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Scritto da nel Numero 49 - 1 Novembre 2008, Viaggi | 1 commento

Gorizia

“O Gorizia tu sei maledetta” cantava una vecchia canzone, città simbolo di guerra. Ora invece città di pace e di segno visibile del crollo delle frontiere europee.
Ma consentitemi di partire dalla mia fanciullezza quando leggevo di Gorizia, la città divisa da un muro come Berlino colpiva la mia fantasia.
Al punto che un giorno del 1977 tirai giù dal letto mia moglie alle cinque del mattino per andare in treno finalmente a vedere questo famoso confine.
Arrivati sul posto un bus ci portò all'estrema periferia dove effettivamente l'imponente stazione di Monte Santo, con una grande stella rossa, era al di là di una cancellata che segnava il confine fra est e ovest, al di qua, sbiadita, l'insegna di una gelateria manifestamente uccisa dal blocco del passaggio delle persone dirette ai treni, quindi in serata ritornammo a casa a Bologna.
L'anno dopo con il camper passammo la frontiera (alla dogana molto lontana dalla piazza) e così potemmo vedere la stazione da vicino e il confine dall'altra parte.
Parlo di trenta anni fa: non potevo assolutamente immaginare quello che avrei visto nella vita.
Nel 1990 ritornai col camper e i figli bambini: questa volta il muro di Berlino era già crollato ed eravamo di ritorno dalla porta di Brandeburgo libera da quello scempio, quindi io proclamai solennemente: “Verrà il giorno che anche questo confine crollerà! Quel giorno fate un memore pensiero a vostro padre”
Ma la storia è andata fortunatamente più veloce della mia vita: nel 2004 la Slovenia è entrata nell'Unione europea e quel giorno il confine fu abbattuto e sostituito da alcuni cartelli (e da una saltuaria presenza di un'auto della polizia) che avvertivano che attraversare la piazza comportava l'espatrio illegale, la novità era che tutti potevano usare i varchi, anche quelli una volta riservati ai residenti, e quindi il posto di frontiera si avvicinò di molto. E nel 2008 con l'ingresso della Slovenia in Schengen tutto è svanito: spariti i cartelli la piazza è diventata una piazza qualunque che tutti attraversano a passeggio, valicando quasi inavvertitamente la riga per terra che segna il confine, nella parte italiana è nato un hotel, collocazione “naturale” di fronte alla stazione, dove un piccolo e ordinato museo conserva memoria della sanguinosa storia passata e anche la stella rossa ormai in pensione!
L'emozione di attraversare liberamente pochi metri una volta invalicabili è stata una delle più forti della mia vita! Nessun problema neppure con i soldi: dal 2007 l'euro è la moneta ufficiale slovena.
Solo la gelateria non ha riaperto: l'insegna, sempre più sbiadita, rimane su una palazzina di civile abitazione.

1 Commento

  1. bell'articolo. Non sapevo che Gorizia fosse divisa a metà da un muro… i confini del Nord Italia mi affascinano molto. Sono un microcosmo separato dal resto del territorio. Cultura slava ad est, germanica nel centro e francese ad ovest. Io vengo dall'altro confine. Pantelleria, la mia isola, infatti dista solo pochi chilometri dal confine marino con la Tunisia, eppure lì, non è possibile trovare quel misto di culture e lingue diverse che ci sono nel Nord. Nella nostra cultura ovviamente sono presenti tantissimi elementi della cultura araba, ma comunque il distacco è molto più demarcato. Spesso la gente non ha la consepevolezza dell'eredità lasciataci dagli arabi. Non c'è bisogno di muri, lì il mare e il fanatismo degli spagnoli sono stati un muro sufficentemente alto. Invece al Nord è differente e nel contesto del mondo uniculturale italiano pensare a tanta ricchezza culturale disposta lungo i confini mi piace molto.

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