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Scritto da nel Numero 69 - 1 Maggio 2010, Scienza | 0 commenti

Fra mare, terra e cielo

Dai fondali della Sardegna ai laboratori di fisica nucleare del Gran Sasso, è il viaggio compiuto da un carico di piombo purissimo ripescato dal relitto di una nave romana affondata venti secoli fa a un miglio dalla costa dell'isola di Mal di Ventre.
Invece che in una domus capitolina, i lingotti, una volta fusi, verranno utilizzati per schermare i sensibili strumenti del centro di ricerca che hanno il difficile compito di scovare una delle prede più sfuggenti del cosmo: i neutrini.
Queste particelle hanno una massa infinitesimale (che non è ancora stato possibile misurare) e sono privi di carica elettrica. Con simili caratteristiche i neutrini, termine coniato da Enrico Fermi, non interagiscono quasi mai con la materia, possono passare tranquillamente attraverso una montagna.
Il Sole, come le altre stelle, è una formidabile sorgente di neutrini. Le particelle vengono emesse a miliardi nel nucleo durante le reazioni termonucleari che producono l'energia e irradiate nello spazio.
Dopo un breve viaggio una pioggia di neutrini raggiunge anche il nostro pianeta, ogni secondo tutti gli esseri viventi vengono attraversati da miliardi di queste particelle.
Sulla Terra arrivano anche neutrini provenienti da regioni remote del cosmo. Sono quelli generati dalle esplosioni di supernovae. Nel 1987 grazie a una di queste catastrofi cosmiche, avvenuta nella grande nube di Magellano, sono stati intercettati per la prima volta una ventina di neutrini di provenienza extragalattica.
Il primo tentativo di cattura risale al 1966, quando in una miniera d'oro esaurita del Sud Dakota venne costruito un rivelatore composto da una cisterna contenente 450.000 litri di una soluzione a base di cloro.
Per tentare di individuare questi bolidi imprendibili durante la loro folle corsa, gli strumenti devono essere installati in un ambiente che non sia contaminato dalla presenza di flussi di altre particelle.
Ecco perchè i rivelatori di neutrini vengono costruiti nelle viscere della Terra, i laboratori dell'Istituto di Fisica Nucleare del Gran Sasso si trovano 1.400 metri sotto la cima della montagna, e il piombo antico ripescato in Sardegna si è rivelato così prezioso.
Chissà come avrebbero reagito, duemila anni fa, i proprietari del carico di quella nave, se una sibilla avesse predetto dove sarebbero andati a finire i loro lingotti.

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