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Scritto da nel Numero 39 - 16 Maggio 2008, Politica | 9 commenti

Nascita e morte della Silvio's way of life

Il freno dei consumi stoppa la propaganda berlusconiana. Che si adegua di conseguenza.

 

Nella sua opera “Propaganda” del 1928, il nipote americano di Sigmund Freud, Edward Bernays, da molti riconosciuto come “il padre delle pubbliche relazioni” e, si dice, ispiratore del ministro nazista Joseph Goebbels, descriveva le condizioni ritenute necessarie a una corretta “ingegneria del consenso” presso l’opinione pubblica, altro tema da lui trattato in seguito. Come uomo d’affari, Bernays lavorava indistintamente per grandi personaggi politici, possenti multinazionali o più modesti comitati e associazioni. Negli anni ’20, per rendere più gradevole agli Stati Uniti la persona del presidente Calvin Coolidge, accusato di modi bruschi e di non ridere mai, Bernays organizzò un party alla Casa Bianca invitando i più celebri divi del cinema dell’epoca: sarebbe divenuta una prova della bonarietà del Presidente, e l’evento fece scuola di massmediologia. Nel 1929, per una campagna commissionata dalla Lucky Strike, Bernays mise in piedi una finta parata di femministe che per la prima volta avrebbero acceso sigarette in pubblico, e spezzato un tabù. Da allora la disciplina della propaganda politica non si è che raffinata.

Tornando alla creazione del consenso, secondo Bernays essa richiede necessariamente un lavoro preparatorio, che apra la strada al prodotto – un personaggio, un bene di consumo, un’idea – da iniziare a vendersi solo in un secondo momento. Poniamo l’esempio di un agente che lavori per una multinazionale dell’editoria, e che voglia vendere più libri (è un esempio idealista). Il nostro agente non inizierà il suo lavoro promuovendo i libri, ma lavorerà con altre aziende per incrementare il consumo delle librerie. Quando le case saranno piene di scaffali vuoti, il pubblico sarà costretto a comprare libri per riempirle. Non sono in pochi gli osservatori che in passato hanno giustamente notato quanto l’intero stile di vita proposto dai primi anni delle tv generaliste berlusconiane si sia rivelato in seguito straordinariamente coerente al personaggio politico nel quale il presidente di Fininvest, lo stesso Berlusconi, si sarebbe di lì a pochi anni trasformato. Il mito del business man a tutti i costi, molto legato al contante facile e poco annoiato dalle problematiche etiche, si intravedeva nell’epoca del Drive In, contenitore/libreria indispensabile perché il grande pubblico desiderasse poi i libri, o meglio:  il successo, il denaro, le automobili grandi, i giubbotti di marca, le ragazzette mezze nude e un Presidente del Consiglio capace di vincere

la Coppa dei Campioni. Era quella la vera epoca dell’ottimismo: volete tutto questo, chiedeva la tv ai vari ragionier Fantozzi? Potete averlo, potete comprarlo: era un cambiamento di gigantesca portata in un’Italia che fino a poco tempo prima era stata contadina. Silvio Berlusconi, self made man al massimo per metà, possedeva tuttavia abbastanza aneddoti per far credere che la sua intera fortuna si generasse da un’industriosa attività cabarettistica, unita a un ineguagliabile sesto senso per gli affari. Tanto bastò perché il Paese abbia visto in lui l’incarnazione ex machina di quel medesimo stile di vita che Berlusconi stesso aveva sapientemente incoraggiato in oltre una decade di propaganda mediatica.

Non dovremmo tuttavia stupirci se la strategia del Cavaliere, di qui a poco, dovesse cambiare. Di fronte a una fase economica di brusco rallentamento, che è globale e ben indifferente alle nostre  vicende nazionali, a partire dalle ultime elezioni politiche sono già comparsi, sui nostri telegiornali, nostalgici scorci di famiglie italiane che, come negli anni ’50, si arrangiano a comprare la verdura al mercato o a portarsi la pastasciutta in spiaggia. Ahinoi! È l’ultimo rantolo del rimpianto “pane e figa per tutti”; il pubblico, prima ancora dell’elettorato, berlusconiano potrebbe improvvisamente lasciarsi conquistare dalla nuova moda della vita a costo zero e del ritorno alla modestia, magra necessità prima che onorabile virtù per un numero sempre crescente di nuclei familiari.  Che la freni il Governo, se può, questa crisi; se ciò fosse impossibile, un quarto del paese conserverebbe intatti i propri privilegi e il proprio style of life, quand’anche stucchevole, per il mantenimento dei quali ha per l’appunto votato il centro-destra; il resto, la maggioranza, finirebbe pian piano per dimenticarsi di quella carota che gli era stata sventolata davanti al muso, e in nome della quale, talvolta anche da parte della stessa opposizione, è stata favorita in qualche modo l’ascesa di una certa classe dirigente e di una certa cultura.

