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Scritto da nel Bologna, Numero 60 - 1 Giugno 2009 | 0 commenti

L'università di Bologna ha un nuovo Magnifico Rettore

Nei tempi antichi, agli albori del nostro ateneo, notoriamente il più antico del mondo, il rettore era uno studente, scelto dagli studenti: i professori infatti insegnavano nelle loro case e gli studenti pagavano il loro stipendio: sarei curioso di vedere come andrebbero le cose oggi con questo sistema!
In anni più recenti il rettore era nominato dal governo, dal dopoguerra eletto dai docenti di ruolo una volta pochissimi (poche centinaia), dopo il 1980 i numeri sono diventati dell'ordine delle migliaia.
Questa volta si trattava di sostituire il prof. Calzolari, il primo rettore in coppia con un prorettore non massoni per la prima volta nel dopoguerra. Intendiamoci il mio non è un giudizio negativo sui massoni: ricordo il degnissimo pro rettore prof. Ottavio Barnabei (ai tempi del rettore prof. Rizzoli) e lo straordinario rettore prof. Fabio Roversi Monaco, ma una semplice constatatazione storica.
La lotta è stata affollattissima: ben sette candidati si son presentati al nastro di partenza. I primi tre (Barbiroli, Grandi, Sassatelli) si sono ritirati dopo il primo turno. Al secondo turno è caduto il giovane preside di Agraria prof. Andrea Segrè: i suoi 400 voti, fra i quali il mio, non sono stati sufficienti. Ha resisistito fino al terzo il prof. Dario Braga, chimico, anche lui con un programma che potremmo definire innovativo, che ha raccolto oltre seicenti voti.
Potremmo dire che l'area “giovane” è stata penalizzata dall'avere due candidati, i novecento voti raccolti divisi in due hanno fatto si che il ballottaggio si sia svolto fra il prof. Giorgio Cantelli Forti, tossicologo e il latinista prof. Ivano Dionigi.
Entrambi hanno avuto esperienze politiche (assessore alla sanità del sindaco Guazzoloca il primo, consigliere comunale di centrosinistra il secondo) e possiedono lunghi curriculum accademici.
Il primo, al secondo tentativo dopo aver invano conteso il podio al prof. Calzolari nel passato, sottolineava fortemente la necessità di una rottura con gli anni dell'attuale rettore e, si dice, avrebbe rappresentato un ritorno della massoneria ai vertici dell'ateneo.
Il secondo, dall'alto del suo culto per gli scrittori antichi (in particolare Lucrezio), con un occhio di riguardo però anche all'ambiente scientifico moderno, prometteva una gestione equilibrata dell'incasinata galassia che è il nostro ateneo.
Questo impegno è stato confermato nelle poche parole di ringraziamento nelle quali ha auspicato un rasserenamento del clima, nuove regole più semplici per l'elezione e un rettore che frequenti di più biblioteche e laboratori, non rimanendo arroccato in via Zamboni.
Ora l'Alma Mater Studiorum ha scelto e sono certo che la sera del 28 maggio Giove, Giunone e tutti gli dei si sono associati all'applauso e al brindisi ringraziando Minerva per aver ispirato agli elettori una così augusta scelta.

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