interessano più da vicino, quello di essere centrato da un proiettile cosmico è un rischio che il nostro pianeta corre anche per il futuro. Lo sviluppo delle tecniche di osservazione del cielo ha permesso di individuare alcuni asteroidi che potrebbero collidere con la Terra. Il più recente, un gigantesco masso del diametro di ottocento metri è stato scoperto nella primavera dello scorso anno e, in linea teorica, potrebbe colpire il nostro pianeta il prossimo 21 giugno 2008.

Prima di aprire gli ombrelli, possiamo comunque ricorrere al conforto della statistica, le probabilità di assistere molto da vicino alla clamorosa bocciata sono una su sei milioni.

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