9 Commenti

  1. cara Valentina,
    le tue analisi politiche attraverso i media sono davvero inetressanti, originali e fortunatamente lontane dal giornalismo mainstream..quello che azzardi in questo articolo è molto forte..un cambiamento di rotta, un ritorno al nazionalismo nostalgico e quasi autarchico..se però mi è chiaro come il drive in abbia favorito l'emergede di uno certo stile di vita (e anche di valori, se vogliao chiamarli così) mi è invece meno chiaro quali saranno i mezzi attraverso cui si potrebbe riportare gli italiani alla ricerca di una vita più modesta, meno ambiziosa e consumista..certamente il canale non sarà “amici” di Maria Defilippi..cosa allora?

  2. Beh probabilmente qualcosa di ugualmente smaccato, ma dai contenuti diversi… più che altro se il petrolio arriva a 2 euro al litro la gente non c'avrà più 'na lira!! Comunque inizia a fare caso, se in Tv vedi qualche nuova tendenza verso una nuova austerità di stampo post-francescano…

  3. io dico che questa crisi deve solo servirci a ritrovare uno stile di vita piu sobrio e modesto e a rifiutare un modello di vita ostentoso e falso in cui non so quanti italiani si rispecchino… forse troppi… o spero non tanti. Viva la crisi che ci fa ripigliare e risvegliare a tutti!! Grazie Silvio

  4. Ciao Valentina
    vedo difficile il ritorno ad una vita più modesta, se non perché dettata dalla reale impossibilità ad acquistare, ed ancora più lontana la possibilità che una vita più parsimoniosa possa divenire una moda. Forse solo il tempo eh aimè il perdurare di questa crisi potrà modificare i comportamenti delle persone. Sarebbe interessante cogliere i primi segnali di un cambiamento reale dettato da una forte e reale presa di coscienza piuttosto che da un limite.

  5. in realtà la poltica del nuovo governo, che vede in tremonti il vero (e forse unico) intellettuale ideologico, ha una forte impronta protezionista..è curioso come a questa tendenza tipica dell destra italiana si affianchino degli stili di vita professati e sponsorizzati da fonti ideologicamente opposte..ad esempio report, nel discutere il problema ambientale derivante dal commercio alimentare, concludeva inivitando i consumatori a privilegiare forme di consumo a Km 0: consumo di prodotti coltivati nelle terre limitrofe (per diminuire i costi di trasporto) e diminuzione di consumi di frutta fuori stagione e qundi, o coltivata in serra, o importata da lontano…
    diverse sono le forme attraverso cui la nazionalità ritrovata potrebbe manifestarsi

  6. Valentina, per caso tuo padre si chiama Nerio e ha i capelli rossi?scherzi a parte, temo che il ritorno ad una vita modesta non si colleghi ad iniziative come Km 0 o tutte quelle riconducibili ad una sorta di richiamo della terra (anche questa è cultura ed il buon Silvio se ne tiene ben lontano), ma piuttosto una rinuncia a tutte i beni non necessari a cui ci eravamo abituati…daltronde il modello occidentale/silviesco ha già vinto la sua sfida e non avendo modelli diversi con cui scontrarsi può toglierci quello che ci ha dato!

  7. oppalà!!!
    Valentina ha fatto bingo..ieri la repubblica intitolava “Tremonti invita le famiglie a risparmiare su consumi e bollette”..ma non era proporio del governo berlusconi la pubblicità prgresso del tipo che faceva la spesa e tutti lo ringraziavano perchè in questo modo faceva girare l'economia????

  8. Dott.ssa Soluri
    spero che il suo ottimismo appassionato sia anche contagioso. putroppo temo che pochi si renderanno conto della scomparsa della carota di oggi prima che gli sia messa davanti quella di domani.
    è mio parere che il suo articolo, profondamente stimabile per lo spirito che ne sta alla base, tenda purtroppo alla grossolana generzlizzazione. vorrei essere io in condizione di mostrarle nel dettaglio da dove deriva questa mia convinzione. purtroppo posso solo darele alcuni spunti per successivi approfondimenti.
    in primis dal suo articolo traspare un figura di Berlusconi come “mente” che ha diretto negli ultimi 30 anni l'intera società italiana con il fine di prenderne il controllo. non posso che contestare una simile convinzione, in quanto ritengo che la situazione attuale derivi da un complesso di cause che difficilmente un uomo solo avrebbe potuto governare. io ritengo invece che vi siano, in Italia come nel resto del mondo, dei potentati economici, lobbies, che hanno l'interesse ed i mezzi per indirizzare le masse. di questi apparati il Sig. Berlusconi non è altro che la puta, visibile, dell'icberg. la maggior parte di queste sono organizzazioni legali e riconosciute, anche se non pubblicizzate. altre invece si collocano in zone più oscure. di queste ultime ne ricordo una: la loggia P2, di cui era membro anche Berlusconi. (http://it.wikipedia.org/wiki/P2) di questa loggia, il cui programma sta finendo di essere attuato proprio in questi giorni, Berlusoni non era che uno degli strumenti. Ricordo una sua frase del '94, di cui però non ho i riferimenti quindi la riporto “con beneficio di inventario”, quando disse “dopo mani pulite si è creato un vuoto che nessuno ha voluto occupare, sono stato costretto a farlo io”. personalmente non la leggo come la solita spavalderia, ma come un sincero rammarico. lui sapeva bene che il suo ruolo era un altro.
    la disinformazione, di cui il suo gruppo è certamente primo artefice, non si arresta però con lui. ormai non esiste più giornale o altro disposto ad andare contro questi potentati. le eccezzioni sono più uniche che rare. un esempio di disinformazione sui più potenti gruppi economici riguarda le banche. lei sa ad esempio a chi appartiene la Banca d'Italia? io credevo che fosse dello stato italiano, ma purtroppo mi sbagliavo e devo ammettere di non aver voluto accettare la verità fino a pochi mesi fa, quando ho trovato i collegamenti al sito della banca stessa, dove solo da poco sono stati inseriti qusti dati. (http://www.bancaditalia.it/bancomonete
    /signoraggio)
    (http://www.bancaditalia.it/bancaditalia
    /funzgov/gov/partecipanti)
    cosa si evince da queste pagine? che la Banca d'Italia è una società a capitale privato posseduto dalle banche private. la Banca d'Italia ha il ruolo di controllare il mercato e la moneta del paese. e chi lo fa? non un nostro delegato, besì un rappresentante degli interessi delle banche private (non ce ne sono altre ormai). la stessa Banca Centrale Europea è una società di capitali, i cui capitali sono in mano alle banche centrali degli stati aloro volta private, come la nostra. la discussione delle implicazioni di questa struttura non possono trovare spazio in questo momento, ma spero che l'esempio seva a dare la dimensione di quello che è un fenomeno molto più ampio del piccolo (facile battuta: in tutti i sensi) Berlusconi. le ricordo che quando andò al governo la prima volta le sue aziende avevano debiti stratosferici con le banche. le prime a godere del suo successo sono state loro, non lui.
    per quanto riguarda invece il lato più sociologico, il “life-style” imposto dalla televisione è facilmente riconoscibile come un prodotto d'importazione americana, al quale Berlusconi si è adattato più che crearlo. un prodotto che tra l'altro ben si adattava alla voglia sempre italiana di avere molto facendo poco.
    purtroppo mi manca il tempo per continuare, quindi sono costretto ad interrompere. parlando tanto di Berlusconi mi sembra appropriato concludere con una barzelletta che mi è tornata in mente scrivendo di italiani sfaticati: lo sa perchè gli italiani sono più bassi degli altri europei? perchè da piccoli la mamma gli dice che quando crescono devono lavorare!
    un saluto

  9. Salve Arturo e grazie del suo commento. Sì, sono anch'io d'accordo che Berlusconi sia, come dice, “la punta dell'iceberg”; non credo affatto, tuttavia, che Berlusconi possa essere definito un fantoccio, nè qualcuno che sia stato inconsapevolmente manovrato da personaggi e lobby più potenti di lui. Diciamo pure che la sua disponibilità a “metterci la faccia” lo può avere reso un buon candidato a portare avanti gli interessi di alcuni: ma non mi sembra realistica la possibilità che lo stesso Berlusconi non sia stato, in tutti questi anni, perfettamente consapevole di quale operazione stava portando avanti. Nel momento in cui ciascuno di noi può leggere su Internet cosa sia stato il “Piano di rinascita democratica”, e vederlo oggi drammaticamente attuato, non posso credere che un iscritto illustre alla P2 come Berlusconi, poi diventato 4 volte Presidente del Consiglio, abbia potuto agire nell'ignoranza di quale fosse la direzione politica verso cui procedevano la sua carriera e i suoi affari.
    Un saluto, Valentina
    ps. Ottimista appassionata? Io?? :)

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